Testo di Gianluca Biscalchin
Foto cortesia di Ruinart
Tra otto anni ne compirà 300. Ruinart è lo champagne più antico in circolazione. Eppure, è ormai impossibile non associarlo all’arte contemporanea. Il frenetico, divertente circo di galleristi e curatori, artisti e appassionati brinda e torna a brindare con le bollicine della maison di Reims fondata nel 1729. Dopo l’orrendo stop pandemico il mondo dell’arte ha ricominciato il suo instancabile pellegrinaggio, da evento a evento, fermandosi a Milano per il miart.
È in questa occasione che la maison ha presentato la collaborazione con il grande artista britannico David Shrigley. Ironico, graffiante, impertinente ha raccontato il mondo Ruinart in modo del tutto spiazzante. Non convenzionale.
Si chiama infatti Unconventional Bubbles, l’intervento d’arte, tra disegni, libri e manufatti, che rientra della serie di collaborazioni chiamate dalla maison, in modo molto esplicito,Carte Blanche.
La stessa libertà è stata data al brillante Paolo Griffa, giovanematurochef del Petit Royal, che ha dialogato con l’artista britannico in un menu che chiude il circolo virtuoso bollicine-arte-cibo. Ogni piatto presentato a Milano si è rivelato frutto di un’interpretazione intelligente, colta, spiritosa e golosa delle opere di Shrigley per Ruinart.
Ecco così un mosaico di verdure da scoprire attraverso un disco nero con buco, A giant hole in the ground!!! o il dolce Upside-down Cheese Cake nascosto nella cloche.
Difficile trovare uno chef così pronto a divertirsi, a divertire, rimanendo impeccabile nell’esecuzione anche nelle condizioni difficili della trasferta. Ma in fondo è perfettamente congruo con lo spirito di Ruinart: convivialità e professionalità si incontrano, curiosità e divertimento intellettuale si alleano, allegria e cultura si sposano. Il tutto in un distillato di storia. Contemporanea.