Testo e foto di Jacopo Ricciardolo
Serranda a mezz’asta, cartelloni psichedelici e atmosfera frizzante. Ci siamo. Mancano poco più di due ore all’inizio della prima fiera italiana di bevande analcoliche e già si respira aria di novità. Ci troviamo al centro di Bologna precisamente da Zoo-bakery, ristorante specializzato in brunch con uno spazio espositivo, dove si riuniranno 26 tra produttori e distributori di bevande No/Lo, ovvero bevande senza o con poco contenuto di alcol.
No/Lo Bolo sta per prendere forma, una forma fluida pronta a mostrare come implementare un’idea di socialità in cui bere alcolici sembra ormai essere l’unico requisito. “La socialità in Italia è vissuta molto come un momento alcolico. In alternativa cosa c’è in Italia oltre al Crodino e alla Coca Cola?” sostiene Sofia che spiega come per questioni di salute ha dovuto rivedere il proprio stile di vita. “Così ho provato il kombucha e ho deciso di dare visibilità ai produttori di quel mercato”. Da qui è nata la fiera No/Lo Bolo organizzata in meno di un mese da Sofia Girelli, Riccardo Astolfi e Nicolò Pagnanelli sull’onda di un entusiasmo pronto a contagiare anche il più tenace bevitore di vino.
Sofia (34 anni) fa la designer di professione – infatti le grafiche pazzesche dell’evento le ha create lei – e ora ha una distribuzione di bevande analcoliche, la Sobreria, che di nome e di fatto rispecchia il suo stile di vita oggi.
Riccardo (40 anni) è un ricercatore nell’ambito food&beverage che collabora con diverse start up in giro per l’Italia nonché socio recente di Zoo-bakery. Con la sua esperienza ha deciso di abbinare a una cucina plant-based delle bevande analcoliche di qualità, proponendole nel suo locale.
Niccolò (26 anni) è un concentrato di microrganismi in fermento. Compagno d’avventure è con lui che ho fatto le prime uscite di foraging tra i boschi di Pollenzo ai tempi dell’Università. Tre anni fa ha dato forma alla sua passione con il progetto Spontaneus lab insieme a Penelope Volinia, un vero e proprio laboratorio di idee biodiverse che connette le persone alla natura attraverso esperienze sul campo o, meglio, dal campo alla tavola.
Ecco, quello che questi tre giovani sono riusciti a fare a Bologna il 15 gennaio è stato qualcosa di memorabile. L’hype creato prima dell’evento ha portato più di 300 persone in visita e soprattutto a partecipare attivamente alla fiera No/Lo Bolo, dando la possibilità di assaggiare bevande analcoliche di qualità. Parliamo quindi di prodotti come kombucha, kefir, toniche, ma anche vini senz’alcol, proxies, birre e spirits da dopo cena: prodotti artigianali – creati a partire da tecniche come la fermentazione – e macerati, estratti, infusi, distillati, in grado di dare vita a nuovi mocktails e abbinamenti.
L’attenzione verso le materie prime con cui queste bevande sono fatte è sempre più in crescita. Come ha detto Riccardo: “Mi piace pensare che queste bevande non rappresentino solo un trend passeggero ma che, passando dalla novità, siano una dichiarazione d’intenti, un nuovo manifesto di socialità, un modo di godersi la vita e le sue piccole grandi gioie, senza gli effetti collaterali dell’alcol. O meglio, mi piace precisare, bevendo meno ma meglio”.
Perché qui ancora prima di alcol/no alcol si tratta di qualità. Quindi, mentre navighiamo su questa onda di bollicine (ma non solo bollicine) e novità, teniamo gli occhi ben aperti. Ogni sorso potrebbe segnare l’inizio di una nuova era nel mondo del gusto.