Testo di Barbara Marzano
Foto di cortesia del Ristorante Cittamani
Diwali. Non è un piatto indiano e nemmeno una città a est di Mumbai. Diwali è la festa della luce interiore, dello spirito che ci muove, è il breve periodo che veniva e viene celebrato tutt’oggi in India accendendo fiumi di candele ai piedi delle case per proteggere dal male. Quest’anno la luce del Diwali illumina anche le strade meneghine a Cittamani il ristorante indiano nascosto in una piazzetta del centro di Milano. La chef Marina Balakrishnan, formatasi al Natural Gourmet Institute di New York, amica della chef e proprietaria Ritu Dalmia, è stata invitata a Milano per creare un menu ad hoc per quest’occasione:
Marina: “Arrivando dal Kerala, cerco e creo una cucina particolarmente ricca di elementi ayurvedici; quindi, un cibo più leggero rispetto a quanto ci si aspetti dall’India, diciamo più gentile. Anche perché per me la cucina è un comfort place, è il mio posto, non penso di poter stare altrove… È un momento terapeutico che mi piace vivere, che attraversa, parla e cura il mio spirito”.
L’obiettivo di questo pop up non è stato quello di una cena a 4 mani o di un evento cool, ma l’intento, ben riuscito, era prima di tutto trasportare le persone in India, senza passare dal check-in.
Ritu Dalmia: “Se c’è un paradiso sulla Terra, quello è il Kerala. È il paese di Dio. È un posto spirituale dove la gente è sempre sorridente, e questo è qualcosa che non ho mai visto da nessun’altra parte. Gli sconosciuti ti sorridono per strada e ti chiedi ‘Ma per quale motivo non dovrei essere felice?’. In India accettiamo tutto ciò che accade, semplicemente accogliendolo”.
Ritu Dalmia ama il Kerala, vive in India, a Milano e nel resto del mondo – o come meglio dice lei “vivo in aeroplano” – crede nei principi dell’Ayurveda e li applica alla sua filosofia di cucina terapeutica.
Ritu: “Non voglio che il mio cibo venga inteso come una medicina, ma piuttosto come una cucina per lo spirito. Cerco di evitare il glutine come il lattosio, di rendere tutto più leggero e tollerabile per il nostro corpo per richiamare il vero cibo indiano, che penso sia ancora uno dei pochi a mantenere la sua essenza originale”.
Il cibo per lo spirito deve però ricongiungersi con il corpo che abita. Secondo l’Ayurveda, si parla di 5 elementi, a cui ciascuno di noi può corrispondere: Prithvi (terra), Ap/Jala (acqua), Agni (fuoco), Vayu (aria) e Aakash (etere) e a ciascun elemento corrisponde una legenda food che sazia uno spirito preciso. Perciò, riconoscere il nostro spirito è semplice solo nel momento in cui riusciamo a vedere la nostra vita per quella che è, a capire come la viviamo e a comprendere qual è il nostro atteggiamento nei suoi confronti. È semplice.
Ritu: “A rifletterci bene, dopo la pandemia la gente ha iniziato a cucinare di più a casa. D’altronde, ammettiamolo, è stato il più grande spavento che l’umanità si sia presa per la propria salute. È grazie a tutto questo che, in qualche modo, abbiamo capito che se non stiamo bene nient’altro conta. Lo abbiamo sempre saputo, ma ora le persone sono di certo più consapevoli e si stanno battendo per trasformarlo in realtà”.
La pandemia ci ha distrutti, come ci ha anche guariti. Se in diverse sfumature si è fatta gioco dei nostri corpi, è riuscita con la stessa forza a prendere in possesso le nostre menti per guidarle verso una nuova luce. Ci ha spinto a farci domande, a riorganizzare le nostre vite per garantirci il benessere a qualunque costo, una necessità che già sentivamo, ma che ancora non avevamo avuto il coraggio di riconoscere.
Oltre a essere una cucina del benessere, la cucina di Ritu è “di casa”, riporta agli italiani un assaggio dell’India che non potremmo incontrare se non tra le famiglie di Calcutta, del Kerala e di Mumbai. Cittamani sperimenta e condivide, ogni esperienza è un crescendo tra assaggi, profumi e sapori dell’India e del mondo filtrati dall’umore di Ritu, quando la sua mente passeggia per Lucknow o magari Delhi, fino ad annusare lo street food di Mumbai. La scelta di parlare di una cucina di casa a Milano è il tentativo di raccontare la cultura indiana, che nella città della moda, è una scelta coraggiosa, ma anche bellissima.
Ritu: “Credo che il cibo indiano in Italia possa benissimo rispecchiarsi in quel che è stato il cibo italiano in America, imbastardito e con molti pregiudizi. Quando abbiamo aperto Cittamani volevamo fare capire che l’idea che si ha del cibo indiano forse non è del tutto vera. Credo che ora Milano sia sofisticata e abbia anche una mentalità indipendente e aperta”.
Cittamani ha raccontato il Diwali con la cucina dei templi, quella che in India si dice essere stata assaggiata dagli Dei, la stessa che ha il potere di trasmettere l’energia che abilita la nostra serenità. Un processo naturale quanto possibile, se e solo se anche il nostro stato d’animo decide di accoglierla, pur sapendo di essere vulnerabile e indifeso. Ma da Cittamani abbassare le difese è concesso, le spezie bussano ai palati ma stanno al loro posto, senza attacchi piccanti.
Ritu: “È un grande mito che il cibo indiano sia molto piccante. In genere il calore del cibo è dato dai peperoncini, ma quando si usano spezie come il cumino, i semi di carambola o di finocchio, queste aggiungono solo un certo sapore. Io personalmente non tollero i cibi che mi fanno bruciare, ma adoro il cibo indiano e lo mangio spesso senza soffrire. Lo assicuro!”
Oggi stare bene deve diventare uno stile di vita, anche perché se mangiassimo seguendo la stagione, cucinando prodotti freschi e prestando attenzione al nostro corpo, la salute sarebbe salva e delle intolleranze, che oggi sovrastano le tolleranze, non se ne parlerebbe quasi. La domanda è se siamo pronti ad ascoltarci.
Cittamani
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