Testo di Letizia Gobio Casali
Foto cortesia di Trentodoc
Sono ben 67 le cantine che fanno parte dell’Istituto Trento Doc (fondato nel 1984): un raggruppamento di bottiglie di elevata qualità che, non a caso, nel concorso Champagne & Sparkling Wine World Championships 2022, ideato e presieduto dal critico Tom Stevenson – fra i più rispettati nel mondo in materia bollicine – ha ricevuto 69 medaglie (22 ori e 47 argenti) diventando lo spumante più premiato d’Italia. Oltre al plauso della critica, Trentodoc conta da tempo anche sul gradimento del pubblico, rispecchiato dai dati raccolti dall’Osservatorio dell’Istituto Trento Doc, che per il 2021 hanno indicato una crescita del 40% rispetto al 2020. Le vendite hanno superato i 12 milioni di bottiglie e il fatturato complessivo del settore ha raggiunto i 150 milioni di euro.
Il merito di tale successo sta, come sopra anticipato, nella qualità di Trentodoc, affidata al disciplinare di produzione, che fissa rigidi canoni e controlli lungo tutta la filiera. La vendemmia di uve esclusivamente trentine è svolta manualmente e il “vino base” è affidato a una lenta maturazione in bottiglia che varia da un minimo di 15 mesi per blend senza annata 24 mesi per un millesimato e a un minimo di 36 per la riserva. Ma può arrivare a oltre 10 anni di permanenza sui lieviti, grazie all’impegno costante di tutti i produttori che propongono sul mercato Trentodoc sempre più raffinati ed evoluti.
Dato il loro numero, conoscere tutte le etichette richiede molta curiosità (oltre che un fegato d’acciaio). Ma la tecnologia viene in aiuto: il Consorzio ha lanciato dal 2020 una app pensata per accompagnare le persone alla degustazione, nei momenti conviviali a casa e al ristorante, che mette “a portata di mano” le informazioni su tutte le case spumantistiche, più di 200 schede tecniche e una sezione dedicata agli appuntamenti Trentodoc. Chi invece preferisse abbinare a questa conoscenza teorico-pratica allo sci in un contesto incantevole, dovrebbe approfittare di Trentodoc sulle Dolomiti, la cui prima tappa si è tenuta dal 2 al 5 febbraio in Val di Fiemme (le successive sono previste per i giorni 9 – 12 febbraio, ancora in Val Di Fassa e dal 2 al 5 marzo a Madonna di Campiglio/Pinzolo). In programmazione ci sono 14 eventi dedicati a scoprire le 67 case spumantistiche associate all’Istituto Trento Doc, spaziando tra aperitivi (presso il Ristorante La Stua di Cavalese, l’Hotel La Roccia, l’Hotel Al Cervo, il Marendöl dell’Hotel Orso Grigio), pranzi e cene a base di cucina del territorio (a La Cantinetta di Varena, al Ristorante Le Migole e al Ristorante El Calderon), più gli stop ad alta quota a Lo Chalet e allo Chalet44 Alpine Lounge, dove sarà possibile degustare le etichette Trentodoc godendosi il paesaggio d’inverno. Due affascinanti locali parteciperanno per la prima volta alla kermesse: In.Treska, ristorante panoramico a 2000 metri di altezza nel cuore dello Ski Center del Latemar, e Beauty & Vital Hotel Maria, che sorge all’interno del centro medievale di Carano.
Per chi, oltre al bere, è interessato anche al cibo di elevato standard, è prevista anche un’esperienza stellata al Ristorante El Molin di Cavalese. Lo chef Alessandro Gilmozzi, in una serata dal titolo La sostenibilità di Montagna e Trentodoc, proporrà in abbinamento alle etichette Trentodoc un menu experience, composto di 8 portate (a 140€, più 50€ per l’abbinamento Trentodoc) “per far degustare le basi degli stessi Trentodoc alla rovescia”. In altre parole, i piatti ripartono e ripropongono gli stessi sapori locali che, dopo una lunga lavorazione, confluiscono in bottiglia in modo “da far capire come un elemento nasce e come diventa”. La finalità è quella di interpretare un territorio che per il 70% è posto sopra i 1000 metri di quota, per il 20% sopra i 2000 e vanta ben 94 vette sopra i 3000 metri, secondo questi valori: appartenenza, valorizzazione delle bellezze agroalimentari ed enogastronomiche, difesa della sostenibilità. Difficile non esserne conquistati.
Tutte le info: www.trentodoc.com