Testo di Luca Sessa
Foto cortesia di Iodio
Le grandi città sono inevitabilmente caratterizzate dalla reputazione dei propri quartieri, da quelli turistici alle zone più “difficili”, ma la lettura di un tessuto urbano è molto più intricata di quanto si possa immaginare, perché sovente un episodio o un periodo possono condizionare la reputazione di un quartiere in modo quasi indelebile. Basterebbe la curiosità nel voler approfondire l’evoluzione (o in alcuni casi l’involuzione) di un luogo per scoprire quanta storia possa esser racchiusa in ogni angolo di una città. Vivere a Roma significa aver la possibilità di passeggiare per Trastevere o di cenare all’aperto alla Garbatella, d’ammirare le tante novità gastronomica di Prati e di apprezzare l’anima verde di altre zone limitrofe. Ma vuol dire anche imbattersi in Centocelle, nella sua nomea, nell’attuale rinascita (in alcuni ambiti), un quartiere denso di storia e aneddoti, di vicissitudini e voglia di rilanciarsi.
È la zona dell’acquedotto Alessandrino, delle eruzioni del Vulcano Albano che hanno reso il territorio una piana fertile, delle ville degli Imperatori e dei nobili dell’antica Roma. Ma è anche il quartiere al quale è stata conferita la Medaglia d’oro al Merito Civile per il contributo nella Resistenza, e il luogo attraverso nei secoli da artisti ed esploratori come Wilbur Wright che qui nel 1909 ha dato inizio alla storia dell’aviazione italiana spiccando il volo sul piano di Centocelle. Un racconto di straordinaria valenza storica, offuscato dalle difficoltà che hanno caratterizzato il territorio negli scorsi decenni, tra instabilità sociale e vicende legate alla microcriminalità locale. Centocelle significa però anche forte senso di appartenenza, quello di chi è nato e vissuto in questa zona, di chi ha scelto di restare e investire per contribuire a una rinascita che ha trovato l’ideale trampolino di lancio nella ristorazione e nella nascita di coraggiosi progetti imprenditoriali.
Una delle più recenti storie di successo in ambito gastronomico è quella di Iodio, insegna dedicata alla cucina di pesce nata 18 mesi fa dalla voglia dei fratelli Alessandro e Valerio Testa di dar vita a un ristorante che potesse rappresentare la loro idea di cucina dopo tanti anni trascorsi nelle brigate di alcune attività di rilievo di Roma e d’Italia. “La mia carriera si è sviluppata tra il Majestic di Via Veneto e la realtà del Nikki Beach a Porto Cervo in Costa Smeralda, ma non ho mai dimenticato questo quartiere. Sono cresciuto nella zona di Villa Gordiani, a pochi passi dal ristorante, e volevo costruire qui la mia prima ‘casa’ gastronomica. Ho convinto mio fratello Valerio a scommettere su questo progetto e dopo neanche due anni posso dire che siamo davvero soddisfatti” sottolinea Alessandro. Da Iodio vige una sola regola, quella della disponibilità delle materie prime: il pescato del giorno, fresco, stagionale è l’indiscusso protagonista del manifesto culinario del locale.
Cinque scelte per ogni tipologia di portata, un menu degustazione a dir poco conveniente (60 euro) e interessante, un costante dialogo con la clientela per mettere in atto una sorta di opera di divulgazione: “Non è stato semplice all’inizio far capire che alcuni piatti classici della cucina di pesce possono non esserci da noi perché il menu lo decide la disponibilità degli ingredienti, ma devo ammettere che ora siamo in perfetta sintonia con la nostra clientela, che ha accolto con entusiasmo la filosofia culinaria che seguiamo, giorno dopo giorno”. Il momento storico, di non facile interpretazione per quel che concerne i flussi della clientela, non ha interferito con un ristorante che nella bella stagione, che a Roma corrisponde a un ampio periodo di 7-8 mesi, può contare anche sullo spazio esterno. Iodio ha anche dato ad Alessandro la possibilità di cimentarsi con un nuovo ‘mestiere’, quello dell’uomo di sala, che lo sta entusiasmando: “Posso relazionarmi ogni giorno con chi ci sceglie, raccontando i piatti, le materie prime, gli abbinamenti, imparando ad intercettare gusti ed esigenze”.
Una cucina classica, rivisitata, ma in maniera non eccessiva, gourmet senza sovrastrutture è il filo conduttore dell’esperienza da Iodio. Intenzioni che trovano felice riscontro sin dalla prima portata, il Tonno rosso e tartufo dalla piacevole scioglievolezza, e con le Alici e verza in saor, proposta che mette in luce la capacità creativa e interpretativa di Alessandro e Valerio. Dopo il felice riscontro della freschezza dei crudi, ci conquistano anche i piatti più tecnici come la Sfoglia di ricciola e mela fumé, croccante, umida, gustosa, e il goloso inganno della Trippa di rana pescatrice, proposta perfetta per intensità ed equilibrio. L’alternanza tra caldo e freddo continua a caratterizzare la cena anche con le portate successive, la Tartare di tonno alla Nizzarda prima, e il Cannolo di spigola, altro boccone davvero consolatorio per il palato. L’evoluzione del gusto trova il suo apice con il Tagliolino burro e aringa, piatto apparentemente semplice nel nome e nelle intenzioni che rivela grande complessità all’assaggio, e con il Baccalà alla Siciliana, riuscito omaggio ai sapori mediterranei in tutta la loro pienezza.
Iodio Ristorante
Via Tor de’ Schiavi, 55/d
00172 Roma (RM)
Tel: +39 06 8961 9556
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