Testo di Anabel Frutos
Foto cortesia di Perelada
Traduzione di Flora Misitano
Il Gruppo Perelada ha inaugurato una nuova cantina per i suoi vini della denominazione d’origine (DO) Empordà, iniziativa voluta dalla famiglia Suqué Mateu, una vera e propria ode al territorio ampurdanese. Ma come nasce il rapporto tra Perelada e il vino? Bisogna risalire al XIV secolo, quando i frati carmelitani del Convento del Carmine producevano il vino per il contado di Perelada, piccolo comune di duemila anime nel cuore dell’Alt Empordá (Girona), nella Catalogna nordorientale.
Nel 1923 Miquel Mateu Pla acquistava il complesso del Castillo de Perelada, formato dal castello – in passato proprietà dei visconti di Rocabertí – e da un antico monastero con una chiesa con chiostro gotico che custodisce un’importante collezione artistica. Uno dei principali obiettivi era stata proprio la rivitalizzazione della tradizione vitivinicola della zona, oggi più viva che mai e che si è dotata delle più moderne tecnologie per produrre vini che riescono a esaltare le sfumature del suolo e dei vitigni locali.
A un anno dal centenario della sua fondazione, Pereleda si è oggi affermata tra le cantine di maggior qualità, carisma e tradizione di Spagna, facendo sì che El Empordà, la più antica regione vinicola della penisola iberica, sperimentasse una spettacolare rinascita, imponendosi nella mappa internazionale dei vini.
Nuovi impianti
A testimoniare tale slancio sono i nuovi impianti, progettati dello studio RCR Arquitectes (Pritzker Architecture Prize nel 2017), che per tre anni ha seguito i lavori, il cui investimento è costato 40 milioni di euro, che hanno dato vita a un progetto che risponde a un concetto di minimo impatto ambientale, in omaggio al territorio e cercando di attestarsi come riferimento di architettura e sostenibilità. Con queste premesse, è la prima cantina europea a ottenere la certificazione LEED Gold, riconoscimento internazionale che testimonia gli alti standard di sostenibilità ed efficacia degli impianti a livello di costruzione, funzionamento e manutenzione.
Il progetto era nato 20 anni fa, per coronare il sogno della famiglia proprietaria di raggiungere una piena integrazione con l’ambiente, con un edificio atemporale e, al tempo stesso, dotato di una forte personalità.
Rispetto del paesaggio
La struttura della cantina si adatta perfettamente al terreno, nel rispetto del paesaggio, sia da un punto di vista formale, che cromatico ed estetico. Tale condizione permette un percorso gravitazionale del flusso di uve e mosto. Come afferma Delfí Sanahuja, enologo di Perelada: “Abbiamo creato una cantina di emozioni, fondendo l’arte dell’architettura e quella dell’enologia, e questo ci permetterà di passare da una produzione di vini eccellenti a vini eccezionali”. Javier Suqué, presidente del gruppo Perelada dichiara senza giri di parole che “vogliamo diventare un riferimento di mercato per offerta di vini spagnoli potenti”. I nuovi impianti occupano una superficie totale di 18.200 metri quadrati e hanno una capacità di 2,7 milioni di chili di uve, 1,9 milioni di litri di vino e 2,5 milioni di bottiglie l’anno.
Destinata a imprimere un salto di qualità e visibilità alla denominazione di origine Empordà, questo stabilimento di ultima generazione include uno spazio singolare per i vini più speciali. È la zona nota come “El Templo”. Una cantina all’interno di una cantina per i vini di più alta gamma come i Gran Claustro, il Finca Garbet o i vini della collezione “insignia” Gran Claustro, o altre riserve speciali, oltre ai cosiddetti Ex Ex (Experiencias Excepcionales), risultato dei programmi di ricerca della cantina. “El Templo” dispone di vasche di cemento, botti di rovere e barrique da 300 litri per le annate speciali.
