Testo della Redazione Cook_inc.
Foto di Bob Noto
Poco tempo è passato, eppure il mondo della gastronomia già avverte la mancanza di uno dei più grandi fotografi internazionali di food, forse il più grande: Bob Noto.
Scopritore in Italia nei primi anni ’90 del talento di Ferran Adrià, Bob era considerato un punto di riferimento dai tanti tantissimi cuochi che hanno sempre guardato ai suoi scatti, anche da altri continenti, come il viatico alla celebrità: passare attraverso l’occhio della sua minuscola digitale da cui Bob non si staccava mai significava ipso facto essere cooptati nella ristretta cerchia dei grandi.
Teatrale, colto, dissacrante, amante della battuta triviale, Bob ha collaborato con Vandenberg Edizioni sin dagli esordi nel 2006 in un rapporto di grande amicizia e professionalità.
Ecco un breve ricordo del suo lavoro in alcuni numeri del magazine.
Nel Marzo 2012 (Cook_inc. numero 2) ad Alba fotografò le creazioni di Enrico Crippa ispirate all’opera di Valerio Berruti: dalla Bruschetta Kebab al Wafer al cioccolato e tartufo bianco.
Sempre nello stesso numero, in Anatomia di un fritto misto, Bob vivisezionò a suon di scatti le 36 creazioni di Davide Scabin catturandone la più intima essenza. Altro che le tavole anatomiche di Vesalio!
Nel numero 3 di Cook_inc. nella quiete della campagna senese immortalò l’eleganza senza tempo della Certosa di Maggiano di Anna Claudia Grossi.
Nel numero 4 furono vulcaniche ed esplosive le foto dei piatti di Christian Milone della Trattoria Zappatori di Pinerolo, in particolare Cozze e Vongole. Poi addolcì il tiro con le zenissime Tagliatelle verdi.
Con Tartufo, il profumo che si mangia, gli scatti di Bob all’Hotel Bulgari di Milano seppero trasmettere le inconfondibili note aromatiche del pregiato tubero usato nei piatti di Andrea Ferrero.
Su Cook_inc. numero 5, Bob si fece interprete della quintessenza del Banchetto Rinascimentale, rivisto in chiave pop: nel ristorante Il Palagio Four Seasons della Firenze medicea, tra il Piccione cotto nella vescica di maiale, lo Stinco di vitello glassato, le Lumache al prezzemolo, il Panettone di Brema e ben altri 70 piatti del brunch domenicale di Vito Mollica, Bob e la sua digitale furono una cosa sola, quasi uno scettro taumaturgico simbolo del suo potere trascendente sulla materia.
Milano e New York, e arriviamo al numero 6: dalla scoperta della cucina di Matteo Baronetto al Ristorante Cracco fino alla Grande Mela con i dinamici e cosmopoliti Daniel Humm e Will Guidara, dell’Eleven Madison Park, la quintessenza del food gourmet newyorkese.
Poi, nel numero 11: a pranzo dall’errante argentino, Mauro Colagreco, a ridosso della Costa Azzurra, Bob fissò con estrema grazia i piatti del Mirazur di Mentone.
La Foresta di cioccolato e biscotti, Mango colorato, Scatola gelata e fragoline di bosco, Rombo arrosto in forno alle erbe: di nuovo a Firenze dove giocò con maestria tra i colorati piatti di SE-STO on Arno di Entiana Osmenzeza.
Lo ritroviamo con Matteo Baronetto. Nel numero 13, un Bob da Premio Oscar: qui, al Del Cambio di Torino, “anno primo”, ci ha regalato forse gli scatti più belli di sempre.
Infine, numero 14 con tripletta: a Barcellona dall’amico Ferran Adrià a elBulliLab; a Rivoli al Combal.Zero dal “creatore di mondi” Davide Scabin, suo grande amico, a scoprire il menu Down & Up/Up & Down. E ancora, nel vercellese, tra piatti, folte barbe, tatuaggi e paesaggi mozzafiato, dai Costardi Bros del Ristorante Christian & Manuel.
Appassionato di musica, da uno che porta il nome di due divinità, quali Bob Marley e Bob Dylan, se una fotografia è l’arresto del cuore per una frazione di secondo, tu, Bob, ci hai fatto perdere il conto di quante volte ce lo hai fatto sobbalzare.