Testo di Ilaria Mazzarella
Foto cortesia AAVV Scorticata Eventi
– Spessore, dove eravamo rimasti?
– Ah, già. A Roma, da Luciano – Cucina Italiana.
E poi il lockdown. O meglio, una (sempre triste) versione moderata.
E così, mentre abbiamo passato l’inverno a rincasare accuratamente prima delle 22, i ristoratori abbassavano le saracinesche entro le 18. Palleggiando tra decreti e cabine di regia del venerdì, dopo aver presenziato ogni tappa, da Catanzaro, a Telese Terme fino alla Capitale, abbiamo dovuto rinunciare all’appuntamento in quel di Civitella Casanova e al gran finale a Rimini. L’unico evento nato in piena pandemia, che viveva alla giornata e si nutriva di passione e un po’ di follia, ci ha messo in standby, senza poterci garantire alcuna prospettiva né sul come né soprattutto sul quando. Eppure, Spessore quest’anno è stato ben altro che un semplice e comune evento: ha rappresentato la speranza, la fiducia nel futuro, la voglia di andare contro le avversità, l’unione che fa la forza contro l’ignoto, il muro compatto endogeno contro l’aleatorietà esogena. Un testa a testa che forse ci vedeva perdenti in partenza. Quotazioni facili. Portare a compimento il primo (di una lunga serie?) Spessore in Italia diventa quindi un’esigenza. Convogliare i cinque cuochi anfitrioni, Abbruzzino-Iannotti-Monosilio-Spadone, assieme ai tantissimi colleghi che hanno aderito, nella tappa finale del 22 e 23 giugno, deviata a Villa Torlonia a San Mauro in Pascoli, un segno di rassicurante continuità. Perché Spessore, ricordiamolo, è condivisione, cazzeggio e serenità. Tutti i cuochi che vi partecipano vogliono ancora credere nel futuro. Soprattutto se bisogna virare verso una nuova direzione e una meta sconosciuta. Partono dalle loro case armati di coltelli per cucinare in una brigata nuova e numerosa in cui tutti sono executive e allo stesso tempo commis. Il vero evento pensato e dedicato a loro. Ai cuochi.
Tutte le strade portano in Roma(gna)
La fiducia è nei sogni. Cosa hai combinato qui, Fausto? “È una sorta di regalo ai cuochi e alle eccellenze gastronomiche della mia regione, volta a creare una sinergia fra produttori, vignaioli, cuochi per il rilancio dell’enogastronomia romagnola. Partendo da teste che ragionano in maniera diversa e coinvolgendo cuochi e artigiani che si conoscono appena, con la consapevolezza di quanto sia importante fare squadra localmente e con il fine di portare la Romagna in Romagna e poi anche fuori, partendo dalle metropoli più importanti italiane: Roma e Milano. E poi chissà”. Cinque tappe (16 giugno, 14 luglio, 4 agosto, 25 agosto e 6 ottobre) in cinque ristoranti stellati della provincia di Rimini: il Povero Diavolo, Abocar, Taverna Righi, Il Piastrino e il ristorante Guido. Saremo quindi a casa dei cuochi con vignaioli e produttori. Ogni cuoco parteciperà a tutte le serate previste nei rispettivi ristoranti. Le tre cantine coinvolte, ovvero Azienda Agricola Valturio, Tenuta Mara San Clemente e Podere Vecciano, saranno presenti tutte assieme a tutte le serate durante le quali il servizio dei vini verrà curato dai vignaioli. Si alterneranno nel racconto di vini e territori Francesco Falcone e Andrea Spada. Nelle tappe di Roma e Milano, rispettivamente da Cesare al Casaletto e al ristorante Marè, si aggiungeranno altri 12 cuochi e altre due cantine con l’obiettivo di diffondere l’eccellenza romagnola “fuori sede” e farla conoscere al pubblico dei luoghi interessati. Elemento non trascurabile: il calendario ideato non ha sponsor. Il tutto è stato pensato contenendo al massimo i costi organizzativi valorizzando sinergia, collaborazione e scambio fra gli attori del progetto.
