Testo e foto di Eugenio Signoroni
“Bob è stato il commensale più geniale che sia mai esistito. Il suo ruolo per la storia della gastronomia è stato importante quanto quello di Brillat Savarin, è importante tenerlo a mente. Il Bulli non sarebbe stato il Bulli senza di lui” così Ferran Adrià racconta chi è stato Bob Noto al quale è stato intitolato l’omonimo premio consegnato ieri sera a Torino, nei bellissimi spazi della Centrale Lavazza, durante l’inaugurazione di Buonissima, la rassegna che per quattro giorni porterà la capitale piemontese al centro della scena gastronomica nazionale e non solo.
Non è stato il cuoco migliore e nemmeno il più creativo a ottenere questa prima edizione del riconoscimento, sarebbero state categorie troppo scontate per essere affiancate al nome di una figura così fuori dagli schemi, ma il cuoco più irriverente. Un tratto del carattere di Bob, l’irriverenza, che quest’anno Antonella Fassio ha deciso dovesse essere quello del cuoco vincitore. Anno dopo anno sarà lei a scegliere quale aspetto di Bob, tra i tanti che si possono elencare pensando a lui, dovrà avere il cuoco premiato. A ottenere il riconoscimento di cuoco irriverente quest’anno è stato Andoni Luis Aduriz, chef del Mugaritz che, come ha sottolineato Giuseppe Lavazza leggendo le motivazioni “ha fatto della ricerca costante dell’avanguardia il suo modo di intendere la vita”.
Il premio è stato anche un bellissimo modo per celebrare la figura di Bob, per sottolinearne il ruolo centrale per lo sviluppo della ristorazione degli ultimi 30 anni e per ricordare quanto il suo modo di approcciare la gastronomia manchi. “Bob è stato una personalità in grado di connettere e di far incontrare persone anche molto diverse tra loro” ha ricordato Marco Bolasco, che di Bob è stato grande amico. “Io ho avuto la fortuna di stare seduto sul sedile posteriore della sua auto nei lunghi viaggi che lui faceva insieme ad Antonella e a Rocky. Bob Era un grande esploratore e il suo andare lontano non era solo geografico ma anche, e forse soprattutto mentale. A lui piaceva scoprire l’insolito, l’ignoto, l’originale e così riusciva a vedere cose che agli altri restavano nascoste. Come disse qualche anno fa Davide Scabin – un altro membro della giuria del premio insieme a Bolasco, Matteo Baronetto, Luca Iaccarino, Stefano Cavallitto, Sara Peirone e Paolo Griffa – “Bob era bravissimo a tenere alta la soglia del rischio ed è in questo modo che riusciva a cogliere l’inaspettato e il nuovo. Una capacità di cui oggi si sente la mancanza così come manca la capacità talvolta di essere inclusivi cosa che invece Bob sapeva fare benissimo”.