La Campanara, osteria e locanda, meta di pellegrinaggio gastronomico è un modello da copiare di accoglienza e amore per il territorio. E non a caso è l’epicentro del Festival del Recupero di Pianetto.
Testo di Greta Contardo
Foto di Lorenzo Noccioli
C’è un piccolo grande segreto che scorre tra le colline romagnole. Si annida nel micro-borgo di Pianetto di Galeata (FC) nell’Alta Valle del Bidente vicino a Galeata. Una zona cruciale dell’Appennino tosco-romagnolo chiamata Romagna toscana perché storicamente amministrata, dalla fine del Quattrocento e fino al 1859, dal Granducato di Toscana per poi essere annessa alla provincia di Firenze fino al 1923. Anche la geografia e l’hanno sempre resa effettivamente Romagna. Percorrendo la strada provinciale che da Galeata porta a Santa Sofia, spicca un campanile dietro a un orto piuttosto bucolico con una grande zucca a indicare la via. È il campanile della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli definisce e identifica la frazione di Pianetto ed era ed è ancora il centro di una comunità nascosta. Sembra vegliare sulle leggende e sui miracoli che albergano in quel piccolo spaccato di Appennino, una su tutte quella dell’immagine raffigurante la Madonna, che fu vista piangere e versare “gocce dense e bianche simili al latte dalla mammella che allattava il bambino”. E che ancora oggi è venerata con un singolare altare all’interno della Chiesa. Pianetto potrebbe sembrare un micro-borgo come tanti, l’ennesimo angolo nascosto d’Italia, ma la sua anima è tutto fuorché ordinaria. Questo minuscolo agglomerato di poche case e ancora meno abitanti è il custode di storie antiche, ma anche di un futuro che passa attraverso le mani sapienti di chi sa guardare al passato con occhi nuovi. Ed è qui, dove il silenzio parla più delle parole e il tempo non ha fretta, che La Campanara gioca un ruolo fondamentale. Perché in fondo, La Campanara è Pianetto.
Osteria e Locanda, che da quel campanile prende inequivocabilmente il nome, è il centro di una sorta di culto moderno, quello dell’enogastronomia autentica e genuina fatta di passione e amore profondo per il territorio. Rappresenta la nuova vita della vecchia canonica di Pianetto rimasta in disuso per una cinquantina d’anni – e che stava cadendo a pezzi – ed è la nuova vita che Alessandra Bazzocchi e Roberto Casamenti si sono scelti, una ventina d’anni fa. Maestra lei e geometra lui, si sono incontrati e innamorati prima l’uno dell’altra poi della filosofia slowfoodiana del buono pulito e giusto e hanno incominciato a viaggiare in lungo e in largo per l’Italia tra produttori e osterie fino ad avere il sogno di aprirne una, a propria immagine e somiglianza, ispirati dall’articolo del Gastronauta Davide Paolini: L’osteria che non c’è, che descriveva le caratteristiche della sua osteria ideale. Così è nata La Campanara, nel 2005, in quella vecchia canonica ristrutturata di cui ha mantenuto il fascino degli interni e del giardino per diventare osteria con la missione di dare voce e sapore alla grandiosa semplicità di quella Romagna toscana e ai suoi produttori, rispettandone gli usi e i consumi e le stagioni. Alessandra e Roberto si sono scoperti, rispettivamente, cuoca e oste per passione e, inconsapevolmente, per vocazione. Hanno creato il loro microcosmo, fatto di accoglienza e calore, oltre che di cosa buone (in tutti i sensi) da mangiare. Non a caso l’Osteria è segnalata tra le Chiocciole Slow Food da un po’ di anni e Roberto è stato premiato come Miglior Oste nell’edizione 2023 della Guida Osterie di Slow Food.
La Campanara non è una semplice osteria: è un equilibrio che si nutre della storia del territorio e la ripropone con il linguaggio e le accortezze dei giorni nostri. Le stanze, arredate con gusto e carattere, sono il frutto di un intreccio di pietre e spazi irregolari, che conferiscono alla locanda un fascino rustico e magico allo stesso tempo. Ti avvolgono con una confortante sensazione di affetto. E non importa se questa è la tua prima volta a Pianetto, perché da Roberto e Alessandra, “casa” è una sensazione, non un luogo.
