Il nuovo eclettico catalogo di Elemento Indigeno e il nuovo linguaggio fuori da ogni etichetta per raccontare il vino in modo originale e poliedrico.
Testo e foto di interni di Barbara Marzano
Foto cortesia di Elemento Indigeno
Negli ultimi anni, il mondo del vino ha subito una vera e propria rivoluzione. Le rigide classificazioni del passato, spesso legate a tradizioni secolari, hanno lasciato spazio a un approccio più dinamico, fresco e cool. Oggi, parlare di vino significa immergersi in un universo fluido, dove il linguaggio e le competenze si evolvono insieme all’esperienza dei consumatori, sempre più curiosi e aperti a esplorare nuove tendenze enologiche, come nel caso di Elemento Indigeno. Come narra il manifesto “L’elemento indigeno è l’essenza del luogo, delle persone che lo abitano, delle culture che vi si avvicendano”, un fattore essenziale rintracciabile solo in quei vini con un’identità forte e al tempo stesso aperta a nuove idee. Non si tratta solo di nuovi metodi di produzione o dell’attenzione alla sostenibilità, ma anche di un cambiamento radicale nel modo in cui il vino viene percepito, raccontato e persino catalogato, racconta oggi Simona Alesso, Wine Category Manager per Elemento Indigeno.
Stiamo parlando di vini liberi, giocosi, in costante evoluzione, freschi, giovani e fuori dagli schemi. Sono vini concepiti per essere apprezzati nella loro dimensione più autentica e artigianale, veri riflessi dei territori e delle persone che li creano. Questi vini esplorano e celebrano le storie, le tradizioni, i sogni e le sfide dei produttori, mettendo in luce il legame profondo tra il processo naturale e culturale della fermentazione dell’uva. Non si limitano a questo: raccontano anche le molteplici sfaccettature culturali di un viaggio che unisce il fluire naturale del processo, l’adattamento umano e la maestria artigiana. Ma come può questa dimensione umana essere raccontata al pubblico?
Simona Alesso: “Con WINE IS, il nostro nuovo catalogo, se così si può definire. Fresco, innovativo, dinamico, colorato, corposo: questi sono gli aggettivi che utilizzerei per descriverlo. WINE IS, così lo abbiamo chiamato, gioca sul tema del pregiudizio e celebra la diversità e le molteplici sfaccettature che arricchiscono il mondo del vino e delle sue contaminazioni. Nelle pagine, parliamo di vini dallo spirito eclettico, dal forte senso del radicamento al territorio. Vini innovatori, audaci, fedeli custodi delle tradizioni, figli di viaggi avventurosi e vini buoni per essere condivisi”.
L’obiettivo di WINE IS era innanzitutto quello di facilitare la lettura e l’orientamento del cliente nel momento della ricerca vera e propria di un prodotto. E a quanto pare sembra essere stato raggiunto.
Simona: “Produttori e referenze sono divisi in macrocategorie e rubriche tematiche di approfondimento. Le macrocategorie – come Wine is a Rockstar, Wine is Roots, Wine is a Guardian – spostano il focus dalle convenzioni associate a produttori e zone, alle singole referenze, ognuna celebrata per i suoi tratti identitari. Le rubriche tematiche esplorano invece momenti, luoghi e situazioni di consumo per orientare al meglio la scelta di enotecari, ristoratori, rivenditori e appassionati che approcciano il nostro universo. Qui troviamo – tra gli altri – i Pizza Wines, pensati per accompagnare il venerdì sera e i Wines for breakfast, le bottiglie fresche, dalla grande bevibilità.
