Testo di Tania Mauri
Foto cortesia di Villa della Pergola
Un hotel di charme tutto da scoprire tra giardini, terrazzamenti, cucina gourmet e panorami mozzafiato sulla riviera ligure di Ponente.
Settembre. Cosa c’è di più esaltante che andare in vacanza quando tutti tornano a scuola o al lavoro? Le giornate sono ancora belle, le temperature miti, c’è meno confusione e la voglia di prolungare l’estate è tanta. Per chi cerca tutto questo, e molto altro, la risposta è Villa della Pergola, una dimora storica immersa nel verde sulla collina di Alassio con, all’interno, il ristorante Nove.
Villa Della Pergola, i suoi Giardini, la nuova Spa e l’infinity pool
La storia di Villa della Pergola è intrecciata con la nascita della villeggiatura invernale inglese ad Alassio, dove numerose famiglie soggiornavano per allontanarsi dal piovoso e freddo clima britannico in cerca del tepore, della bellezza e del buon cibo italiano. Malgrado i vari passaggi di proprietà e le modifiche dei villini e dei terreni, oggi rimane una delle rare dimore storiche perfettamente conservate nella loro struttura originaria che gode di un parco anglo-mediterraneo unico nel suo genere.
Villa della Pergola e i suoi Giardini sono rinati grazie al “folle” gesto d’amore di una famiglia ligure che ha permesso di salvare gli edifici e il parco – e con essi una parte della collina di Alassio – da una speculazione edilizia che ha rischiato, nel 2006, di cancellare per sempre un patrimonio storico, naturale e culturale inestimabile. Si tratta di un polmone verde abitato da migliaia di piante rare e fiori, custode di collezioni botaniche che danno vita a fioriture magnifiche come quella dei glicini in primavera. Passeggiare e “perdersi” nei Giardini è un’esperienza unica tutta da scoprire grazie all’immenso patrimonio che è stato conservato e recuperato e lo ha portato a vincere, nel 2024, il premio di Parco più Bello d’Italia (i giardini sono aperti al pubblico con visite guidate e non).
Con il progetto di restauro della villa invece è stato creato un hotel di charme che mantiene l’antica allure delle atmosfere fin de siécle. Varcata la soglia si fa un vero e proprio viaggio nel tempo che si amplifica nel piccolo museo di memorabilia attraverso rarità e pezzi unici, immagini, oggetti, ritratti e dipinti di Alassio e della Liguria ottocentesca, che raccontano la Villa, le famiglie aristocratiche inglesi e i vari personaggi che qui hanno soggiornato – tra cui Carlo Levi e Italo Calvino – e ne hanno scritto la storia.
Negli ultimi anni sono state fatte ulteriori trasformazioni per soddisfare sempre più il cliente, tra cui, nello specifico, una SPA, un’area dedicata al beauty & wellness e un infinity pool panoramica che domina la baia di Alassio. I lavori di recupero e salvaguardia non sono finiti e andranno avanti ancora per almeno un paio di anni e prevedono, tra le altre cose, tre grandi serre disegnate da Renzo Piano, una delle quali sarà dedicata agli incontri con le scuole e ai laboratori, presso l’azienda agricola biologica L’Orto Rampante – chiaro l’omaggio a Calvino – per valorizzare e preservare ulteriormente questo angolo di paradiso unico nel suo genere.
Il ristorante Nove, mangiare bene con vista sul mare
La Villa ospita il ristorante Nove, una stella Michelin, alla cui guida è arrivato (quest’anno) lo chef Antonio Romano, 31 anni, originario di Anzio con diverse importanti esperienze alle spalle, in Italia e all’estero (Blumenthal a Londra, La Pergola di Heinz Beck a Roma, Castello di Fighine in Toscana e Spazio 7 a Torino). Dopo il periodo piemontese, Romano torna al mare per utilizzare il più possibile i prodotti del territorio in una veste nuova, cercando di essere autosufficienti il più possibile e diversificando in abbinamento inusuali con nuovi twist di sapori.
