Testo di Isabelle Grabau
Foto cortesia di Tenuta Muscazega
Piove, fa freddo e siamo in lockdown. Meno male che c’è il vino! Qualche giorno fa ricevo dei campioni di vino da degustare di Muscazega, una cantina sarda, faccio il mio video “unboxing”, che va tanto di moda su Instagram, riguardo il video prima di postarlo e mi accorgo di 3 cose:
- Le etichette sono bellissime
- Niente Cannonau ma c’è del Nebbiolo…Sardo?
- È possibile che mi accorga di questi particolari attraverso un video? OMG, pessima.
Lascio quindi il telefono (quasi imbarazzata da me stessa) e inizio a osservare le bottiglie, toccarle e immaginare il racconto che potrebbe esserci dietro. Cerco informazioni e il numero di telefono dell’azienda, smetto di immaginare e rintraccio la proprietaria, Laura Carmina, per farmi raccontare la sua storia e soprattutto: cosa ci fa il Nebbiolo in Sardegna?
La Tenuta Muscazega (“mosca cieca” in sardo), 40 ettari di cui 3 vitati, si trova nell’alta Gallura, poco distante da Luras, un piccolo comune di 2400 anime in provincia di Sassari, a 500 m sul livello del mare. Una terra piena di storia tra siti archeologici e olivastri millenari – il S’ozzastru, l’olivastro più vecchio del territorio, pare che abbia tra i 3000 e i 4000 anni, con una circonferenza del tronco di 12 metri – dove sembra essersi fermato il tempo.
Ebbene sì, solamente qui è autorizzata una piccola produzione di Nebbiolo IGT, ed è un’antica tradizione che è insita nelle radici della storia italiana. Siamo nell’800, il Generale La Marmora, al soldo dei Savoia, andò a visitare la Sardegna da sud a nord per studiarne il territorio, la gente, l’economia, gli usi e i costumi e per identificare le eventuali analogie con il Piemonte. Una volta arrivato in alta Gallura, il generale rimase affascinato dalla bellezza del territorio e capì che i terreni della zona “avevano le caratteristiche peculiari più proprie per la coltivazione del Nebiolo”, così veniva chiamato all’epoca. Dopo qualche tempo, anche i soldati piemontesi, ormai innamorati del territorio e delle donne sarde, diventati effettivamente residenti, iniziarono a coltivare le proprie piccole vigne.
Un vitigno abituato a morbidi terroir argillosi trasportato, circa 200 anni fa, in un luogo ventoso, secco e con un terreno granitico, eppure, ancor di più oggi, in grado di regalare affascinanti nuances e un carattere deciso, ed è simbolo di fierezza e competizione tra i piccoli pastori e i proprietari terrieri del Luras (alcuni centenari tra l’altro, quindi farà anche bene!).
Laura, come sei arrivata a Muscazega o forse, come è arrivata Muscazega nella tua vita?
“È una storia di gioventù e di amore appassionato: innamorata di un bellissimo ragazzo Sardo-Piemontese (da cui ho preso la cultura del vino del Nord Italia), ho conosciuto la Sardegna ed è stato un colpo di fulmine. Vedendo la Tenuta, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata il forte desiderio di voler vivere lì, di aprire le finestre e avere le vigne davanti a me, circondata dai muretti a secco e dai meravigliosi Colli del Limbara. Purtroppo, poi il grande amore è finito…”.
E poi? (Ero curiosissima a quel punto)
“La mia voglia di creare non mi ha fermata, ho iniziato a dipingere per qualche anno, davo ricevimenti, feste, facevo mostre, ero immersa nella divertente vita mondana della Roma aristocratica di qualche annetto fa, ma c’era qualcosa che mi chiamava, che voleva giocare con me… Muscazega! (Una vera sfida!) Decisi così, da grande, 15 anni fa, di fare un altro viaggio di vita. Lasciai l’arte e trasformai l’azienda da agricola in vitivinicola, piantai il mio adorato Nebbiolo di Luras IGT dei Colli del Limbara perché era quello che chiedeva il territorio e per la sua storia così ricca. Una scommessa, una donna sola in Sardegna in mezzo a pastori che non volevano sentir parlare di avere un capo (figuratevi donna), puntando su un vitigno assolutamente sconosciuto ai più in Italia: era il mio meraviglioso sogno”.
Artista e creativa, con fierezza mi racconta che nella sua vita ha lottato e creato tanto e, le sue creazioni, quadri e vino, sono come quei figli che non ha mai avuto. L’amore e la passione le facevano dipingere quel genere di quadri dove le impressioni vengono buttate su una tela, con grandi “pennellate d’istinto”, una pittura immediata e materica, piena di colore, emozioni e sfumature.
Oggi Laura produce 4 vini, poche bottiglie, le etichette sono i suoi quadri più belli e vive quasi tutto l’anno nella sua Tenuta. Si sveglia la mattina con le vigne davanti alla sua finestra, felice.
Le 4 etichette dell’azienda raccontano con delicatezza i dettagli di quel territorio magico:
Il Vermentino Docg di Gallura Superiore (ma non vendemmia tardiva) si chiama Nughes, come un antico ponticello di granito chiamato Ponte E’Nughes, si dice di origine romana, che porta a Nuchis, bellissimo villaggio sardo vicino alla tenuta verso il mare. L’etichetta raffigura il tramonto sul mare del nord della Sardegna con le sue sfumature tenui e fresche a volte, estive e luminose altre, in fondo il mare.
Il Rosato di Nebbiolo Muscazega, l’ultimo nato, sempre perché non si rinuncia mai a scommesse e creatività, è un rosato di nebbiolo 100% con una velocissima macerazione sulle bucce, di colore topazio-rosato, sicuramente poco comune ma già apprezzatissimo. Ha un’etichetta fresca e pura come il suo contenuto, un quadro che raffigura l’acqua turchese che sgorga dal granito, un granito che quasi non si vede e che gioca a mosca cieca con l’acqua.
Il Nebbiolo in acciaio, Disizu, che vuol dire “desiderio” in sardo, è un vino immediato, intenso, rosso rubino con profumi tipici della macchia mediterranea, rotondo e fresco. “Un vino da tutti i giorni” mi racconta Laura, con un’etichetta meravigliosamente rossa, il rosso del tramonto dalla sua tenuta, con una riga nera, i muretti a secco, ma anche il rouge et noire delle storie d’amore più passionali.
E poi il Lunas, il Nebbiolo che fa legno, da meditazione, concepito come vino più intenso, avvolgente, vellutato e caparbio (come tutti i vini sardi in realtà puntualizza Laura). Il quadro che raffigura il Lunasvieneda una mostra che organizzò anni prima chiamata “Marmora Romana”; è marmo nero, ma è anche una galassia o le rocce della luna in penombra.
La strada che porta dalla Tenuta Muscazega al mare si chiama “Valle della Luna” e sembra di essere in un fondo marino riemerso, o in un paesaggio lunare…
E così la mia serata è passata meravigliosamente, tra ottimi sorsi di vino, purezza, arte, muretti a secco, storie di vita vissuta, mare, tramonti, paesaggi lunari e galassie… altro che Instagram!
Tenuta Muscazega è anche un Country Resort
Loc. Muscazega
07025 Luras (SS)
cantinamuscazega@gmail.com
+39 079 96 23 057
+39 349 4093119
+ 39 333 3724036
www.tenutamuscazega.it