Non parliamo solo di catalogare una vasta, ma al contempo selezionatissima, dispensa di prodotti, ma della creazione di un linguaggio fuori da ogni etichetta, che finalmente racconta in modo originale, fluido e accessibile, le macrocategorie dei suoi protagonisti. Tra le più identificative spiccano: la già citata Wine is a Rockstar, Wine is contamination e Wine is a Rematch. La prima raggruppa i vignaioli autori a 360° dei loro progetti, astri nascenti che parlano un linguaggio rivoluzionario e danno vita ad etichette fuori dagli schemi. Wine is Contamination amplia lo sguardo sulla fermentazione: dai vini alle mele, con l’inclusione di contaminazioni quali vino chinato e sidri. La macrocategoria Rematch pone la nostra attenzione sui produttori che devono lavorare, pensare e impegnarsi di più rispetto agli altri per avere un risultato simile o uguale; su chi deve trovare nuove leve di comunicazione per farsi notare e lottare contro le convenzioni e i pregiudizi per convincere a preferire una bottiglia rispetto ad un’altra in una lista o una bottigliera”.
Le rubriche tematiche sono un omaggio all’immaginazione, un bouquet di esperienze condivise che dà modo al lettore di riconoscersi in esse, di rintracciare attimi appartenenti alla sua quotidianità, tra cui Tête-à-Tête, che parla di momenti lenti, da assaporare in pochi e raggruppa vini da ascoltare, da capire, dei quali bisogna conoscere le storie dei produttori per coglierne la complessità e la ricchezza. Non da meno Sunday Brunch, che parla di bottiglie dalla grande bevibilità, fresche, giovani, versatili, capaci di buone intese con i gusti presenti in tavola. Una scelta, più che una semplice catalogazione, che ha dato modo di liberarsi dalle categorie imposte dal mondo del vino, per guidare in una degustazione libera, spostando l’attenzione “sulle storie e sui sogni di coloro che rendono possibile il vino nei calici”.
Simona: “Serviva uno strumento che fosse davvero utile ai nostri clienti, che li aiutasse a orientarsi nella scelta delle bottiglie per i loro locali (fisici e virtuali) sulla base della loro offerta food, della filosofia seguita nella creazione della carta, della clientela abituale”.
E così è stato. Il cliente non ha apprezzato solamente il formato del catalogo, che si avvicina più a una rivista, ma il linguaggio in sé, dai contenuti alle illustrazioni. Un progetto grafico a opera di Elisa Cusimano, insieme alla direzione artistica e visual di Gianluca Cannizzo, alias Mypostersucks. Le parole, invece, sono uscite dalla penna di Chicca Vancini insieme ai redazionali di Clara Gelso. Il tutto corredato dalla parte fotografica, a cura di Carlotta Vigo.
Simona: “Per quanto riguarda il wording del nuovo catalogo, è stato un lavoro a più mani svolto internamente dal team di Elemento Indigeno. Il confronto tra di noi è stato fondamentale per armonizzare le visioni e per garantire che il messaggio del catalogo risultasse chiaro, coerente e in linea con l’identità del brand. Oltre alla coerenza del messaggio, si è prestata particolare attenzione allo stile comunicativo, al fine di creare un prodotto finale che non solo informasse, ma anche coinvolgesse il potenziale lettore”. C’è da chiedersi allora, quale potrebbe essere l’evoluzione in una prossima edizione, vista la tanta cura e la dedizione per ogni piccola rubrica tematica, e non solo.
L’idea è quella di creare un manuale, una guida sempre pronta a rispondere, che nel tempo possa diventare uno strumento in grado di modificarsi nella forma e nei contenuti, sulla base delle esigenze del mercato.
Simona: “Potrebbero aggiungersi nuovi contenuti editoriali, ampliando così i momenti e i luoghi del consumo affrontati nelle pagine, così come potrebbero entrare nuove categorie, includendo nuove macrocategorie capaci di aggregare produttori e stili di vinificazione. Prevediamo anche un’evoluzione digitale per rendere le prossime versioni sfogliabili da pc e da smartphone che sarà completa di ancoraggi e rimandi diretti alla piattaforma di vendita per rendere ancora più efficiente lo strumento. Inoltre, le piattaforme social inizieranno sempre più a parlare il linguaggio del catalogo sia in termini grafici che concettuali”.
Per sapere tutto su Elemento Indigeno: www.elementoindigeno.com