Testo di Letizia Gobio Casali
Foto di Fabrice Gallina
Nell’ex monastero medievale di Santa Maria di Aquileia si sono consumati dei reati. Sembra un sacrilegio, mentre è la storia vera della tenuta Barone Ritter de Záhony che dal 1850 ha sede nel vecchio complesso religioso. Qui, infatti, pur se sotto la vigile sorveglianza dell’impero austroungarico, furono importati clandestinamente dei vigneti francesi resistenti alla filossera.
“Erano nascosti in mazzi di rose”, ci racconta Guido Rossignoli, discendente dei fondatori dell’azienda agricola che oggi si estende su 130 ettari, di cui 60 occupati da vigneti. Di famiglia cosmopolita, con una carriera in un settore totalmente diverso dalla viticoltura, alcuni anni fa Guido è tornato in Friuli per portare avanti una produzione che vanta un Prosecco composto al 100% da uva glera, con microscopiche bollicine che in bocca risultano “croccanti” che è stato premiato con la medaglia di bronzo ai London Prosecco Masters 2019 e con quella d’oro ai Prosecco Masters 2022.
Rossignoli, infatti, è convinto che questa regione possa diventare un punto di riferimento anche per le bollicine, cosa abbastanza inedita per il Friuli. Non deludono anche il rosé Maví, creato nel 2020, le cui uve Rebo sono raccolte a mano e raffreddate prima di pressarle “in modo da non stingere” e il notevole Edda Cristina-Palava, medaglia d’argento allo Spring Tasting 2022, che trae origine dalla riscoperta di vitigni originari della Moravia, dove risiedevano antenati della famiglia, che è stata resa possibile dall’infinita riserva di barbatelle dei vivai di Rauscedo.
Dalla migliore produzione di questo vino ogni due anni viene “estratto” un passito limited edition (nel 2019 ne sono state prodotto solo 330 bottiglie) il cui prezzo (circa 35 euro) non rende giustizia all’enorme mole di lavoro e di tempo necessari per un simile risultato.
Proprio perché è uno sperimentatore, come dimostrano le eterodosse bollicine made in Friuli, e perché si rende conto del valore del territorio in cui opera, Guido vorrebbe fare pressione affinché in futuro la denominazione dei vini friulani dipenda dalla zona, ossia dal terroir, invece che dal vitigno.
“Paesi di lunga tradizione vinicola, in primis la Francia, hanno adottato una denominazione in cui non viene mai nominata la varietà dell’uva utilizzata, bensì quell’insieme di territorio, micro-clima e tecniche regionali che caratterizzano un vino, lasciando al produttore la libertà di mescolare i vitigni nei propri vini, consapevoli che i grandi vini sono quasi sempre degli uvaggi e non sono 100% monovitigno come da noi” spiega.
In attesa di capire se la sua idea raccoglierà adesioni, e se il Friuli imiterà quanto già parzialmente fatto in Piemonte e Toscana, noi apprezziamo lo chardonnay Elvine (medaglia di bronzo ai Decanter Award 2021). Come tutti i prodotti dell’azienda, è intitolato a una donna della famiglia Rossignoli: Edda Cristina è la madre di Guido, Elvine l’antenata dei bouquet illegali.
Tuttora in azienda sono presenti Sabina, la sorella di Guido, che si occupa della commercializzazione dei vini in Spagna, e la compagna Roberta che ci guida nel nostro percorso gustativo. Il futuro, risolta una piccola questione con gli asparagi (che richiedono troppo lavoro per quello che danno” ci spiegano), attende in vigna la piccola Maví? Le premesse sono rosee, come il vino a lei intitolato. E quello che è già certo è che dagli antichi bouquet femminili è fiorita un’azienda che promette grandi cose.
Azienda agricola Ritter de Záhony
Piazza Pirano, 8
33051 Aquileia UD
Tel: +39 0431 91037
www.ritterdezahony.it/