Testo di Ilaria Mazzarella
Foto cortesia Lyre’s
Mocktail, un cocktail mock; viene dall’inglese “finto”, che significa analcolico. Il trend è dilagato soprattutto tra i millennials – i nati tra 1981 e il 1996 – arrivato ormai quasi due anni fa da New York, grazie ai bartender che hanno lanciato la miscelazione a bassa o zero gradazione alcolica. Per bere di più e bere meglio, perché il mocktail deve essere anche preparato con ingredienti il più possibile naturali e di alta qualità. Niente a che vedere con gli analcolici zuccherini preparati con bibite gassate, sciroppi di glucosio o succhi di frutta industriali degli anni ’80, quando esplorare la sezione dei drink analcolici significava condannarsi a un ignobile bibitone dolciastro e stucchevole, decorato a fette d’ananas e ombrellini. Oltre a essere ostracizzati nella infame categoria dei blasfemi dell’aperitivo: i “pericolosi” astemi. Anche i fermentati, specie gli home-made a bassa gradazione alcolica, si sono affacciati in punta di piedi sul mercato conoscendo un periodo florido, grazie a bevande come la kombucha, l’Idromele, il sakè o il sidro. Tutto il contrario delle pessime abitudini dei giovanissimi, il cosiddetto binge-drinking, ovvero bere il più possibile-spendendo il meno possibile. Un retaggio del fast food, in ancor più triste versione fast-drink, di vent’anni fa. Purtroppo aggravato dall’isolamento forzato da lockdown. Ma questa è un’altra (brutta) storia.
Ciò che registriamo di buono e sorprendente è la tendenza degli ultimi anni verso una grande attenzione del mercato globale al “no alcool”. Insomma essere sobri è di moda. Oltreoceano hanno coniato persino i Sober Social Events. Restano moltissimi i consumatori italiani che non rinunciano a un buon drink, ma le abitudini stanno cambiando, complice anche la difficile fase legata al Covid-19. È stato infatti il direttore della task-force anti-alcol dell’OMS a segnalare che “un abuso di alcool può danneggiare il sistema immunitario e favorire l’infezione contro cui il pianeta sta lottando. Ecco che diventa necessario poter conservare il piacere e il gusto di un buon drink e la freschezza di un analcolico”.
La case history di Lyre’s
A tentare il palato dei bevitori responsabili del nostro Paese, dopo aver spopolato in USA, UK e altri mercati europei, arriva dall’emisfero australe una linea innovativa di distillati analcolici dal nome Lyre’s. I liquori e distillati disponibili in Italia sono: Dry London Spirit (Gin), Italian Orange (Bitter), Aperitif Rosso (Vermouth), Amaretti (Amaretto) e Spiced Cane Spirit (Rum Speziato). Si tratta di una linea realizzata utilizzando essenze, estratti e distillati completamente naturali in modo da riprodurre l’aroma, il gusto e l’aspetto del distillato a cui si ispirano, ma senza utilizzare l’alcool come base. La qualità è stata riconosciuta in diversi test alla cieca da sommelier importanti. Ciascun prodotto ha un basso contenuto calorico, è privo di glutine e latticini ed è adatto anche ai vegani e vegetariani.
Oltre al piacere di un gusto responsabile c’è una grande cura del design e del packaging: Lyre’s ha uno stile inconfondibile, una perfetta linea da bar o per gli appassionati collezionisti. Le bottiglie sono decorate con motivi che richiamano il mondo faunistico: l’animale rappresentato su ciascuna etichetta fa riferimento al Paese di origine del distillato. Il logo Lyre’s è ispirato all’uccello lira australiano, conosciuto per la sua mimica, che rappresenta al 100% lo stile del brand. Questi distillati analcolici sono stati creati, infatti, per imitare l’aroma, il gusto e l’aspetto dei distillati tradizionali. Bere, per esempio, un Lyre’s G&T o Lyre’s Espresso Martini dà ancora la sensazione di gustarsi il cocktail a cui siamo abituati, quello tradizionale, senza accorgerci che non ci sia l’alcool. O forse sì, ma solo alla fine, quando non accusiamo nessun postumo.
“L’ambizione di Lyre’s non è quella di creare sapori originali, nuovi, ma di avvicinarsi il più possibile ai sapori dei liquori iconici, collaudati e universalmente amati, e rendere loro omaggio”, afferma Mark Livings, CEO di Lyre’s Spirits. “Dato che la tendenza del bere responsabile sta crescendo in tutto il mondo, sempre più persone sono alla ricerca di alternative sofisticate all’alcool. Lyre’s nasce proprio perché le persone in cerca di alternative consapevoli possano comunque godere di un drink sofisticato. Solo Lyre’s ti dà la libertà di bere, a modo tuo”.
Da start-up alla conquista del mondo, il brand non alcolico più premiato
Un’alternativa che sta riscuotendo un discreto successo. Lyre’s sta rapidamente conquistando i mercati ed è oggi disponibile in più di trenta Paesi tra i quali Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Regno Unito, Hong Kong, Singapore e Cina e Paesi Bassi. Lyre’s vede il Belpaese come un mercato chiave per l’espansione. All’inizio di questo mese, il brand ha ricevuto un finanziamento di quasi 10 milioni di euro per continuare a crescere, guidando così lo sviluppo globale nella categoria non alcolica. Mai prima d’ora era stato riconosciuto un investimento così importante per questa categoria di prodotti.
Inoltre i cocktail di Lyre’s sono già stati inclusi nei menu di alcuni dei 100 cocktail bar migliori al mondo, come l’Happiness Forgets a Londra, il Manhattan Bara Singapore e il Trick Dog a San Francisco. Un prodotto che, declinato nelle differenti versioni, raggiunge sempre livelli alti e si è fregiato di molti premi internazionali, tra i quali la London International Spirits Competition e la San Francisco World Spirits Competition 2020. Di recente al brand è stato riconosciuto il merito di Miglior Distillato Analcolico con il più alto punteggio al mondo all’International Wine & Spirits Competition. Per noi solo una domanda: a gradazione zero si potrà fare comunque cin-cin?
Per maggiori info: it.lyres.eu/