Cook_inc. 20
MONTREAL LA MULTIETNICA
- Testo di Marie-Claude Lortie
- Foto di Ninon Pednault
Due anni fa, Martha Stewart, la grande star della cucina televisiva americana, è venuta a Montréal per prendere la parola alla C2MTL, importante conferenza su creatività e business. A quanti le chiedevano di incontrarla prima che ripartisse, ha fatto sapere che era impossibile, che era di fretta perché doveva prendere un aereo. Cosa peraltro non completamente falsa. Quello che i suoi assistenti hanno tuttavia omesso, è che la Signora Stewart aveva fretta soprattutto di andare a mangiare gli Éclair alla carota e il Sedano rapa alla bagna càuda del ristorante Vin Papillon, prima di riprendere il volo per New York. Quando, l’anno successivo, anche Barack Obama è venuto per una conferenza nella metropoli canadese, ha fatto tappa al Liverpool House per mangiare gli Asparagi e un Agnello del Québec con uno chardonnay e un pinot dell’Ontario in compagnia del primo ministro canadese, Justin Trudeau. I due locali fanno parte della stessa famiglia, quella del Joe Beef, uno dei rari ristoranti canadesi entrati nei 100Best e figura di spicco di una nuova cucina montrealese locale ma al tempo stesso multiculturale. Perché se fino a qualche decennio fa Montréal era la città nordamericana dove si mangiava come in Francia – il grande giornalista gastronomico americano Alan Richman di GQ ne è stato per molto tempo un sostenitore -, oggi la città continua a tenere fede alle sue tradizioni, ma va oltre. E le antiche roccaforti linguistiche e culturali sono andate scomparendo a vantaggio di una cucina in cui lo sciroppo d’acero si accompagna tanto al foie gras e al Paris-Brest quanto al cheddar, al toffee o al Sunday roast. E i ristoranti della famiglia Joe Beef dove, pur nel rispetto delle tradizioni francesi, si fa onore alle radici anglosassoni degli chef, del quartiere e della città, sono l’incarnazione stessa di questo straordinario métissage.
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