Testo di Raffaella Prandi
Foto cortesia di Worldcanic
Vulcani spenti da centinaia di migliaia milioni di anni, vulcani dormienti e vulcani in piena attività. Ogni comunità che vive nelle aree vulcaniche del mondo ha sviluppato una speciale forma di resilienza traendo anche vantaggi dalle caratteristiche di questi territori singolari. Basti solo pensare all’Etna e alle terre fertili della zona ricche di vigneti e orti di ogni tipo.
O al caso di Lanzarote, la più settentrionale delle isole Canarie: prima della devastante eruzione del 1730 che cambiò il destino dell’isola cancellando interi villaggi e seppellendo tutto sotto una coltre di lava e cenere, l’agricoltura era fiorente.
In seguito alla catastrofe iniziò una forte emigrazione verso gli Stati Uniti finché la popolazione rimasta non si rese conto che quel tipo di suolo era perfetto per la vite e a 40 anni da quel terribile evento iniziò la rigenerazione economica. La sua Malvasia vulcanica insieme al turismo ne sono la prova. Proprio a Lanzarote, costellata da circa trecento coni vulcanici, si è svolta la prima edizione di Worldcanic, il Congresso delle Cucine e degli Ecosistemi vulcanici organizzato da Vocento Gastronomy e dal Cabildo dell’isola.
Per la prima volta si sono riuniti insieme per condividere le loro esperienze professionisti di tre continenti che lavorano in ambito vulcanico: scienziati, cuochi, agricoltori, produttori di vino, enologi, vulcanologi ed esperti di ogni tipo.
L’idea era quella di dimostrare il potenziale delle aree plasmate dalla cenere vulcanica, di condividere conoscenze e cucine anche attraverso il dialogo tra le diverse discipline perché, come ha ripetuto il geologo Joan Martí “il contatto tra professionisti nutre”.
Nei tre giorni di Congresso venti le presentazioni e le tavole rotonde tenute in quattro straordinarie location dell’isola (tra queste, lo spettacolare auditorium Jameos del Agua o la sala con vista sul Mirador del Río, tutti spazi creati da César Manrique, l’artista di Lanzarote che ha fatto dell’isola la sua opera d’arte).
Ricche di spunti le ponencia degli chef provenienti dalle aree vulcaniche della terra, da quella della chef Viviana Varese con il suo ristorante Villa Dorata in Sicilia dove i tre quarti delle coltivazioni provengono dalle aree intorno all’Etna a quella di Ryan Roadhouse, lo chef del ristorante Nogoduro di Portland che ha mostrato la ricchezza agroalimentare del territorio vulcanico in cui si trova l’Oregon, “simile a quello del monte Fuji giapponese” dove lui cerca ispirazione.
Innumerevoli anche le esperienze gastronomiche (tra queste quella a El Diablo, l’unico ristorante dell’isola dove si cucina direttamente con la lava vulcanica) con chef di Lanzarote e chef provenienti da diverse aree vulcaniche del mondo.
”La cenere è il nostro tesoro” ha detto Antonio Morales Cáceres manager e proprietario dell’Ecofinca Vegacosta a Tinajo, un’azienda agricola modello che lavora con colture su cenere dove ha preso vita un gigantesco progetto di agricoltura, gastronomia e turismo e dove si è svolto il buffet finale preparato dagli chef dell’isola con tutte le specialità locali.