Testo di Francesca Ciancio
Foto cortesia di Krug
Chissà cosa direbbe Joseph Krug degli attuali cambiamenti climatici. Proprio lui che più di un secolo e mezzo fa studiò il modo di ottenere il miglior champagne possibile senza che ciò dipendesse dalle annate e dall’andamento vendemmiale. E Krug Grande Cuvée 171ème Édition ne è un esempio, figlia di un’annata difficile, la 2015, caldissima e asciuttissima almeno fino alla metà agosto di quell’anno. La forza – e la magia – di Krug sta proprio nella possibilità di contare su una “libreria” amplissima di vecchie annate (vini di riserva) che concorrono a creare il blend migliore possibile. Ovviamente tutto si deve all’abilità della chef de caves Julie Cavil e al suo team di degustazione che aggiungono quello che eventualmente manca o tolgono quello che è eventualmente in eccesso.
L’anima citrica della 171ème Édition
La 171ème Édition calza a pennello per spiegare meglio il concetto: la sua annata di base infatti – ricordiamo la 2015 – non brilla per slancio e acidità. È una base piacevole, ma tendenzialmente un po’ neutra e non di lunghissima persistenza. Tutti fattori, questi, legati al forte caldo che ha interessato il periodo in questione. Qui entra in gioco la conoscenza e la sensibilità della Cavil che, attraverso un blend di 131 vini di 12 annate diverse – dalla 2015 alla 2000 – è riuscita a dare a questa ultima edizione brio e spalla acida, addirittura spingendo oltremodo sulle peculiarità citriche. Il sorso infatti è molto agrumato con richiami netti al succo, alla versione candita, alla marmellata di limoni. È sferzante, vivace, quasi incompiuto per l’idea di giovinezza che offre. Prevale il pinot noir con un 45%, lo chardonnay con un 37% e chiude il pinot meunier con un 18%. In totale i vini di riserva costituiscono il 42% dell’assemblaggio definitivo, offrendo un contributo anche di ampiezza e di rotondità.
La comunità dei Krug Lovers
Se è l’agrume a colpire in maniera evidente in questa 171ème Édition, il limone diventa l’ospite d’onore della festa della maison Krug. Maestri indiscussi delle presentazioni delle ultime uscite dei loro champagne, gli eventi targati Krug hanno sempre qualcosa di brioso. Indubbiamente eleganti, importanti, anche costosi, ma mai formali, rigidi, “impacchettati”. Prevale la festa, il colore, lo chic informale. Molto si deve al lavoro di comunicazione e promozione fatto dal noto brand francese – di proprietà della galassia LVMH – che ha deciso di costruire, negli ultimi anni, una vera e propria comunità di Krug lovers fatta di ristoratori stellati, ma anche di pizzaioli, di winebar di grido ma anche di enoteche di periferia, di acquirenti storici ma anche di neo-appassionati di bollicine francesi. È una rete di relazioni vastissima fatta di persone anche molto diverse tra loro che amano uno champagne che, se non proprio alla portata di tutti, sa essere comprensibile a molti. Anche Olivier Krug, sesta generazione della maison, tiene molto a questo concetto di convivialità e di legami (prova ne sia la nascita delle Krug Ambassade, insieme di locali affiliati al brand).
Il primo ricettario di Krug
Il limone, ingrediente scelto da Krug quest’anno, rappresenta bene tutti questi concetti: può essere un elemento nobile, ma anche molto popolare, sta bene con i crudi, i cotti, nel salato e nel dolce. Le sue interpretazioni possono essere infinite. Un resoconto della sua versatilità è il bel testo voluto da Krug, “THE ZEST IS YET TO COME” (zest in inglese significa “scorza” e qui gioca a sostituire nel titolo la parola “best”, il meglio), il primo ricettario in assoluto della maison, che raccoglie le originali creazioni gastronomiche degli chef delle Krug Ambassade di tutto il mondo. Ben 113 stelle Michelin che propongono piatti da rifare a casa dove il limone è l’ingrediente principale. Proprio come ogni parcella di vigneto ha le sue peculiarità, anche il limone va inteso al plurale – pare ne esistano circa 200 tipologie – perché varia a seconda del territorio, della specie e dell’età della pianta. Così le ricette: si va da quelle molto elaborate, a quelle velocissime, dai finger food ai dolci sontuosi.
Il menu impeccabile de La Peca
La prova “live” è toccata a La Peca, una delle Krug Ambassade in Italia, ristorante due stelle Michelin più una stella verde di Lonigo, in provincia di Vicenza. Un menu magistrale, fatto di piatti impeccabili per equilibrio, bilanciamento e goduria: Gamberi gobbetti, zucchine tostate, aneto per antipasto; Tagliatelle al limone e asparagi verdi per primo; Anguilla, angostura, anguria per secondo (qui, in abbinamento il Rosé Brut 27ème Édition) e Crostatina al limone, sorbetto alla mandorla e mandorle caramellate salate per dolce. Una cena anticipata in verità dall’aperitivo, sempre firmato La Peca, nel cortile di Villa Mirabello (ecco un altro must degli eventi Krug, la scelta di luoghi sconosciuti ai più ma bellissimi e da andare a scoprire se non li si conosce, come questa villa del XV secolo nel quartiere Maggiolina) per degustare ostriche Gillardeau, taleggio di capra dei Monti Lessini di Malga Faggioli con una limonata ghiacciata preparata con i limoni del Garda. Una sera d’estate a Milano eclettica e molto agrumata.