Testo di Annalucia Galeone
Foto di cortesia di Oreste Tombolini e Antonio Zanata
Da ammiraglio della marina militare a viticoltore il passo non è breve senza la passione. Oreste Tombolini è un visionario, un self made man che ha costruito una lunga ed entusiasmante carriera al servizio della patria: è stato il comandante del raggruppamento San Marco a Brindisi poi congedato con il grado di contrammiraglio. Ha preso parte a quella che fu chiamata l’operazione Smeraldo per liberare l’allora Presidente DC Aldo Moro. Non sognava di andare in pensione “da grande”, infatti, ha deciso di reiventarsi e intraprendere un nuovo percorso. Un po’ per vocazione, un po’ retaggio culturale, è tornato alle origini e per consolidare il legame con la terra è diventato un artigiano del vino. Nel 2008, Oreste ha iniziato a produrlo per sé e per la propria famiglia, pian piano la platea di estimatori si è allargata.
“Mi sono lanciato in questa nuova avventura con la consapevolezza di ‘sbarcare’ in un mondo molto competitivo, quello del vino di qualità – racconta Oreste Tombolini – non ho alcuna velleità di competere con i produttori più blasonati che producono vino per mestiere. Il mio non è però un approccio dilettantistico, prima di iniziare ho studiato due scienziati giapponesi: i fitopatologi Teruo HigaeMasanobu Fukuoka. Coltivo le mie vigne con metodi naturali, non aro il terreno, sfalcio due volte all’anno e la potatura è cortissima. Mi sono posto come obiettivi: la protezione e la salvaguardia dell’ambiente, la rigenerazione del territorio e l’etica della produzione. Tutto ciò comporta dei rischi, prima di tutto quello di avere dei raccolti poveri dal punto di vista quantitativo, ma molto ricchi di profumi e di sostanze anti-ossidanti, polifenoli e proantocianidine in particolare. Il risultato è un vino che migliora di anno in anno, senza manipolarlo, sia dal punto di vista organolettico sia da quello salutistico. Ho abbandonato l’agricoltura convenzionale preferendo un’alternativa certamente più rispettosa dell’ecosistema”.
A Carosino, piccolo borgo in provincia di Taranto, ha ristrutturato la piccola cantina ereditata dal nonno materno che si chiamava Brandisio. I vini sono a lui intitolati, rappresentano un omaggio al suo ricordo. Da piccolo Oreste era la sua ombra, lo accompagnava in campagna, lì ha appreso i rudimenti del mestiere ed è scattata la scintilla per questo affascinante mondo. Ovunque si trovasse per lavoro, Oreste ha sempre apprezzato un buon calice. Nel tempo ha iniziato a domandarsi: “come posso fare per poter valorizzare il mio territorio natio e l’ottimo vino che si realizza?”.
La linea Brandisio è la risposta alla sfida lanciata a sé stesso. I vini sono ottenuti esclusivamente da uve di primitivo di Manduria in purezza prodotto da vecchie vigne di proprietà, da quest’anno la denominazione è uguale, sia per l’etichetta di punta sia per le altre due meno impegnative tra cui un rosato. Fa eccezione il passito prodotto solo nelle migliori annate, l’ultima risale al 2015. Sono vini identitari e dalla forte personalità, l’impronta di Oreste si avverte.
“La mia mission è quella di produrre vini non omologati nei quali siano esaltate le qualità nutraceutiche. Ho elaborato un mio protocollo, si parte dalle vigne nelle quali applico tecniche di agricoltura etico-naturale che si prefiggono, in sintesi, il raggiungimento dello stato di equilibrio bio-chimico del suolo e il potenziamento del sistema immunitario delle vigne basato sulla produzione del tenore di polifenoli che risulta così migliorato. In cantina l’uva è colonizzata dai microrganismi efficaci di Teruo Higa”. Il ciclo si chiude con il controllo della temperatura del mosto pigiato durante la fermentazione e l’affinamento del vino in barriques di rovere francese, nella bottaia, in risonanza acustica, il vino riposa coccolato con la riproduzione di brani selezionati di canto Gregoriano. Per ottenere il miglior risultato possibile, la musicoterapia parte in orari predeterminati: al crepuscolo mattinale e serale.
Andare controcorrente non è facile, sfatare luoghi comuni ancora meno. Ogni anno Oreste combatte con il pascolo abusivo e contro chi incendia le vigne per semplice dispetto, il numero di bottiglie già risicato, qualche migliaio all’anno circa, viene ulteriormente ridotto, ma lui non demorde.
Brandisio il primitivo
Via Karl Marx, 16
74023 Grottaglie (TA)
www.brandisio.it