Testo di Barbara Marzano
Foto cortesia
I Barisei
Su ogni vigneto si arrampicano storie, albe e ricordi. Un panorama curioso che accomuna tutti i vignaioli e le famiglie, come quella de I Barisei, in lessico dialettale, un’azienda agricola nel comune di Erbusco cha dà vita a una produzione incentrata sulla DOCG Franciacorta, tutti millesimati a eccezione del Sempiterre. Sempiterre è appunto il brut che nel suo nome identifica la vocazione aziendale, con il significato di “da sempre sulla terra”, come un patto che lega la famiglia al territorio dal 1898, quando all’epoca la cascina vantava 80 vacche da carne, cereali, distese di ulivi e vitigni, una tipica realtà contadina di fine 800.
Tutta la famiglia ha sempre vissuto qui, sotto lo stesso tetto, impegnata nelle faccende dell’azienda agricola. Poi, negli anni ‘60, quando la zona del Franciacorta inizia a svoltare con le bollicine, la famiglia Bariselli inizia a impiantare Chardonnay e Pinot nero, non per fare il proprio vino ma per vendere l’uva, e fungere quindi da conferitrice fino agli anni ‘80, quando tutto cambiò. In quegli anni Gianmario Bariselli amplia la produzione sotto un altro aspetto, la spumantizzazione. Inizia così il loro presente, con circa sei mila bottiglie di prova in cascina, che da un primo agriturismo si espande poi in cantina. L’azienda agricola oggi possiede ancora 70 vacche da carne e 2500 piante d’olivo per la produzione di olio, che firmano la proprietà della famiglia ormai alla quinta generazione, impegnata sia nella vendita d’uva che nella produzione vinicola, ormai con una stima di 120.000 mila bottiglie.
Paolo Turra, l’enologo: “Il territorio è sempre stato pronto per creare la bolla, ma ce ne siamo accorti tardi. La prima bottiglia è stata fatta solo negli anni ‘60, perché prima contadini e agricoltori volevano avere il fiasco della cucina pieno, ma di vino rosso, non certo di spumante. È una questione di cultura”.
Una famiglia che sicuramente celebra i propri ricordi e traguardi concretamente. Gian Mario Bariselli, a capo dell’azienda, ha infatti dedicato al papà Francesco e allo zio Battista le sue due esclusive Riserva, il Francesco Battista Riserva (65% Chardonnay – 35% Pinot Nero; 90 mesi sui lieviti) e il Francesco Battista Crio-Rosè (100% Pinot nero; 90 mesi sui lieviti). Raccontano entrambe la storia di due fratelli che, tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80, ebbero la visione lungimirante di intraprendere un progetto di innovazione legato al territorio Franciacorta che, proprio in quegli anni, iniziava a esprimere la sua unicità.
Ornella e Simone Pellissero
Le storie viaggiano di cantina in cantina, fino ad aprire il capitolo di una piccola azienda storica di Neive che produce vino da quattro generazioni. È una cascina storica del 1921 che apparteneva ai conti nevesi, i Cocito, acquistata da un bisnonno premuroso per i propri figli e nipoti. Questa è la storia di Ornella e Simone, madre e figlio, eredi di una famiglia contadina di Langa, i Pellissero, che nel 2021 hanno festeggiato le prime 100 vendemmie. Qui vige la tradizione, si vinificano solo uve di produzione propria, e il Barbaresco, punta di diamante della famiglia, si evolve in botti grandi di rovere francese da 25/30 ettolitri. Un’azienda piccola, sì, ma che raggiunge l’altro emisfero: Italia, Australia, Giappone, Stati uniti, Canada, Germania, Olanda, Finlandia, Turchia, Cina, per citarne alcune.
Collina di San Giuliano
8 ettari di vigneto, distesi tutto intorno alla cascina, danno vita ogni anno a 50 mila bottiglie, tra cui 3 tipi di Barbaresco, spumante metodo classico, Favorita, Freisa, Dolcetto d’Alba, Nebbiolo, Barbera d’Alba, Langa, Arneis e Rosato di Nebbiolo. La massima espressione la restituiscono due tipi di Barbaresco, Cascina Crosa e Bricco San Giuliano. Cascina Crosa, un vitigno antico, figlio delle vigne di un tempo, invecchia nelle botti che già utilizzava il padre di Ornella. Il fratello, Barbaresco Bricco San Giuliano, nasce invece dalle vigne allocate nella posizione migliore della collina, sulla punta, dove il sole torna più spesso. Proprio lì in punta, spunta tra le vigne un piccolo chabot, patrimonio culturale della Curia che contiene la statua di San Giuliano. Il chabot non è solo un luogo intoccabile, e sacro, ma è il ramo genealogico che unisce tutte le generazioni Pellissero.
Ornella: “Quando venne costruito, il nonno si occupò di disegnare e intagliare tutti gli infissi, ma anche le porte in legno. Ora, non appena c’è bisogno di un piccolo restauro, interveniamo subito, perché è un po’ come se fosse un ricordo di famiglia. Come potremmo abbandonarlo a sé stesso?”
Cascina Castlèt
“Un’azienda è prima di tutto un progetto. E un progetto è un sogno che pian piano prende forma, prima sulla carta, poi sulla terra e, alla fine nel vino.” Questo è il motto della famiglia Borio, o meglio di Cascina Castlèt, in bilico tra natura e tecnologia, affezionata alla terra ma attratta dall’innovazione. L’azienda si trova a Costigliole D’Asti, dove le uve vengono coltivate in ben 31 ettari di vigna: Barbera, Moscato, Uvalino, Cabernet Sauvignon e uno Chardonnay coltivato a Costigliole fin dalla fine del 700.
Mariuccia Borio: “Ho ereditato l’azienda da mio padre, nel 1970. Ma negli anni ho dovuto fare scelte coraggiose anche sul marketing con bottiglie ed etichette suggestive, a volte provocatorie, molto individuali, ma che ci appartengono”.
Mariuccia Borio
Dove la famiglia Borio mette mano, il palato e la vista restano a bocca aperta e mai asciutta. Un’etichetta più estrosa dell’altra, tra Passum, Policalpo, Avié, Goj e Uceline. Ognuna con una storia diversa, come quella di Uvalino, che nasce da un vitigno a rischio di estinzione, trascurato e dimenticato da tutti, a eccezione della famiglia Borio che, come fosse una bellezza artistica prossima al deterioramento, lo ha restaurato e salvato. Poi c’è Uceline, che ha ancora un’altra storia. È un vitigno a maturazione tardiva, che nasce dalle uve che una volta venivano vendemmiate a metà novembre – tardi per la stagione – e che restando per così tanto tempo sulla vite, venivano piacevolmente beccate dagli uccellini, da cui prendono il nome. L’etichetta riprende il volo dell’uccello, ritratto da Giacomo Bersanetti, uno dei più grandi designer di etichette, che per quarant’anni ha collaborato con la famiglia per interpretare insieme il significato di ogni bottiglia. 40 anni di etichette, di storie e di sogni.
Cantina I Barisei
Via Bellavista, 1/A
25030 Erbusco (BS)
Tel: +39 030 735 6069
Azienda agricola Pasquale Pellissero
Via Crosa, 2
12052 Neive (CN)
Tel: +39 328 202 8446
Cascina Castlèt
Strada Castelletto, 6
14055 Costigliole d’Asti (AT)
Tel: +39 0141 966651