Testo di Ilaria Mazzarella
Foto cortesia Veuve Clicquot di Andrea Moretti
Madame Clicquot assunse la guida della Maison fondata nel 1772. Quella scelta audace cambiò per sempre la sua vita e la storia dello Champagne. Così facendo, prese in mano le redini della sua vita e divenne, a soli 27 anni, una delle prime imprenditrici dei tempi moderni. Nel 1810, creò il primo Champagne Millesimato della storia. Non fu un’invenzione casuale: nasceva infatti dal suo gusto impeccabile e dalla passione per l’eccellenza. “Una sola qualità, la migliore”. Madame Clicquot poteva esigere quell’eccellenza, poiché la esigeva a sé stessa. Ecco perché è famosa come “La Grande Dame de la Champagne” e costituisce il modello di come la Maison tramanda il suo savoir-faire.
Molte imprese del settore della ristorazione sono gestite da donne. Come mai interrogarsi sulla presenza femminile nelle cucine italiane? Di donne nelle cucine ce ne sono eccome. Eppure nella ristorazione, come in molti altri settori, una posizione di leadership al femminile è spesso difficile da trovare. Le posizioni dirigenziali sono appannaggio degli uomini. Le aziende – grandi ristoranti compresi – hanno dei pregiudizi nell’affidare ruoli di primo piano perché sanno quanto le donne siano maggiormente coinvolte nella vita familiare e la preoccupazione è che lo siano a discapito del lavoro. Gli effetti del recente lockdown sono stati la prova tangibile che le donne restano il genere maggiormente penalizzato anche dalla crisi in atto.
“La Maison da anni prende le parti delle donne – afferma Carlo Boschi, Senior Brand Manager Veuve Clicquot – e da oltre quarant’anni riconosce e valorizza a livello mondiale la parità di genere in ambito manageriale e imprenditoriale. Atelier des Grandes Dames ha lo scopo di supportare e valorizzare le grandissime potenzialità di queste donne, di renderle sempre più consapevoli delle loro capacità e renderne consapevoli anche tutti coloro anche ancora stentano a riconoscerle”.
La Maison Veuve Clicquot è da sempre nota per il suo sostegno alle donne più innovative e audaci. E dal 2016, con il progetto italiano Atelier des Grandes Dames, ha dato vita a un sistema virtuoso per sostenere il talento femminile nell’alta ristorazione, uno dei soffitti di cristallo ancora da infrangere e per dimostrare al mondo, e soprattutto alle giovani donne che vogliono intraprendere questo percorso, che anche una donna può vivere la propria vita a 360° ed essere allo stesso tempo chef.
Per la quarta edizione, Veuve Clicquot, partner di Michelin Italia, sponsorizza il Premio Michelin Chef Donna assegnato quest’anno a Marianna Vitale, 1 stella Michelin, del Ristorante SUD a Quarto, in provincia di Napoli. “Marianna Vitale è stata selezionata degli ispettori Michelin per la tenacia con cui ha costruito un progetto di ristorazione di qualità al di fuori dei circuiti turistici della sua regione. Con spirito d’avventura, rigore e leadership, Marianna ha creato un locale che rispecchia la sua personalità. Piatti ‘classici’ del territorio e percorsi di gusto elaborati giornalmente si affiancano a nuove invenzioni, facendo del ristorante SUD una tra le realtà più interessanti del panorama gastronomico partenopeo e italiano. Marianna, classe 1980, intraprende studi accademici e si laurea con lode nel 2004. Si accorge presto però che la sua vera passione è quella per la cucina, il prodotto e la volontà di valorizzare il proprio territorio. A maggio 2009 nasce così SUD, che in soli tre anni conquista la stella Michelin e oggi si aggiudica il Premio Michelin Chef Donna 2020 by Veuve Clicquot”.
Marianna, visibilmente emozionata, ma sempre con la calma e la lucidità che la contraddistingue, ringrazia tutto il suo staff di SUS e di Angelina (la rosticceria aperta a Bacoli qualche anno fa, ndr), sedici persone che hanno contribuito al raggiungimento dei suoi obiettivi. “Questo premio è il riconoscimento massimo in Italia per una chef donna. Ha un valore inestimabile”. Come chef, manager, donna, madre, Marianna è la perfetta incarnazione contemporanea di questi ideali. Autodidatta, laureata in lingue, cresciuta in un territorio che lei stessa definisce “demoniaco”, persegue le sue passioni in cucina con la caparbietà che contraddistingue la sua forte personalità. SUD, aperto nel 2009 e subito fregiato di numerosi riconoscimenti da parte dalla critica, non è un ristorante ereditato dalla famiglia, ma un progetto preciso nato insieme a Pino Esposito, socio, patron, sommelier, allora marito di Marianna e da sempre l’altra metà del cielo di SUD. “Giravamo tanto per ristoranti e ci siamo fatti un’idea chiara dell’obiettivo che volevamo raggiungere – racconta Marianna – aprire il posto in cui avremmo voluto cenare. La scelta più coraggiosa è stata quella di puntare sul proprio territorio, sebbene ostico e non privo di ostacoli. Quarto è per turisti intraprendenti. Potremmo essere al centro dei Campi Flegrei e invece siamo alla periferia di Napoli, senza collegamenti e senza infrastrutture. Credo che essere una donna cresciuta al Sud mi abbia dato una forza più grande, chi cresce qui ha il coraggio in casa e questo vantaggio può spenderlo nel tempo”.Eppure anche questa scommessa è stata vinta e con ottimi risultati. L’approccio pratico all’alta cucina di Marianna, con una proposta maggiormente etica in termini di risparmio e sempre focalizzata sul benessere del cliente, è un’esperienza composta da piatti ben eseguiti lontano dall’opulenza dell’ormai spesso superfluo cestino con mille pani diversi, il pre-dessert e la piccola pasticceria. Questa linea ha attratto negli anni la sua clientela più affezionata, per lo più napoletana.
“Non esistono in Italia le chef donne (e soprattutto non esiste una cucina femminile), è giusto dire che ci sono imprenditrici donne” dichiara Marianna. “Tutti i ristoranti stellati con chef donne sono ristoranti di famiglia, come il mio. Questo perché in Italia gli investitori sono uomini e investono sugli uomini. Quando avremo una classe dirigente di donne, e delle investitrici donne, vedremo cosa sceglieranno e se saranno meritocratiche”. Figure come quella di Marianna Vitale, le vincitrici delle edizioni passate del Premio Michelin Chef Donna, ovvero nel 2019 Martina Caruso (Hotel Signum – Malfa Salina), nel 2018 Fabrizia Meroi (Ristorante Laite – Sappada) e nel 2017 Caterina Ceraudo (Dattilo – Strongoli) e le chef appartenenti al network Atelier des Grandes Dames. Sono le ambasciatrici di un cambiamento in corso, la dimostrazione che un mondo diverso (e una ristorazione) è possibile. Il Premio esiste per accendere i riflettori su un role model che ispiri tutte quelle ragazze a non smettere di credere nel proprio futuro, affinché ricordino sempre che il loro non è un sogno irrealizzabile.
Nota di redazione
Vi racconteremo molto di più su Marianna e il suo Sud sul prossimo numero di Cook_inc. in uscita a novembre. Non perdetevelo!