Testo Barbara Marzano
Foto di Jessica De Maio
Quando 5 soci oltrepassano la soglia dei cocktail bar più esclusivi di New York e si bagnano le labbra su una coppetta da cocktail in quel di Hong Kong, pensare di tornare a casa e non trovare la stessa mise en place è peccato. Ecco che nasce The Spirit, da un’idea di quei cinque soci, che, seppur provenienti da esperienze molto distanti dal mondo dei bar, sono seguaci della cultura liquida; una volta in Italia, infatti, non si accontentano del “solito”, ma pretendono un’atmosfera dal profilo internazionale, cosmopolita e sicuramente invidiabile. In altre parole, la stessa che si prova quando si è parte di un members club, con la differenza però di essere accessibile a un pubblico più ampio.
Infatti, The Spirit nasce come un members club aperto al pubblico, dove tutti possono accedere semplicemente aderendo al “membership program”, accessibile ma al contempo democraticamente esclusivo. Ogni membro può acquistare una bottiglia e conservarla in uno dei cassetti all’interno della Sala Luna, custode di segreti e piaceri, per lasciare che i bar tender preparino i cocktail che più preferisce, ogni volta utilizzando come base la propria bottiglia, senza alcun costo aggiuntivo. Un po’ come a casa, ma nel migliore dei modi.
The Spirit ha due anime, Sole e Luna, le due salette pronte ad accogliere con mood differente ogni cliente. Sole, con il suo spirito sparkling, attende i suoi clienti su un bancone retroilluminato in pieno stile art decò, mentre Luna, affacciata sul retro del locale, cela sfumature esoteriche nell’arredo e nel design, in un ambiente decisamente più privato e pacato. The Spirit, è un cocktail bar con una drink-list che rispecchia il locale e non le mode. Da un anno a questa parte, il team ha deciso di impegnarsi per non proporre un menu concettuale, ma pensato in base all’esperienza del cliente, che deve essere chiara fin dalla prima lettura del menu.
L’intento di Ivan Francesco Filippelli, bar manager di The Spirit, è di colmare il gap tra quello che il cliente si aspetta e quello che invece viene poi versato nel bicchiere, spostandosi su una drink-list non di concetto, ma incentrata invece su quel che è The Spirit, dinamica e in movimento. Questo mood di “work in progress” fa sì che ogni settimana ci siano nuovi protagonisti sulla drink-list, riadattati secondo la stagionalità. In questo modo il cocktail può avere una versione estiva quanto invernale, senza perdere i suoi connotati. Vige il libero sfogo creativo, senza regole, se non quella di creare drink bilanciati e chiari per il palato. Non importa la preparazione o il tipo di ingrediente, ma il cliente deve recepire quello che sta bevendo senza sforzi.
“Non facciamo “twist on classic”. Si parte da una base solida dei cocktail classici, su cui si spende tantissimo tempo per riproporli in maniera bilanciata, ma attualizzandoli al palato di oggi. Destrutturiamo la struttura del classico per ricomporla a modo nostro. Se vogliamo fare un drink in stile Manhattan, lasciamo la struttura del Manhattan, ma andiamo a giocare con i suoi ingredienti”.
Ne è un esempio il Roasted Gimlet, con gin e cordiale di lime arrostiti e scotch whisky. Arrostendo il lime, la vitamina C scompare insieme al sapore acidulo e aspro, il succo diventa più morbido, senza perdere l’aroma del lime ma solamente la parte astringente del classico agrume. Allo stesso tempo, l’aggiunta di una piccola parte di scotch whisky, con le sue note saline, ne completa la sfumatura decisa. Tra i mille interpreti di questa drink-list, si fa spazio anche Still Wasabi Collins, creato con un’acqua di wasabi “still”, naturale, diversamente dalla versione classica, che annienta la parte pungente e lascia scoprire la vera anima del wasabi. Insomma, il dietro le quinte è complicato e tortuoso – e anche divertente – ma il risultato al cliente arriva liscio e chiaro, senza neanche lasciare spazio alla minima interpretazione.
The Spirit
Via Piacenza, 15
20135 Milano (MI)
Tel: +39 328 248 2995
www.thespirit.it