Potenziare l’enoturismo
Tutto il complesso è stato concepito per essere fruibile (20 euro il biglietto di ingresso che include una degustazione di 3 vini, in gruppi di massimo quindici persone) e per offrire un’esperienza unica ai visitatori, realizzando il sogno della famiglia Suqué Mateu, che ha puntato tutto su territorio, architettura, sostenibilità, qualità ed enoturismo. Con una lenta e silenziosa discesa nelle profondità della terra, sfruttando il naturale dislivello del terreno, in cerca di un’esperienza introspettiva, il percorso labirintico prosegue lungo le passerelle montate a tre metri di altezza che attraversano cinque sale dove vengono proiettati, su grandi schermi, dei brevi contenuti audiovisivi per far conoscere alcuni aspetti delle aziende agricole più emblematiche della cantina: La Garriga, Garbet, Malaveïna, Espolla Pont de Molins. Come culmine viene spiegato il campione di concentrato di vino in botte (di rovere americano e francese) in un ambiente dalle pareti in legno e cemento.
Cultura del vino
La diffusione della cultura del vino legata al paesaggio è un altro dei punti di forza della nuova cantina, che gode della qualifica di stabilimento di grande interesse enoturistico incentrato su degustazione e su una proposta di svago a 360°. Lo spazio accoglie ambienti diversi, dando priorità all’esperienza del visitatore, invitandolo a una full immersion nel processo tecnico ed emozionale di creazione, mentre prosegue l’itinerario della produzione del vino, in cui si cerca anche di illustrare ai turisti tutte le fasi, dall’arrivo delle uve (in particolare le varietà Garnacha tinta, Syrah o Monastrell) fino alla spedizione delle bottiglie. Si tratta di un’iniziativa pionieristica in Europa, in coefficienza energetica e design ambientale, ritenuta uno dei progetti di maggior interesse del panorama vitivinicolo europeo dell’ultimo decennio.
Un ristorante gestito da Paco Pérez, 5* Michelin
L’itinerario enoturistico della nuova cantina include anche una proposta gastronomica. Si tratta del wine bar Celler 1923, un progetto che vede la collaborazione del rinomato chef Paco Pérez, dove il visitatore avrà l’opportunità di provare i vini della casa abbinati ai piatti ispirati alla gastronomia ampurdanese del 1923, anno di fondazione della cantina. Già fervono i preparativi per celebrare, tra un anno, il centenario dell’azienda, con un vino commemorativo speciale.
www.perelada.com/
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Una bodega de diseño que apuesta por la excelencia vinícola en El Empordà
Texto de Anabel Frutos
El Grupo Perelada ha inaugurado su nueva bodega para sus vinos de la Denominación de Origen (DO) Empordà, una iniciativa que nace de la mano de la familia Suqué Mateu y que es una oda al territorio ampurdanés. Pero ¿cómo surge la relación de Perelada con el vino? Todo se remonta al siglo XIV, cuando los frailes carmelitas del Convento del Carme producían vino para abastecer el condado de Perelada, un pequeño municipio de dos mil habitantes situado en el corazón del Alt Empordá (Girona), en el nordeste de Cataluña.
Miquel Mateu Pla adquirió, en el año 1923, el conjunto del Castillo de Perelada, compuesto por el castillo que perteneció a los vizcondes de Rocabertí y un antiguo monasterio con una iglesia y un claustro gótico que posee una importante colección artística. Uno de sus principales objetivos fue, precisamente, la revitalización de la tradición vitivinícola de la zona, una tradición que hoy se encuentra más viva que nunca y que ha incorporado la más moderna tecnología para elaborar unos vinos que sacan el máximo partido de los matices de los suelos y viñedos de la tierra.
Actualmente, Perelada, a un año de cumplir el centenario de su fundación, se ha consolidado entre las bodegas de mayor calidad, carisma y tradición de España, y ha permitido que El Empordà, la región vinícola más antigua de la península ibérica, haya experimentado un espectacular resurgimiento, consolidándose en el mapa internacional del vino.
Nuevas instalaciones
Prueba de esta reactivación son las nuevas instalaciones, diseñadas por RCR Arquitectes (premio Prtizker de arquitectura en 2017), que han supervisado durante tres años las obras, cuya inversión ha supuesto 40 millones de euros, para dar vida a un proyecto que responde a un concepto del mínimo impacto ambiental, rindiendo tributo al territorio e intentando ser un referente en arquitectura y sostenibilidad. Por todo ello, es la primera bodega europea en obtener el certificado LEED Gold, un sello internacional que acredita los altos estándares de sostenibilidad y eficacia que cumplen las instalaciones en su construcción, funcionamiento y mantenimiento.
