Testo di Luca Sessa
Foto di NasonMoretti
Tre volte cinque. Un calcolo dal risultato immediato in ambito matematico, ma che può assumere un significato diverso se applicato in un contesto artistico. Murano (in veneziano Muràn) è un centro abitato della Laguna Veneta, situato a nord-est di Venezia e composto da sette isole: qui da tempo gli artigiani del vetro forgiano la materia molle e incandescente per dar vita a forme divenute identitarie. Una sequenza di gesti quasi ipnotica accompagnata da una elevatissima dose di sensibilità, necessaria per “sentire” il vetro, per capirne la consistenza, per plasmarne l’anima. Un lavoro difficile da spiegare, che si impara osservando, sbagliando, ripetendo giorno dopo giorno una sequenza che alterna caldo e freddo, soffi e stampi.
Il vetro muranese è composto da silice – una sabbia che diventa liquida a temperature elevate – e da soda che ne consente la fusione a temperature inferiori. Un materiale totalmente riciclabile, che si può rifondere e modellare un numero infinito di volte, senza che si compromettano le sue proprietà. Per questo motivo anche il rottame vetroso, lo scarto di produzione, per certe lavorazioni viene riciclato in fusione, divenendo una delle più importanti materie prime. Se combinata con altre sostanze, la pasta di vetro incolore può dar vita a innumerevoli tonalità e sfumature, ed è qui che avviene la magia, e che il nostro calcolo matematico, tre volte cinque, assume un determinato significato.
Da 100 anni i forni di NasonMoretti sono accesi per modellare una materia così fragile e ricca al tempo stesso come il vetro. Una ricorrenza importante per una realtà, giunta alla quarta generazione di artigiani con Pietro, Giorgio e Marco, che dal 1923 produce i vetri della tradizione muranese, festeggiata con la mostra Cento anni di NasonMoretti. Storia di una famiglia del vetro muranese, organizzata da Fondazione Musei Civici di Venezia, curata da Cristina Beltrami e Chiara Squarcina, per raccontare la storia della Vetreria all’interno dello Spazio Ex Conterie presso il Museo del Vetro di Murano. “Un’occasione preziosa che ci ha consentito di aprire gli archivi per tornare a parlare del nostro passato, della storia dei nostri oggetti, che ancora oggi ci sorprendono per l’incredibile contemporaneità e sono d’ispirazione per il futuro. È inoltre in arrivo, alla fine dell’anno, un volume celebrativo, edito da Marsilio Arte” dichiara Giorgio Nason.
NasonMoretti nasce ufficiosamente nel 1923, in un periodo di grande fermento delle arti figurative italiane, ponendosi fin da subito all’avanguardia rispetto alle tendenze artistiche emergenti, con la creazione di calici e bicchieri che diventano il punto di riferimento indiscusso per “l’arte della tavola” veneziana. Negli anni Cinquanta la sua fama si diffonde in ambito nazionale e internazionale, tanto che nel 1955 l’azienda vince la seconda edizione del Premio Compasso d’Oro grazie alle coppette Lidia, un’idea di Umberto Nason che con un’intuizione formidabile decide di applicare la tecnica del vetro incamiciato invertito (interno colorato ed esterno bianco latte) su forme semplici, quasi di ispirazione nordica, in un periodo in cui la produzione muranese si caratterizzava per forme “barocche”.
Gli oltre 25.000 modelli sviluppati negli anni, indicano l’importanza e il valore delle squadre di lavoro: le persone che in una Manifattura lenta come NasonMoretti, guidano tutte le fasi di realizzazione del prodotto. I vetri passano ancora di mano in mano, dalla preparazione delle miscele, alla lavorazione a caldo, fino a tempra, taglio, molatura e finitura; ogni gesto è necessario e frutto di un’esperienza per cui “la qualità è figlia del tempo”. I gesti sono applicati a una particolare tipologia di vetro, che si differenzia da tutte le altre: il vetro che usualmente viene lavorato si ottiene unendo cinque differenti elementi, ma da NasonMoretti gli elementi diventano ben quindici, “tre volte cinque”, per ottenere un prodotto di straordinaria qualità.
Al rispetto della tradizione, l’azienda ha sempre accostato una fervida ricerca di nuove linee. “Abbiamo cercato di rivolgere con costanza la nostra sensibilità alle esigenze del mercato e ai canali di distribuzione. Fino agli anni 90 il core business aziendale reggeva quasi interamente sui servizi da tavola delle liste nozze; una tavola articolata in accessori e calici di diverse misure, uno stile “conviviale” che rifletteva i tempi. L’arrivo della tavola contemporanea ha portato a una riduzione netta degli elementi del servizio, la domanda sempre più forte di nuovi design e colorazioni: un vero “diktat” che ha dato il via a progetti con designer e architetti di profilo internazionale, e che ci ha introdotto alle collaborazioni per le linee da tavola delle grandi case di moda” evidenzia Marco Nason.
La ricchezza della gamma colore è da sempre un marchio di riconoscimento, esito di un’attenta ricerca e di difficoltà tecniche soggette a moltissime variabili: dalle 22 tonalità di verde alle 8 per il blu, ogni cromia è il risultato di una meticolosa applicazione a progetti sempre innovativi, sin dai primi anni di produzione dell’azienda. La mostra che celebra i 100 anni di attività è la migliore testimonianza di un approccio pionieristico che ha accompagnato e talvolta cambiato le abitudini in tavola: tra i pezzi in esposizione è infatti possibile ammirare oggetti creati per il Vittoriale di Gabriele D’Annunzio nel 1930, per il Quirinale, per l’Harry’s Bar e le già citate coppe Lidia premiate con il Compasso d’Oro nel 1955.
NasonMoretti
Calle dietro gli Orti, 12
30141 Murano (VE)
Tel: +39 041 739020
www.nasonmoretti.com