Testo di Isabelle Grabau
Foto cortesia di Valle del sole e di Isabelle Grabau
Proprio sulla strada che da Lucca porta verso il mare (Viareggio) si può scorgere Valle del Sole, una piccola azienda vinicola a coltivazione biologica e biodinamica di una decina di ettari. Siamo a Cappella, zona dal microclima particolare, esposta al sole per quasi tutta la giornata, sfiorata dal vento del mare che, attraversando le colline della Valfreddana arriva fresco e puntuale, asciugando le vigne. Il vento e l’escursione termica – abbastanza elevata nella zona – aiutano prima le vigne, e quindi l’uva, a mantenere un livello di acidità e freschezza ottimale per la produzione di vini con una sapidità equilibrata e un’innata finezza.
I vigneti, circa 8 ettari, si estendono su diverse tipologie di suolo: nella parte collinare prevalgono arenarie argillose ricche di minerali che danno origine a vini rossi di buona potenza e longevità. In pianura i suoli sono sabbio-limosi con abbondanza di scheletro, è questa la zona di eccellenza per la produzione di vini bianchi di grande serbevolezza.
La piccola cantina è un gioiello, pulita, precisa, senza nessun odore particolare (e chi se ne intende sa l’importanza di questa caratteristica). Mentre assaggiamo qualche anteprima dalle vasche in acciaio mi rendo subito conto di alcune caratteristiche prevalenti in tutti i vini: pulizia, freschezza ed eleganza. Peculiarità che tornano puntuali durante il momento della degustazione, dove, assieme a un bel tagliere di salumi e formaggi locali, abbiamo avuto il piacere di assaggiare i vini di punta dell’azienda, l’H’Ama e l’Ébrius. Degustiamo con piacere anche il 1968, un vino chiamato con l’anno della nascita della Doc Colline Lucchesi (la prima Doc della toscana), blend delle uve di 5 produttori diversi, di cui parleremo prossimamente. Nelle colline Lucchesi, si sa, il tannino è molto verde e di difficile gestione, a volte può dare vini astringenti e di poca piacevolezza; qui si è scelto di gestirlo e ammorbidirlo fermentando il chicco intero in mastelle aperte. Effettivamente i tannini dei vini assaggiati, sono morbidi e piacevoli.
Renato Borselli e suo figlio Marco gestiscono l’azienda – rilevata nel 1991 – con grande passione. Ristrutturata nel ‘94, vengono impiantate parecchie vigne, ma ce ne sono di altre di quasi 50 anni. Nel 2003 Marco inizia la sua avventura in cantina e si forma da autodidatta, non avrebbe mai pensato di fare quel lavoro a vent’anni, racconta. Dal 2010 si parte con la coltivazione biologica, e nell’azienda si iniziano a utilizzare i principi della biodinamica. “Nei nostri vini c’è il profumo della terra, il profumo dell’ecosistema sano e florido che, grazie all’agricoltura biodinamica, il terreno ha creato. Per questo il nostro vino non sarà mai uguale, ma ogni annata avrà le proprie caratteristiche ed è esattamente quello che vogliamo: lasciar parlare la terra, senza condizionarla”, racconta.
Già dai primi momenti di scambio, mentre chiacchieriamo, mi rendo conto che più di un’azienda è una famiglia, dove ognuno apporta il suo know-how e condivide senza timori anche sogni e progetti, idee e creatività. Così, insieme, viene deciso ogni piccolo passo per il futuro dell’azienda. Il valore della famiglia, l’attaccamento alla terra, la ricchezza del lavoro che viene tramandato di generazione in generazione, questi i valori che scaturiscono dalle parole di Marco.
