Pensieri liberi per sognatori e amanti del luppolo
Testo di Luca Martinelli
Foto di Davide Dutto
I venticinque anni di rivoluzione della birra artigianale in Italia visti con gli occhi di Teo Musso. Il fondatore del Birrificio Baladin si racconta in un libro scritto a quattro mani con Laura Pranzetti Lombardini
Il movimento italiano della birra artigianale ha compiuto 25 anni (nel 2021) ed è uscito il libro che lo racconta dall’interno e in profondità. Lo ha scritto – dialogando con la giornalista Laura Pranzetti Lombardini – Teo Musso, fondatore del Birrificio Baladin di Piozzo (CN), uno dei sei nati contemporaneamente nel 1996, “iniziative spontanee e non influenzate o supportate dalla conoscenza reciproca” come spiega Dalla terra alla birra, pubblicato qualche mese fa da Gribaudo.
Pranzetti Lombardini (che per Gribaudo ha scritto anche il Dizionario contemporaneo di buone maniere) ha qui il merito di assecondare, accompagnare e organizzare il flusso di “pensieri liberi” (come recita il sottotitolo) dell’istrionico imprenditore piemontese, ricostruendo la storia del suo Birrificio e costruendo, a partire dalla singola esperienza, un macro-racconto dell’epopea italiana della birra artigianale. I contenuti sono organizzati attorno a parole-chiave – da Artigianalità a Pioniere e Irrequietezza – che aiutano a comprendere a 360 gradi il Musso-pensiero e a partire da quello farebbero venir voglia a chiunque di stappare qui-e-ora una bottiglia di birra artigianale, per brindare idealmente con Teo alle tappe di un percorso che porta i birrai italiani a dialogare alla pari con gli artigiani di Belgio e Stati Uniti, paesi chiave nella geopolitica birraia.
Sfogliando per la seconda volta il libro, dopo averlo letto tutto e con estrema facilità, ho individuato (quelli che per me sono) quattro elementi su cui credo abbia senso porre l’accento.
Il primo riguarda la capacità di fare rete: “Nel 1998 abbiamo iniziato a incontrarci grazie a una figura importantissima per il movimento artigianale italiano, Lorenzo Dabove, in arte Kuaska” scrive Teo. È Kuaska – spiega – a visitare i sei microbirrifici nati due anni prima (Beba, a Villar Perosa; Birrificio Italiano, a Lurago Marinone; Centrale della Birra, a Cremona; Birrificio di Lambrate, a Milano; Birra Turbacci, a Mentana; Birrificio Baladin, a Piozzo) e a metterli in contatto: “Scopriamo così, grazie a lui, che esiste un noi!” riassume Musso. I sei con-corrono, iniziando a correre insieme, per citare uno dei concetti-chiave del libro Ricette Rubate di Forno Brisa (edito da Vandenberg edizioni) che ben si sposa anche a questa vicenda.
Il secondo elemento che caratterizza il movimento italiano è la capacità di portare la birra artigianale “ai tavoli della ristorazione”, scrive Musso. È lui il primo a “creare birre pensando al loro abbinamento con il cibo” e a spedire letteralmente due casse di birra a 500 ristoranti, accompagnandole “con una lettera in cui raccontavo la mia storia di produttore e stimolavo a provarle come abbinamento”. È successo nel 1997. Le birre del Birrificio Baladin a quel punto erano imbottigliate solo nel formato 75 cl, lo stesso del vino: il messaggio era chiaro. Ed è passato: “Il ruolo dei produttori artigianali italiani ha proposto una nuova lettura della birra come prodotto gastronomico” scrive Teo.
È tempo di un passo successivo: oggi – ed è il terzo elemento – “va ribadita l’identità del prodotto legato alla terra e alle materie prime” scrive Musso, che scomoda anche il concetto – caro al mondo del vino – di terroir. “Nel 2008 ho creato i primi luppoleti italiani”. Uno dei capitoli del libro, quasi fosse un Manifesto, è intitolato “l’importanza della filiera agricola per la produzione di birra artigianale”. È un salto culturale enorme. Basti pensare, sottolinea il fondatore di Baladin, che in Belgio – Paese a cui tanti guardano – “il luppolo non è il marker importante”. Oggi sono più di dieci anni che esiste la birra Nazionale, al 100% italiana. Una bottiglia che serve a “capovolgere” la percezione che non lega la birra all’agricoltura, come avviene per il vino: “Il concetto di filiera corta ritengo sia questo: un movimento virtuoso, sostenibile e appassionante che lega la terra all’uomo attraverso il prodotto finale”. In breve, anche perché questo è il titolo del libro, si sta agendo per ridurre un gap: “La distanza tra la birra e la terra, purtroppo, è enorme, perché chi produce birra si approvvigiona sul mercato mondiale. Collegare questi due mondi, la terra e la birra, è stata la sfida più importante dei miei 25 anni da produttore” ci racconta Musso.
A questa sfida, ne aggiunge un’altra: restare a Piozzo, a 80 chilometri e un’ora di macchina da Torino, a più di due ore da Milano. Restare a Piozzo e cambiare da un piccolo centro il mondo della birra artigianale, in Italia e non solo. “Vorrei diventare una sorta di simbolo di cosa si può fare per il mondo restando in un piccolo paese” scrive Musso. Nel libro c’è anche tanto altro, a voi scoprirlo.
Dalla terra alla birra. Pensieri liberi per sognatori e amanti del luppolo
Teo Musso, Laura Pranzetti Lombardini
Editore Gribaudo, 2022
200 pagine
Prezzo: 16,90 euro