La Collina dei Piaceri. Un evento che nasce più di vent’anni fa, nel 2000, come ritrovo festoso a Torriana con i clienti affezionati per i primi dieci anni del Povero Diavolo ai tempi di Piergiorgio Parini. “Abbiamo sdoganato la piazza, facendo venire negli anni i migliori chef italiani a cucinare in mezzo alla gente. Sono venuti Davide Scabin, Enrico Crippa, Corrado Assenza. A dir la verità Corrado viene tutti gli anni fin dagli albori, in cui era qui a fare granita e gelato. Con lui una stima reciproca importantissima. Ecco solo quando le cose riescono così bene che, come direbbe un Fellini o un Tonino Guerra, mi atteggio un po’ a Pataca”. Quest’anno un nuovo format che vuole omaggiare il ristorante, una realtà che ha sofferto più degli altri questo momento storico creando uno splendido scenario adattato con particolare allestimento di luci per godere al meglio i piaceri della tavola e della convivialità rimirando la magia del cielo stellato. A Torriana, il 28, 29, 30 luglio la Collina dei Piaceri esprime il suo personale omaggio a Dante Alighieri e crea un suggestivo paesaggio luminoso per le contrade del borgo. I protagonisti sono produttori diretti, affinatori, vignaioli e cuochi. Una cerchia riccamente rappresentativa della migliore cucina del territorio, oltre a qualche eccellente fedele ospite, che darà vita nelle tre serate, ad un ristorante a cielo aperto, con proposte gastronomiche e idee cucinate dal vivo, in grado di appagare il vasto e curioso pubblico che da oltre 20 anni anima la festa. Musica itinerante, socialità e atmosfere accattivanti: la Romagna che esprime gusto e bellezza, si ritrova a Torriana in una rinnovata veste.
Come nomadi nei borghi. Ovvero U i è i zèngan tè bòurgh. L’ultimo nato in casa Scorticata Eventi, effetto di una lunga quarantena, dove tutto si è fermato e dove riprendere il contatto con la natura, la socialità e la convivialità a tavola diventa una necessità. Terminato da poco il primo appuntamento che vede un gruppo di 30 persone a passeggiare nei borghi, e che girando l’angolo trova un musicista, poi un poeta e infine una bella tavola imbandita. Una modica spesa di €15 a persona e ciò che resta nelle casse viene devoluto a un ente benefico che si occupa di spese scolastiche per le famiglie indigenti del comune. “Vogliamo andare nei borghi del nostro entroterra, fra i ruderi di un vecchio abitato, sulla balconata di un seducente panorama, nel cortile di un vecchio castello, ai piedi di un’antica torre di avvistamento, ovunque i borghi abbiano un piccolo spazio per ospitare persone desiderose di poesia, di bontà e di bellezza – il chiarissimo aim dell’iniziativa – Per diversi anni si è parlato di interazione fra costa ed entroterra, fra mare e territorio e si è tradotto il concetto portando pullman di turisti dagli alberghi in collina, facendo visitare qua e là qualche realtà storica o produttiva. Una politica che non ha pagato perché l’interesse per la realtà dei borghi non lo si può far calare dall’alto o appiccicare addosso a gruppi di turisti come un adesivo. Occorre creare occasioni e momenti che permettano un’immersione nella vita, nell’atmosfera, nel patrimonio di questi luoghi, patrimonio peraltro così vivido, così vitale”.
Ad averne un Fausto anche nel Lazio, in Lombardia, in Toscana. Ovunque. Motore e promotore delle ricchezze della regione. Collante prezioso e motivatore attento, nelle sue vesti di organizzatore discreto ma presente. Una mente così attiva che ruba spazio al sonno e non attende il far del giorno per dar vita al flusso di pensiero contingente. Grazie al supporto della moglie Stefania che traduce “il Fausto-pensiero” e trasforma le intuizioni, che così prendono forma: idee che diventano parole e l’astratto che prende vita in una complessa concretezza in cui nessuna rotella dell’ingranaggio è mai casuale. Un magnifico caos ordinato, dove tutto ha una funzione, una macchina incessante con un fulcro inusuale: progetti seri con finalità sempre ludiche. Piuttosto ordinario non riuscire a riprender sonno nel cuore nella notte, marcatamente singolare desistere per iniziare a elaborare, connettere, sviluppare. Ma i sogni, lo sappiamo bene, se non ce li appuntiamo subito poi svaniscono al risveglio.