Giulia Giovannelli, la giovane enologa, con esperienze degne di nota (dalla Sicilia all’Australia, patria dei vini biodinamici) è subentrata da tre anni e ha completato il “gruppo” di lavoro. L’enologo consulente è Massimo Motroni e i consigli arrivano da Saverio Petrilli, saggio esperto di agricoltura biodinamica del territorio lucchese. Nove le etichette tra bianchi, rossi, un vino dolce e un rosato. Non manca l’olio extravergine d’oliva, che nella zona della lucchesia regala sempre ottimi risultati.
Le etichette hanno subito un restyling recente e sono bellissime: acquerelli leggeri, gradevoli, freschi, che comunicano (a mio avviso) esattamente il contenuto della bottiglia e le caratteristiche della produzione. Avete presente quell’etichetta che non si scorda mai, quella che vi piace tanto e se foste voi vignaioli l’avreste fatta uguale uguale? Per me è quella dell’Ébrius: raffigura un dittamo, un fiore che, si dice, se toccato, tale è il suo profumo che inebria, proprio come il vino. Anche Baudelaire lo descriveva nella bellissima poesiaPortrait – Les Fleurs du Mal. Tutto così romantico…
È sempre un grande insegnamento condividere momenti con persone che amano il proprio lavoro, lo svolgono ogni giorno con forza e passione, come Marco, che alla fine della degustazione, quasi di nascosto mi dice “sai, oggi non sto nella pelle, questo pomeriggio arrivano le barbatelle nuove, sono emozionantissimo!”. Sì, perché Marco quel pomeriggio avrebbe piantato le barbatelle a mano, una a una, con suo figlio di 7 anni e quel momento sarebbe stato un evento veramente unico per lui e per la sua famiglia.
Progetti futuri? “In primavera si parte con l’ospitalità e i wine tasting, aumentare la qualità, creare un vino nuovo (che non si può svelare), organizzare una festa con clienti e amici Covid permettendo e salvare il Moscato Rosso d’Amburgo, vitigno autoctono e quasi scomparso (che per legge, solo in queste zone è possibile vinificare), insomma, a Valle del Sole la noia non esiste”. Ci salutiamo a distanza, ma la luce negli occhi di Marco e il sorriso chilometrico di Giulia mi sono arrivati comunque, caricandomi di energia positiva per tutta la giornata.
I vini
Ébrius: Sangiovese 100% proveniente da più di 4 vigne di sangiovese, con diversa esposizione. Colore rosso rubino. Al naso sentori di frutti rossi freschi, ribes, fragola, lampone, evolve nel caffè tostato, nel finale una nota balsamica. Bocca equilibrata tra morbidezza e freschezza, la sapidità richiama il bicchiere, tannini eleganti e fini.
H’Ama: Uvaggio di trebbiano. Colore giallo oro. Naso floreale, ginestra, camomilla e successivamente fieno. Note di miele e mela cotogna, erbe aromatiche. In bocca equilibrio tra freschezza e morbidezza. Sapidità armonica.
Libente: Merlot 80%, sangiovese 20%. Rosso rubino inteso con riflesso porpora, naso fresco, erbaceo, marasca, prugna. In bocca buon equilibrio tra freschezza e morbidezza. Tannini eleganti.
Linchetto: Sangiovese 70%, moscato rosso d’Amburgo 15%, aleatico 10%, canaiolo e colorino. Rosso rubino con riflessi porpora, naso fresco, profumo di rosa rossa, frutta fresca, ciliegia e marasca. In bocca equilibrato, fresco, abbastanza tannico.
Malie: Vermentino 70%, chardonnay 20%, grechetto 10%. Giallo paglierino il colore, profumi freschi, fiori bianchi, agrumato, note di erbe aromatiche. In bocca fresco e sapido.
Occhi di Fata: Sangiovese 100%. Rosato. Rosa tenue riflesso buccia di cipolla, Naso agrumato, frutta fresca fragola di bosco. In bocca fresco, sapido, morbido.
Valle del Sole
Via della Cappella Alta 864 – Località Cappella
55100 Lucca
Tel: +39 338 119 8401
www.valledelsole.eu