Testo di Sara Porro
Foto cortesia del Piccolo Principe
Che cos’è il vero lusso? Chiedilo ai ricchi e in genere otterrai una risposta tipo: “Avere del tempo di qualità da passare con le persone care”. È lo spirito dei tempi che rende ipocriti, perché cent’anni fa lo sapevano bene: il vero lusso è passare alcuni mesi l’anno in un paese da cartolina sulle coste del Mediterraneo, diciamo tra Saint-Tropez e la Versilia. La villeggiatura nasce come privilegio dei ricchissimi: circa un secolo fa comincia ad aprirsi anche alla borghesia più florida, e infine, negli anni 60 tutte le classi sociali d’Europa si aspettano il diritto alle vacanze.
Le prime città a essere meta di quel turismo internazionale da happy few hanno molto in comune: gli edifici imponenti di sapore neoclassico sul lungomare, lo stile liberty, i marmi degli hotel di lusso e i grandi ristoranti d’albergo. Uno dei migliori esempi – ancor oggi in forma smagliante, grazie all’esteso restauro del 2022 – è il Principe di Piemonte, nato nel 1922 con il nome di Select Palace Hotel, quando Viareggio si stava espandendo lungo viale Margherita, che corre parallelo al mare. Racconta il cronista dell’epoca Ulderico Tegani che l’hotel era dotato di “apparecchi telefonici” e di una “propria lavanderia automatica”, ed era anche l’unica struttura della Versilia ad avere l’acqua calda nelle camere. L’hotel cambierà nome negli anni del Fascismo – quando gli inglesismi vengono messi fuorilegge – prendendo quello della carica di Umberto II di Savoia, il “re di maggio” che nel 1946 sarebbe stato l’ultimo regnante d’Italia.
Il ristorante dell’albergo si chiama Il Piccolo Principe e da 18 anni è guidato da Giuseppe Mancino, cresciuto professionalmente nelle cucine di Gualtiero Marchesi all’Albereta e di Alain Ducasse al Louis XV di Monte-Carlo. Il Piccolo Principe ha due stelle Michelin dal 2014: l’unico della costa toscana. Un riconoscimento meritato: la cucina di Mancino riesce a essere perfettamente coerente con l’eredità e la grandeur del luogo, tenendosi alla larga dai rischi più ricorrenti di queste formule. È come i materassi delle suite ai piani di sopra: confortevole senza essere molle. La cucina di albergo lo è spesso: da un lato, lima spigoli e asprezze per aspirare al minimo comune denominatore gradito ai clienti altospendenti; ma è spesso molle anche letteralmente, per la tendenza ad abusare di cotture sottovuoto e creme che standardizzano il lavoro di cucina e lo semplificano all’osso per i grandi numeri dei banchetti.
Mancino ha invece una cucina molto fresca, nel gusto e nelle idee. Una cucina stagionale sia per le materie prime che sceglie – c’è un grande lavoro sulle verdure, che vengono dall’azienda agricola Biodinamica Mediterranea di Luca Salvadori, a pochi km dell’hotel – sia per la sua contemporaneità; anche negli stili cui ricorre. In questo lo aiuta certamente l’età: a dispetto della lunga carriera, Mancino è nato nel 1981, ed è evidente come sia nel pieno delle sue forze creative. A proposito di energie: gli amuse bouche – che compongono un ideale viaggio in Toscana – sono singoli bocconi che meriterebbero ciascuno di essere un piatto a sé: in particolare la Bruschetta con cicale e lumachine di mare (che ingrediente meraviglioso!), l’irresistibile sfera di Impepata di cozze e la Tartelletta di barbabietola croccante con gel di fiori di arancio e misticanza.
Sul menu, alcuni piatti-firma invecchiati bene come gli Spaghetti mantecati con burro, alici e tè lapsang souchong e la Triglia alla pizzaiola con pane toscano, mozzarella, capperi, pomodori e olive nere; insieme a molte altre invenzioni piene di creatività ed estro come l’Ostrica con latticello al whisky torbato o i Bottoni di cernia, salsa di aringa, caviale Beluga e cicoria.
Diciott’anni – il tempo che serve a un neonato per prendere la patente – potrebbero fiaccare l’amore per la novità di chiunque; e invece Mancino lavora ogni anno al ritmo del mare: tira in secco la barca durante la pausa invernale – che usa per fare ricerca e per studiare, oltre che per il riposo – ed è pronto ogni anno a dispiegare le vele per un’altra stagione piena di avventure.
Ristorante Il Piccolo Principe
Piazza Giacomo Puccini, 1
55049 Viareggio (LU)
Tel: +39 0584 4011
www.ristoranteilpiccoloprincipe.it