“Vogliamo proporre una cucina che definiamo classica contemporanea e valorizzare i prodotti della Liguria e quelli che abbiamo la fortuna di produrre internamente con gli agrumeti e l’orto. I menu vengono sviluppati tenendo sempre conto di questa cosa. Dal mio arrivo abbiamo cambiato i piatti in maniera graduale, studiando e cercando di imparare il più possibile dall’Orto Rampante e dai Giardini, preziosi nel rifornire la cucina di frutta, vegetali ed erbe aromatiche solo quando arrivano al reale momento di maturazione” spiega lo chef. “I piatti si sono evoluti naturalmente in questi mesi necessari per conoscere il territorio e i fornitori, fare mille prove di assaggio e composizione, sbizzarrirsi con i prodotti capendone a fondo la qualità e le caratteristiche. I menu non vengono stravolti totalmente, ma facciamo dei ritocchi alle portate a seconda degli ingredienti che variano con le stagioni”
Tre i menu proposti fino a oggi: Naturalia, interamente vegetariano, da cinque portate, che varia in base alle verdure e ai prodotti più adatti al percorso, Incontri e Incontri CONDENSED, rispettivamente di 7 e 5 portate, che sono stati modificati in questi mesi con piatti sempre nuovi. “Il menu vegetariano è stata una novità per me. Qui, con tutto quello che ci offre la terra e l’orto, era quasi un obbligo. Però non è stato immediato perché ho dovuto capire dove mi trovavo e adattarmi. Da quando lo abbiamo inserito funziona alla grande perché piace e il cliente si sente ‘leggero’. È un servizio che offriamo e sentiamo nostro” spiega Romano.
Ne è un esempio la sua idea di panzanella, Pane raffermo, pomodori, gazpacho verde, un felice incontro di tanti vegetali – datterini gialli marinati, cipollotto fondente, sfere di cetriolo sott’aceto, datterini rossi confit e un gazpacho ricchissimo di verdure ed erbe aromatiche – che creano un piatto elegante, fresco, ricco. Lo chef ha deciso di servirla tiepida e non fredda “sia perché è un intermezzo tra il vero antipasto e il primo, sia perché il pane raffermo secco lo saltiamo nell’olio e lo sfumiamo con l’acqua di pomodoro in padella”. Ad Antonio Romano piace fare piatti elaborati, cucinati, dove lo chef e i suoi collaboratori non si risparmiano nel lavoro tra brodi, fondi e salse. Propone una cucina di “spessore” intesa come “elaborazione degli ingredienti, del fare, una cucina che volge verso i suoi punti di riferimento, i maestri a cui si ispira, un po’ scuola francese dove il fulcro è cucinare”.
Molte le preparazioni differenti e tanti i piatti che vengono finiti in servizio, come ad esempio l’Anatra intera arrosto, pesche e lattuga alla brace che è più di un semplice piatto, è un omaggio alla perfetta armonia tra sala e cucina. L’anatra, glassata al balsamico e porzionata con maestria direttamente al guéridon “è uno di quei piatti signature nato perché volevamo fare qualcosa al tavolo, che coinvolgesse la sala, qualcosa con effetto wow, teatrale, da condividere, che oggi ci distingue e di cui siamo molto fieri” racconta lo chef. “La mia idea principale però è sempre quella di soddisfare il cliente a 360 gradi. Anche quando il menu è ridotto c’è sempre una parte vegetariana, di pesce, di interiore, una pasta, sia fresca che secca, un risotto perché noi vogliamo che il cliente si senta libero di scegliere quello che più gli piace e provare quello che vuole”.
Un’idea che si è dimostrata vincente, che sta dando grandi soddisfazioni e che, soprattutto, è coerente con tutto quello che si trova a Villa della Pergola e ha un grande obiettivo: far star bene l’ospite.
Villa della Pergola
Via privata Montagu, 9
17021 Alassio (SV)Tel: +39 0182 646140
www.villadellapergola.com