El proyecto se había gestado 20 años atrás en cumplimiento del sueño de la familia propietaria, guiada por la voluntad de integración plena en el entorno con un edificio atemporal y, a la vez, dotado de una fuerte personalidad.
Respeto por el paisaje
La nave de la bodega se adapta perfectamente al terreno respetando el paisaje, tanto formal como cromático y estéticamente. Esta condición también permite que la elaboración del vino sea mediante el flujo por gravedad de uva y mosto. Tal como lo define Delfí Sanahuja, enólogo de Perelada. “Hemos hecho una bodega de emociones, fusionando el arte de la arquitectura con el arte de la enología, y eso debe permitirnos pasar de hacer vinos excelentes a unos vinos excepcionales.” Javier Suqué, presidente del grupo Perelada deja claro que, “queremos ser referente en el mercado como oferta de vinos españoles potentes”. Las nuevas instalaciones, ocupan una superficie total de 18.200 metros cuadrados y tienen capacidad para dar entrada a 2,7 millones de kilos de uva, producir 1,9 millones de litros de vino y 2,5 millones de botellas al año.
Destinado a dar un salto cualitativo y de visibilidad para la denominación de origen Empordà, este equipamiento de última generación incorpora un espacio singular para los vinos más especiales. Es la zona que se conoce como “El Templo”. Se trata de una bodega dentro de una bodega destinada a la elaboración de los vinos de gama más alta como los Gran Claustro, el Finca Garbet o los de la colección “insignia” Gran Claustro, u otras reservas especiales y los denominados Ex Ex (Experiencias Excepcionales), que son el resultado de los programas de investigación de la bodega. “El Templo” dispone de depósitos de hormigón, fudres de roble y barricas 300 litros para crianzas especiales.
Potenciar el enoturismo
Todo el complejo se ha concebido para ser visitable (la entrada tiene un coste de 20 euros e incluye una cata de tres vinos y se realizaran en grupos con un máximo de quince personas) y ofrecer una experiencia única, proyectando el sueño de la familia Suqué Mateu, su apuesta por el territorio, la arquitectura, la sostenibilidad, la calidad y el enoturismo. Con un lento y silencioso descenso a las profundidades de la tierra, al aprovecharse un desnivel natural del terreno, buscando una experiencia introspectiva. El recorrido laberíntico prosigue a través de pasarelas situadas a tres metros de altura, por cinco salas donde se proyectan en unas grandes pantallas pequeñas piezas audiovisuales para dar a conocer diferentes aspectos de las fincas más emblemáticas de la bodega: La Garriga, Garbet, Malaveïna, Espolla Pont de Molins. Como colofón se explica la muestra del concentrado de vino de barrica (de roble americano y francés) en un entorno de paredes de madera y hormigón.
Cultura del vino
La divulgación de la cultura del vino ligada al paisaje es otro de los ejes fundamentales de la nueva bodega, otorgándole el estatus de equipamiento de gran interés enoturístico enfocado a catas y a una oferta de ocio integral. El espacio da cabida a diferentes ambientes, priorizando la experiencia del visitante proponiéndoles que se sumerjan de lleno en el procedo técnico y emocional de creación mientras sigue el mismo itinerario de trabajo de la elaboración del vino, en el que también buscaran mostrar a los futuros turistas desde la entrada de la uva (sobre todo, en sus variedades garnacha tinta, syrah o monastrell) hasta la expedición de las botellas de vino. Se trata de una iniciativa pionera en Europa en ecoeficiencia energética y diseño ambiental, siendo considerada como uno de los proyectos más interesantes del panorama vitivinícola europeo de la última década.
Un restaurante dirigido por Paco Pérez, 5* Michelin
El itinerario enoturístico de la nueva bodega incorpora también una propuesta gastronómica propia. Se trata del wine bar Celler 1923, un proyecto para el cual se ha contado con la colaboración del reputado chef Paco Pérez, en el que el visitante tendrá la oportunidad de probar los vinos de la casa acompañados de platos inspirados en la gastronomía ampurdanesa de 1923, año de la fundación de la bodega. La empresa ya se prepara para celebrar el centenario dentro de un año, con un vino especial conmemorativo.