Si sta come quando vai a trovare un vecchio amico: ti siedi, ti rilassi, e prima ancora di ordinare, hai già iniziato a chiacchierare di aneddoti, storie di vita e vecchie ricette. Riconosci l’inconfondibile sorriso di Roberto e tutta la genuinità che sembra quasi scomparsa altrove. Qui, il tempo rallenta, e ti lasci trasportare dal racconto, mentre assapori ogni boccone come se fosse una poesia. I piatti che escono dalla cucina di Alessandra parlano una lingua storica, quella dell’Artusi cui si ispirano, con ingredienti stagionali e locali, scelti con estrema cura e amore. Le ricette sono il frutto della contaminazione storica tra Romagna e Toscana, sono un incontro tra le due culture e sanno di entrambe. Raccontano un frammento di storia locale, sono semplici e semplicemente sorprendenti. C’è la Pappa al pomodoro, palese anello di congiunzione con la Toscana al di là della valle, c’è il Tortello alla lastra di zucca e patate servito con la giardiniera “di casa” tipica merenda di quella zona di confine e unione, c’è il Cartoccio di polpette a scottadito di razza bovina romagnola con la ricetta segreta di nonna Gina, c’è la Piadina fritta con lo squacquerone. E poi tutta la pasta fresca, fatta a mano da Alessandra, manco a dirlo, che quando arrivano i primi funghi li accoglie, come nel caso delle Tagliatelle ai porcini, soave ode della stagione appena iniziata.
La parola d’ordine a La Campanara è recupero: delle ricette così come del borgo (che per inciso vanta anche un unico bar inaspettatamente interessante, parte integrante del biosistema Campanara), dei produttori e delle materie prime che meritano una seconda possibilità e il massimo rispetto. Qui il recupero non è una semplice operazione nostalgica, ma un atto di creazione. Ovviamente, Alessandra e Roberto sono soci iper-attivi dell’associazione che del recupero ha fatto uno stile di vita oltre che uno state of mind: Tempi di Recupero, ideata da Carlo Catani e Laura Demerciari (vi abbiamo raccontato qui alcune gesta dell’associazione). E per questo, per la sinergia e per la visione gemella con l’associazione, che ogni anno, l’universo de La Campanara si trasforma nel cuore pulsante di un evento peculiare: il Festival del Recupero di Pianetto. Un vero e proprio manifesto per la riscoperta delle cose essenziali per davvero, quelle che rischiamo di dimenticare in un mondo che corre troppo veloce. Tradizioni, mestieri, ricette antiche, tutto viene riportato in vita, come un tesoro ritrovato. E non si tratta solo di preservare il passato, ma di dargli nuova vita, trasformando ciò che è antico in una risorsa per il futuro. Durante il Festival, il borgo si anima di bancarelle, laboratori e persone con tutte le loro storie. Si mescolano chef e vignaioli, artigiani e gelatieri, si parla di consapevolezza ambientale attraverso l’enogastronomia e l’artigianato virtuoso. La quarta edizione è stata ancora una volta un’occasione d’oro per fare rete e per farla bene, caratteristica distintiva dell’associazione.
Il segreto de La Campanara e del Festival del Recupero è semplice: saper guardare oltre l’apparenza. Saper guardare al passato non soltanto come nostalgia, ma interpretarlo come risorsa per affrontare le problematiche del presente, per immaginare e costruire un futuro migliore. Ogni anno, quando il Festival prende vita, sembra quasi che il borgo di Pianetto respiri con una nuova energia. Prendersi il tempo di stare a La Campanara e di partecipare al Festival del Recupero è un invito a fermarsi, a riflettere su cosa dobbiamo custodire con più attenzione. Entrambi sono piccoli grandi segnali di rinascita, di quella voglia instancabile di prendersi cura delle cose che contano per davvero, come un piatto cucinato con amore o un bicchiere di vino che racconta le sfide del cambiamento climatico. Sembra un paradosso: in un mondo che corre sempre più veloce, qui ci si ferma. Ma non per guardarsi indietro, bensì per costruire qualcosa di nuovo, partendo da ciò che si è sempre avuto.
Osteria La Campanara
Via Borgo Pianetto, 24
47010 Galeata (FC)
Tel: + 39 0543 981561
www.osterialacampanara.it