Testo di Letizia Gobio Casali
Foto cortesia di Care’s on tour
Quando chiediamo alla sindaca di Malfa, incontrata al termine del convegno di Care’s on tour, evento sulla sostenibilità tenutosi a Salina dal 25 al 27 maggio, quanta acqua venga portata dalla Sicilia sull’isola, la risposta di Clara Rametta è: “Le faccio sapere”. Mai però avremmo pensato di vedere arrivare la sindaca, una mezz’ora dopo, cioè nel pieno di un pranzo ufficiale, con un bigliettino in mano in cui sono elencati i metri cubi di acqua necessari ai 3 comuni dell’isola. Basta questo dettaglio per far capire l’attenzione al visitatore che rende unica la permanenza a Salina. Se poi aggiungiamo il fatto che la famiglia di Rametta possiede anche l’hotel Signum di Malfa, si intuisce la qualità dell’ospitalità della struttura, in cui la semplicità e la cordialità si uniscono all’eleganza e alla bellezza. Il Signum, con stanze in stile eoliano, terrazze a più livelli e una piscina riscaldata per chi ha il privilegio di goderselo quando la stagione turistica non è ancora da sold out, è il diamante di una corona di hotel di grande charme da cui non si vorrebbe mai uscire e che impreziosiscono il soggiorno in loco: come il vicino Ravesi, che ha una infinity pool che “sconfina” nel mare in cui si stagliano, proprio lì di fronte, Panarea e Stromboli. Meno scenografici, sono comunque posti incantevoli anche l’Hotel Principe di Salina, che abbaglia per la bianchezza come una perla, e l’Hotel Santa Isabel, più defilato e scomodo per raggiungere la spiaggia di Punta Scario, fatta di grandi sassi che d’estate diventano roventi, imponendo le scarpine di plastica per arrivare alla riva e fare il bagno.
Al turista l’isola presenta alcune mete interessanti da visitare: come Pollara, il paesino set di alcune scene del film Il postino con Massimo Troisi, dove si trova Sapori Eoliani, un’azienda dedicata al cappero locale, presidio Slow Food, la cui lavorazione ancora oggi è manuale, sia in fase di raccolta, sia in quella di lavorazione. Inoltre, qui capperi e cucunci (i frutti della pianta del cappero, con un sapore più delicato rispetto a quello del cappero) vengono riprodotti per talee, un metodo ormai molto raro che permette di mantenere intatto il sapore naturale. La varietà nocellara del cappero di Salina, ad esempio, è ad oggi un prodotto unico, succoso e dalla forma perfetta.
Valgono il tempo libero anche il Museo dell’Emigrazione, dove – anche attraverso 1132 lettere – si racconta la diaspora degli isolani in cerca di fortuna nel resto del mondo e un’uscita di pesca all’alba, dove – oltre ai pesci pescati sotto costa, in osservanza alla normativa europea – il turista può osservare la quantità di temibile vermocane (Hermodice carunculata) nelle reti. Si tratta di un predatore che sta colonizzando l’intero mare Mediterraneo, vorace quanto distruttivo perché quando attacca organismi fissi al substrato, lascia il fondale completamente brullo. Inoltre, non solo mangia tanti organismi diversi, facendo concorrenza ai pescatori, ma è in grado di predare anche quelli meno appetibili cambiando dieta in funzione delle condizioni ambientali: quando le prede scarseggiano, può fingere da spazzino, nutrendosi dei detriti organici del fondale e di organismi morti.
Finita la gita in mare, si può rivedere il pescato del giorno al mercato del pesce nel porto di Malfa, dove dal mattino presto si possono acquistare direttamente dalle barche ottimi totani, una specialità dell’isola, ma anche scorfani, ombrine, aragoste, polpi, triglie, rane pescatrici.
La più verde delle Eolie si distingue anche per la sua montuosità. Il più alto dei due monti di Salina, il Monte Fossa delle Felci (962 mt), ospita nel cono un bellissimo bosco di Felci, mentre il Monte Porri (860 m), è la dimora del Falco della Regina. In altura, con una terrazza panoramica sull’isola, va visitata anche la cantina di Nino Caravaglio, l’uomo che ha recuperato vitigni autoctoni antichi e che è l’arma segreta di altre aziende vinicole locali e non, come Nzemi (Insieme), di Paolo Ferretti.
Quanto al cibo, essendo in Sicilia, è difficile sbagliare. Prima ancora di salire sull’aliscafo, a Milazzo, e giusto di fronte all’imbarco andrebbe calcolata una sosta da Siké, una strepitosa fucina di gelati segnalata dalla coda fuori dalla porta, che si è aggiudicata i 3 coni del Gambero rosso, massimo riconoscimento del settore. Una volta sbarcati a Salina, la tappa gastronomica d’eccellenza è il citato Signum, la cui cucina è il regno di Martina Caruso, che nel 2016 è diventata la più giovane cuoca stellata d’Italia, il primo di tanti prestigiosi riconoscimenti internazionali. A latere di una cucina sicuramente inventiva e d’impatto (c’è anche un menu vegetariano) il Signum può vantare anche ottimi vini provenienti dalla cantina Eolia, azienda vinicola giovane ma giustamente ambiziosa, nata dalla passione ed esperienza della toscana Natascia Santandrea e di Luca Caruso, il fratello della citata Martina, che hanno acquistato 4 ettari di vigna, frazionati in 9 micro-appezzamenti nei comuni di Malfa e Leni.
Per apprezzare al meglio l’offerta enogastronomica del Signum ci sono due possibilità: o prenotare quando l’hotel non è ancora pieno, approfittando della maggiore disponibilità di Natascia e di Luca per farsi raccontare, la storia, le modalità produttive e le caratteristiche di piatti e vini, oppure partecipare a quell’evento d’eccezione che è Care’s on tour. L’edizione che si è appena conclusa, la terza, ha previsto un welcome dinner con proposte di Gabriele Camiolo, di Capofaro Locanda & Malvasia, di Francesco Gabriele de il Corso di Bolzano, Premio Emergente Pizza 2023, una Cipolla da applauso firmata da Pino Cuttaia, e i sorprendenti piatti di Kobe Desramaults, seguiti dai dessert di Diego Crosara (Marchesi). Inedita anche la proposta di cena tutta al femminile con nomi stellari. Protagoniste ne sono state Ala Bashmi, chef patron di Fusions by Tala, ristorante all’interno del Gulf Hotel Bahrain Convention; Manu Buffara, di Manu a Curitiba, capitale dello stato di Paranà; la padrona di casa, Martina Caruso; Karime Lopez di Gucci Osteria, Chiara Pavan (di Venissa a Mazzorbo, Venezia) e Tamara Rigo di Gucci Osteria a Los Angeles.
Chi desiderasse un pasto più leggero, a Malfa può optare per il bar Da Alfredo, una consolidata certezza dell’Isola, dove, magari a metà mattina, quando prende il languorino che non è proprio fame, ma voglia di cose buone, ci si può concedere il pane cunzatu, che è una rivisitazione arricchita della ricetta tradizionale. Un‘alternativa meno tradizionale è Porto Bello, a Santa Maria Salina, che funge da sushi bar alla eoliana. Dal 1978 è aperto il ristorante fronte-mare di Teodoro Cataffo, memoria storica dell’Isola. Luigi Veronelli vi sostò per 7 giorni, che bastano appena per godere di tutte le meraviglie di Salina. Che, per inciso, ha anche una spiaggia. Ma è perfino difficile ricordarselo, in tanta bellezza.