Testo di Lodovica Bo
Foto di Osteria alla Concorrenza
Che sia per berne una e stuzzicare, commemorare un momento o semplicemente rilassarsi, l’Osteria alla Concorrenza ha il magico potere di farti sentire a casa. “Ho notato che chi viene qui si affeziona al posto” dice l’oste Enricomaria. Venerdì sera, il cielo grigio da temporale e una Milano già accaldata: squilla il telefono, era mia madre, è nata Olivia, mia nipote. Rimasta sola a Milano, decido di celebrare questo momento: un mix di euforia e voglia di casa mi portano alla Concorrenza. C’ero stata una volta sola prima di quella, ma avevo sentito qualcosa di viscerale, un impagabile senso familiare che non sapevo ben spiegare. Non so se fosse l’idea di un posto pensato da Diego Rossi, o l’ospitalità e la simpatia dell’oste Enricomaria, fatto sta che quel locale sa di casa.
L’idea nasce qualche anno fa da Diego Rossi, che, finché non avesse trovato l’oste giusto non avrebbe aperto. “Dovevo trovare l’oste, la persona giusta, perché sono le persone a fare il locale non viceversa. Così ne ho parlato con Enricomaria, e mai avrei pensato potesse dirmi di sì”. L’Osteria alla Concorrenza vede tre soci protagonisti: Josef Khattabi, Enricomaria Porta e Diego Rossi, tre figure molto diverse ma con la stessa voglia di fare.
Quando è scattata la scintilla nel trio?
Tutto ebbe inizio tre anni fa, durante un viaggio in Spagna, in occasione di un pranzo a El Celler de Can Roca a Girona. Dopo il pranzo, in spiaggia, ne parlammo: ci trovammo subito affini all’idea.
Enrico, quali strade ti portano alla Concorrenza?
Facevo un altro mestiere prima, lavoravo in ufficio per un’azienda di stampe e insegne. Avevo un posto fisso e sicuro, ma ho scelto il mio benessere mentale ai beni accessori. Nel lontano 2004 ho lavorato in un’enoteca che mi era rimasta nel cuore e da quel momento l’idea di fare l’oste non mi ha mai abbandonato.
Quando Diego me ne ha parlato per la prima volta aveva dato forma alla mia idea di osteria: un posto in cui si parlasse di vino, lo si bevesse e ci fosse lo stretto indispensabile da mangiare. Ho sempre avuto una grande passione per il vino, cresciuta negli ultimi anni anche grazie alla possibilità di andare per lavoro in trasferta e sfruttando il tempo libero per instaurare rapporti con le persone, con i produttori: perché di questo si parla, di condivisione. Viaggiare tanto ha fatto bene a tutti noi, perché quando c’è il vino di mezzo crei sempre dei legami.
Diego, qual è l’idea di fondo con cui avete aperto?
Una volta constatato che Enricomaria era perfetto per il ruolo e i tempi erano perfetti, avevo parlato anche con Josef, che era nel pieno del suo periodo imprenditoriale, e ci siamo trovati tutti in linea. Abbiamo iniziato i lavori nell’estate 2020 e aperto a metà Aprile 2021. Avevo già in mente quello che volevo, infatti il locale rispecchia esattamente i bozzetti che avevo disegnato (appesi oggi nel locale). L’idea è venuta meglio rispetto a quanto mi immaginassi, mai più avrei pensato di commissionare a un falegname l’intero lavoro: la maggior parte del locale è costruito in legno massiccio fatto a mano e su misura. Il colore verdone delle pareti, invece, rimanda al verde tram di Milano. C’è un’attenzione minuziosa ai particolari: dalla maniglia déco, alla lavagna fatta su misura, al bancone di marmo di carrara, per finire con l’insegna fatta a mano ( dalla mamma di Enricomaria).
Ricerca o casualità per la scelta del nome?
Una volta le osterie prendevano il nome dei luoghi, del proprietario o di animali storpi (ad esempio, il gallo ubriaco). Volevamo cercare il nome di una vecchia osteria della zona e darle lo stesso il nome con l’aggiunta di “nuova”. Così ho chiamato il registro storico di Milano e mi sono fatto mandare lo storico di tutte le proprietà dall’800 a oggi. Il primo nome scelto è stato il “Nuovo Cassinello”. Poi però volevo mantenere l’insegna con il carattere originale, così, facendo una ricerca sui caratteri e sulle insegne, ne spunta fuori una vecchia con scritto “Alla Concorrenza”: non ci è voluto molto perché concordassimo tutti e tre su questo nome.
L’evoluzione dell’Osteria italiana
All’inizio l’idea era di una somministrazione di vino e ristoro: un posto dove bere, con una cucina dove fare giusto qualche piatto. Poi l’idea è cambiata, abbiamo pensato di puntare tutto su vino e una tavola di fretta: ci siamo lasciati condurre dal posto più che dall’idea. Abbiamo pensato a un luogo che rimandasse al concetto di osteria vera, quella di un tempo, la prima forma di ristorazione italiana: un posto povero di suppellettili, di offerta, dove si beveva vino e si mangiava un boccone, e basta. Oggi l’osteria non può più essere come una volta, deve evolversi, magari con una scelta di vini etica, rispettosa e con un’offerta di cibo più consapevole.
Enrico, la ricerca sul vino?
Oggi le etichette ammontano a circa 200, coprendo tutta Italia, buona parte della Francia, qualcosa tra Georgia, Spagna, Portogallo e altro. La mia volontà è quella di un ricircolo costante delle etichette. Poi, c’è un’idea a latere, quella di una cantina non esposta con vini particolari, ricercati e qualche annata vecchia, per la quale io ho già messo a disposizione la mia cantina domestica, che tengo da parte per amici o appassionati. Unica clausola: è una selezione che prevede il solo consumo in osteria, decido io cosa mettere a disposizione e ce la contiamo insieme.
Osteria alla Concorrenza
Via Melzo 12
20129 Milano (MI)
Tel.: +39 02 9167 2012