Intervista a cura di Raffaella Prandi
Foto di Mickaël A. Bandassak
Sardo d’origine e parigino d’adozione, Simone Tondo è lo chef di Racines, bistrosteria nel cuore della capitale francese. Ci ha stregato con suoi video originali e suggestivi su Instagram (che potete vedere qui); Raffaella Prandi l’ha intervistato per noi ad Aprile.
Raffaella: Le tue ricette filmate sono tra le più apprezzate in rete: un ritmo lento e rilassante, movimenti delicati e saggi, i tuoi video hanno anima, cuore, sono piccoli momenti di poesia quotidiana e raccontano molto del tuo modo di intendere la cucina. Come è nata la magia?
Simone: Ho iniziato quasi per caso, giusto per passare il tempo. È divertente, ma mi sto già chiedendo se non sia il caso di smettere. Ne vedo circolare troppi e non è necessario mettersi tutti le stesse scarpe.
Raffaella: No, non smettere, siamo tutti tuoi fan.
Simone: Mi fa piacere se le persone ne capiscono il senso profondo. Non voglio insegnare nulla, è un puro momento di condivisione, faccio quello che in quel preciso momento sento di fare. Chi mi guarda apprende ciò che vuole, io voglio solo trasmettere quello che sono e quello che mi piace fare, null’altro. Credo poi che una parte della magia sia regalata dalla musica, senza sarebbero tutt’altra cosa.
Raffaella: Sei un appassionato di musica, le persone ti chiedono anche la play list?
Simone: Sì, ma sono anche appassionato di cinema, di fotografia, di arte … mi manca solo la moda. I video sono nati dal mio amore per la fotografia. Ho sempre fatto foto a livello amatoriale. Mia nonna è una pittrice, insegnava in un Istituto d’arte. Mio nonno un arredatore d’interni, un designer, impiegava due ore a vestirsi, meticolosissimo.
Raffaella: Il lato artistico familiare…
Simone: Mi disturba il disordine estetico. E ho sempre amato lavorare con artigiani e artisti. Mi piace comunicare con poco.
Raffaella: Come ti sei improvvisato videomaker di talento?
Simone: Quando è partito il confinamento ho iniziato a seguire le storie di Instagram e lì ho cominciato a immaginare di unire alle mie immagini la musica che comunque fa il 50 per cento del risultato. Mi sono innamorato delle bellissime foto che posta Giorgia Eugenia Goggi della Masseria Morosetta. Mi ipnotizzano. La ragazza ha gusto ed è tecnicamente preparatissima. Anch’io volevo regalare un po’ di bellezza e verità alla gente che sta a casa. Null’altro. Volevo però chiudere a qualsiasi possibilità di discussione, del tipo gli gnocchi si fanno così o così.
Raffaella: Si notano spesso le manine di tuo figlio Matias che aggiungono un tocco di verità.
Simone: Sì, Matias pur avendo tre anni e mezzo ha grandi movimenti, per lui la mise en place è una religione.
Raffaella: Come giri i video?
Simone: Ho iniziato con IMovie ma nonostante quel che si dice è complicato. Le applicazioni che preferisco sono Quick e Splice, quest’ultima molto rapida ma con meno opzioni. Anche Cinescope non è male. Le ricette durano 15 minuti. Uso sempre luce naturale. O davanti alla finestra o direttamente sul fuoco ed è inevitabile che lì la luce sia un po’ gialla ma non voglio realizzare video fake, o i classici filmini in cucina in stile home kitchen, ce ne sono già troppi. E a volte si avverte come non siano il frutto di una necessità emotiva, che insomma tanti chef non si siano nemmeno chiesti che cosa piacesse davvero a loro. Mi sbaglierò, ma ci sento quelle atmosfere da fine dining che presto potrebbero non avere più molto senso.
Raffaella: Game over?
Simone: Io sono oltre il loro game. Mi sento un po’ il Salmo della cucina, etichetta indipendente, video autoprodotti. Sono totalmente indipendente e questo farà la differenza.
Raffaella: Perché?
Simone: Se si riaprisse domani, quanti sono i posti in cui vorresti veramente tornare, dove sei stata davvero bene? La cucina è comunista, fatta di condivisione e a questo torneremo. Vedrai che ci saranno ristoranti che non ci mancheranno. Chi più chi meno dovremo tutti rimettere mano alle nostre attività e riprendere a fare gli artigiani. Sono convinto che, sempre di più, sarà il pubblico a decidere e premiare quei posti dove si avvertirà dietro un lavoro di bottega e non invece quel genere di locali dove bisogna per forza andare perché lo ha deciso il sistema della comunicazione. Questo appunto farà la differenza.
Raffaella: Come vi regolerete con il distanziamento sociale, potrebbe significare un ulteriore crollo dei fatturati.
Simone: Il distanziamento sociale è ridicolo. I ristoranti o si riaprono o non si riaprono. Sarà invece utile un sistema di monitoraggio, dovrà esserci un modo controllato di ripopolarli. Il cliente dovrà munirsi di una sorta di tesserino o di App che certifichi le sue condizioni di salute.
Raffaella: Rispondo ora alla tua domanda. Se potessi, vorrei tornare domani Al Gambero Rosso di San Vincenzo.
Simone: Beh, è esattamente quello che intendo per artigianato e bottega. Ho avuto l’occasione di cucinare una volta insieme a Fulvio ed è stato il momento più alto della mia carriera. Anzi, ho proprio chiuso lì la mia carriera.