Testo di Gualtiero Spotti
Foto di Benedetta Bassanelli
Peter Pan vive e lotta insieme a noi. Ma non, come in molti possono pensare, nella memoria collettiva che riporta alla ben nota favola disneyana o all’opera teatrale sicuramente meno conosciuta dello scrittore inglese James Matthew Barrie, che ha dato forma al personaggio del bambino che non vuole crescere nel lontano 1902. Più sorprendentemente, Peter Pan nasce a Bolzano, frequenta il lago di Garda, è un istruttore di karate e kendo aikido e, invece di aver a che far con Capitan Uncino e Trilli, si trova più che altro a dover contrastare la mosca dell’olio, anche se a voler essere pignoli le fattezze della fata e compagna di avventure Campanellino sono più o meno quelle di un insetto.
Insomma, le coincidenze e relazioni non sono davvero poche e, tra l’altro, lasciano spazio a piacevoli suggestioni oltre a qualche piccola preoccupazione. Per dirne una, in tempi di lockdown la trasferta del sottoscritto in un’altra regione ha rischiato di trasformarsi in un fantozziano tentativo, nel caso di un controllo da parte delle forze dell’ordine, di dover giustificare lo spostamento per l’incontro con un fantomatico Peter Pan! E il conseguente rischio di essere trasportato di peso in questura per più approfonditi accertamenti. Ma, per fortuna, tutto questo, non si è avverato.
Peter Pan, sessant’anni da compiere, ma portati come un ragazzino, ci ha accolti in compagnia del figlio Simon nella casa che domina sei ettari di ulivo nella campagna tra Bussolengo e Verona. E ci ha raccontato una storia iniziata ben 35 anni fa, fatta di un profondo legame con i prodotti della terra, sin da quando Peter compra un terreno agricolo in provincia di Ferrara e inizia a coltivare pere, mele, susine, pesche e molte altre primizie. Una attività svolta sino al 1999, quando, per ragioni principalmente legate a differenti logiche di mercato e di produzione, decide di vendere gli appezzamenti di frutta e di rilevare un terreno alle porte di Verona.
Un campo prevalentemente boschivo che, nel biennio 1999/2000 viene trasformato in uliveto con la piantagione di alberi di sei diverse varietà. Per la raccolta però bisogna attendere, e così passano una decina di anni prima che si possa arrivare alla prima spremitura del Paneolio e al nome che genialmente racchiude sia l’essenza della proprietà familiare che quello che può essere considerato come lo sfizio primario da gastronomo a tavola, con l’assaggio di un olio delicatamente versato su una fetta di pane. Nei campi di Peter crescono la taggiasca, la coratina e il leccino, tra gli altri, ma qui non si lavora su bottiglie monovarietali.
Le tre diverse etichette dell’azienda sono tutte blend che evidenziano peculiarità dettate dalle caratteristiche del singolo frutto o della raccolta che può essere anche un po’ tardiva. Un esempio? Il leccino raccolto quest’anno verso il 4 ottobre ha profumi marcati ed è più amaro, con molti polifenoli, mentre se si aspetta verso la fine del mese si raccolgono varietà più mature che però conferiscono una maggiore leggerezza all’olio. L’apporto del figlio Simon, che di professione è agronomo, è in questo caso fondamentale nel dettare i tempi giusti e nel capire quando è arrivato il momento di portare le olive nel frantoio a pochi chilometri dall’azienda per la spremitura. La produzione di Peter Pan nel giro di un decennio si è fatta notare non poco, aggiudicandosi premi e considerazione da parte degli addetti ai lavori, non ultimi i cuochi, spesso altoatesini come nel caso di Andrea Irsara che lo utilizza al ristorante del Gran Ander in Val Badia.
Il mercato – vista anche la quantità che raggiunge le circa 10mila bottiglie – è geograficamente legato alle origini della famiglia e quindi guarda con attenzione al Sud Tirolo che si aggiudica almeno la metà dell’olio prodotto. Il resto finisce perlopiù sui mercati esteri, tra Svezia, Svizzera e Germania. “Perché sai quello che accade di solito?” ci dice Peter, “i turisti del Nord Europa che frequentano l’area del Garda o le montagne delle Dolomiti e provano al ristorante il nostro olio poi finiscono per ordinarlo direttamente da noi. Così funziona abbastanza bene la vendita diretta a privati e spediamo le confezioni e le bottiglie in diversi paesi”.
Paneolio
Azienda Agricola Ca’ Crespana
Strada Bresciana, 61
San Massimo (VR)