Testo di Luca Sessa
Foto di R.P. Consulting
Il Vinitaly ha la capacità di riunire nell’ambito della stessa manifestazione tipologie di cantine completamente differenti: nel corso della quattro giorni veronese ci siamo imbattuti in grandi aziende toscane da 20 milioni di bottiglie annue a romantiche testimonianze friulane di produzioni minuscole e raffinate. Una miscellanea di realtà accomunate dall’amore per il vino e dalla voglia di raccontare storie di vendemmie e imbottigliamenti, uvaggi e sentori che consentono di “viaggiare” in tutto il nostro paese nel giro di pochi padiglioni. Tra i tanti appuntamenti interessanti della kermesse vitivinicola si è distinto il meticoloso racconto incentrato sulla Puglia dei rossi “minori”, una degustazione che ha messo in luce il potenziale e le caratteristiche del Susumaniello e dell’Ottavianello, ma anche le tante sfumature originate dai differenti territori e dalla loro collocazione.
Puglia Carosello – Vini, temi, guide è il nome del format che ha permesso ad appassionati e operatori del settore di poter degustare nello Spazio Istituzionale della Regione Puglia i prodotti più interessanti di una terra in grande fermento ed evoluzione per quel che concerne la produzione vinicola, sempre più orientata verso la valorizzazione delle peculiarità dei propri vitigni. La Puglia, nel 2021 ha rappresentato il 2,5% dell’export di vino italiano, registrando una crescita dell’8% rispetto al 2020 per un valore complessivo di quasi 180 milioni di euro (dati ISMEA). Un risultato merito della crescente notorietà che la Puglia sta acquisendo a livello internazionale per le sue produzioni vitivinicole di qualità. Dal Gargano al Salento la Regione è uno scrigno di biodiversità, dal Primitivo al Negroamaro passando per il Nero di Troia, alfieri del panorama regionale, ad altri uvaggi di grande suggestione. I tre vitigni più popolari hanno condotto la Puglia alla ribalta, e sembra ora esser giunto il momento di fare la conoscenza con il parterre dei cosiddetti “vitigni minori”, particolari, identitari e in alcuni casi individuati solo di recente.
Una degustazione fondamentale per capire quanto l’espressione “vitigni minori” o “rossi minori” possa esser sbagliata, poiché le etichette provate hanno consentito di mettere in luce tutto il buono del Susumaniello e dell’Ottavianello, vere e proprie eccellenze del territorio interpretate dai produttori che recuperano e valorizzano le varietà autoctone locali adottando processi di produzione rispettosi dell’ambiente e della biosostenibilità. Questi vitigni, oggi alla base di vini pluripremiati, ci insegnano che seppur meno conosciuti e con volumi di produzione più contenuti, in alcuni casi davvero molto ridotti, rappresentano una parte importantissima della tradizione e della storia vitivinicola della Puglia, a cui si vuole dare la giusta rilevanza. Un lungimirante progetto ideato e realizzato dall’agenzia R.P. Consulting che opera da 13 anni nell’ambito della comunicazione e del marketing b2b e b2c con il contributo “Regione Puglia – Dipartimento Agricoltura Sviluppo Rurale ed Ambientale”. Giuseppe Cupertino, Presidente della Fondazione Italiana Sommelier in Puglia, ha condotto la degustazione permettendoci di scoprire che il Susumaniello e l’Ottavianello vinificati sia in rosato che in rosso possono riservanre innumerevoli sorprese e che hanno tutte le carte in regola per conquistare i gusti e i mercati. Il pregiudizio nei loro confronti è solo una reminiscenza del passato, l’approccio ora (fortunatamente) sta cambiando. “Preferisco chiamarli vitigni diversi – ha sottolineato Giuseppe Cupertino – sono i nuovi blasoni della Puglia enoica, e ritengo che possano essere in grado di competere con le altre tipologie a livello internazionale”.
E così nel breve volgere di poco più di 1 ora è stato possibile provare alcune interessanti interpretazioni del Susumaniello, una varietà d’uva antichissima, coltivata solo in Puglia (in provincia di Brindisi) che in un lontano passato era l’uva rossa principe della Valle d’Itria. Deve il suo nome al termine “somarello” perché ha la tendenza a caricarsi di grappoli come un somaro, per via della sua eccezionale produttività. L’Ottavianello deve invece il proprio nome probabilmente ad Ottaviano, comune in provincia di Napoli dal quale venne introdotto nella zona di Brindisi verso la fine dell’Ottocento grazie al Marchese di Bugnano. Un percorso di otto etichette che ci ha fatto passare dal rosa tenue del 150 Susumaniello di Apollonio con i suoi sentori di petali di rosa e fragolina di bosco al Tre Tomoli Rosa Vigna Flora, rotondo e armonioso alla bocca, per poi proseguire con i frutti rossi, il mirtillo e la mora di Alture Paolo Leo e le sensazioni olfattive eleganti dell’Oltremè Tenute Rubino.
La seconda batteria di quattro etichette ha mostrato la grande varietà e variabilità delle sfumature dei rossi “minori”, resi autentici da terroir molto differenti per tipologia dei terreni e collocazione geografica: il colore scuro e impenetrabile del Morso Rosso Tenuta Viglione con le sue note di tabacco ha reso omaggio a lavorazioni molto personali, il Sumaest Cantina Sampietrana con la cromia rosso rubino e la nota balsamica ha piacevolmente sorpreso il nostro palato, il Flaminio Agricole Vallone, iodato e minerale, si è rivelato sapido e quasi tannico e, infine, il Somma Ottavianello Carvinea ha permesso di chiudere con note balsamiche e speziate.