Testo e foto di Gualtiero Spotti
Per la prima volta nella sua storia The Best Chef Awards si è svolto fuori dai confini europei, ha attraversato l’Oceano Atlantico ed è giunto sulle spiagge del Messico (o quasi), nella città di Mérida. Una scelta forse non casuale, visto che il premio ormai allargatosi con eventi paralleli che vanno dai dibattiti di un’Area Talks al contenitore Food Meet Science ha sempre guardato con grande attenzione alla scena latina e di lingua spagnola.
Così, per tre giorni, dal 18 al 20 novembre, in concomitanza con il Festival Sabores giunto alla seconda edizione, la regione dello Yucatan ha raccontato la sua cucina e i suoi prodotti andando, di contro, alla scoperta delle diverse filosofie proposte dai molti cuochi accorsi a presentare le novità del momento o semplicemente a discutere di metodologie di lavoro o dei problemi che affliggono il mondo della cucina.
Un confronto positivo e stimolante per entrambe le parti, avvenuto all’ombra delle piramidi dell’antica civiltà Maya, con alcuni dei prodotti locali più in vista diventati da subito oggetto di attenzione da parte di chi, per la prima volta, metteva piede in Messico: dal mais al prezioso, e costoso, miele Melipona. Un programma fitto che ha visto come protagonisti soprattutto i cuochi iberici con in prima fila Ferran e Albert Adrià, Oriol Castro di Disfrutar, i gemelli Torres (sempre da Barcellona), Jordi Roca, Andoni Luis Aduriz, e con in seconda battuta, la schiera di cuochi centro e sudamericani; dai messicani Karime Lopez di Osteria Gucci e Jorge Vallejo di Quintonil al cileno Rodolfo Guzman, passando per la brasiliana Manu Buffara.
Decisamente scarsa, e per certi versi preoccupante, la quasi totale assenza di rappresentanti del Bel Paese, con il solo Franco Pepe a condividere la scena sul palco dei premiati, nelle vesti di miglior pizzaiolo. Un po’ poco, forse, anche se poi nei 100 nomi che rappresentano l’eccellenza planetaria figurano anche Matteo Baronetto (n°99), Antonia Klugmann (n°90), Floriano Pellegrino (n°84), Mauro Uliassi (n°58), Niko Romito (n°52), Paolo Casagrande (n°48), Enrico Crippa (n°28), Riccardo Camanini (n°22) e, infine, Massimo Bottura (n°11).
Nessuno figura tra i magnifici dieci, dove invece spiccano ben cinque iberici, due danesi e, come unica presenza femminile, quella della slovena Ana Roš, che con il suo ristorante Hisa Franko dopo aver conquistato la terza stella Michelin è qui salita sul podio in terza posizione coronando nel migliore dei modi un 2023 a dir poco superlativo. Le prime due posizioni invece sono state appannaggio di Albert Adrià (n°2) e di Dabiz Muñoz, vincitore per il terzo anno di fila, a certificare che le provocazioni a tavola hanno ancora una volta convinto i votanti della classifica e nello specifico i professionisti di settore che hanno assegnato il loro premio speciale a Rasmus Munk di Alchemist.
Grandi applausi anche per i messicani Santiago Lastra e Francisco Ruano, ma soprattutto per i due cuochi di Mérida e dintorni che hanno vinto i premi dedicati alla cucina dello Yucatan rivista in chiave fine dining. Roberto Solis del ristorante Huniik e Wilson Alonzo del ristorante Ya’axche, visibilmente emozionati. In definitiva, una edizione, quella di The Best Chef Awards 2023, che si proietta in una dimensione ancor più globale, diventando l’unica vera contrapposizione all’altra lista planetaria, quella della The World 50 Best Restaurants.