Testo di Annalucia Galeone
Foto di Annalucia Galeone e di cortesia delle attività
Messina, chiamata dai Greci Zancle per la forma arcuata, è la porta di ingresso alla Sicilia e dà il nome allo Stretto su cui si affaccia. Nell’antichità il suo porto è stato uno dei principali crocevia commerciali del Mediterraneo, oggi è il primo in Italia per il numero di passeggeri in transito. Nonostante sia una base strategica è considerata dai turisti solo una tappa “mordi e fuggi” per raggiungere destinazioni più “blasonate”. È una città in cerca di riscatto, per invertire la rotta e incentivare il turismo esperienziale di qualità è stato lanciato il progetto Messina Food Destination ideato da Fabrizio Carrerra direttore di Cronache di Gusto. Un press tour che ha portato la stampa specializzata alla scoperta di una Messina autentica e delle eccellenze agroalimentari per raccontare un territorio attraverso il suo patrimonio enogastronomico, una sfida che promuove un turismo sostenibile più attento e sensibile.
Addentrandoci nelle vie del centro storico di Messina è d’obbligo fermarsi nei chioschi e nei ristorantini per assaggiare le specialità locali. La Focaccia messinese è l’emblema dello street food. Le sue origini risalgono alla dominazione borbonica. Francesco Arena pluripremiato mastro fornaio ci ha svelato il segreto: “La focaccia si prepara con ingredienti poveri, sull’impasto nella teglia rettangolare vanno adagiati in successione: acciughe salate, tuma, (formaggio di latte di pecora), scarola o indivia riccia, pomodorini tagliati a pezzetti, sale e pepe nero”. Da mangiare è anche la Braciola messinese, piccoli involtini di sottilissime fette di carne, noce di vitello in particolare, coperte di pangrattato, ripiene di mollica condita con olio, aglio, provola siciliana, prezzemolo e Parmigiano Reggiano che vengono cotte alla brace per renderle croccanti all’esterno e succulente dentro. I più golosi non possono sottrarsi all’assaggio della Pignolata, il dolce tipico messinese, il cui nome deriva dalla forma a pigna, buonissima quella realizzata dal maestro pasticcere Lillo Freni titolare di una storica pasticceria messinese nonché Ambasciatore del Gusto. Si tratta di una montagnetta di gnocchetti fritti consistenti all’esterno ma dal cuore abbastanza friabile che viene cosparsa per metà con una glassa al cioccolato e per l’altra metà con una glassa al limone.
Quanti sanno che a Messina da generazioni si pratica la molluschicultura nei laghi? Vale la pena fare un’escursione lungo i laghi costieri di Ganzirri e Torre Faro che fanno parte della riserva naturale di Capo Peloro. I due laghi sono direttamente collegati al mare grazie ai canali costruiti dagli inglesi nel 1830. Qui da cinque generazioni la S.A.C.O.M.si occupa di commercializzare e allevare frutti di mare, fino al XIX secolo venivano raccolte anche le ostriche, ma ormai questa pratica è scomparsa. I semi delle cozze provengono dall’Adriatico, le acque salate dei laghi conferiscono ai molluschi un sapore unico, sapido e ferroso.
È doveroso fare colazione a San Filippo della Mela, a pochi chilometri dall’uscita dell’autostrada direzione Milazzo. Tenuta Anasita è un’azienda messinese specializzata nell’allevamento e nella produzione di prodotti a base di latte e carne di bufala. Grande attenzione è dedicata alla cura e al benessere dell’animale, sono bufale felici. A poca distanza dal caseificio c’è la pasticceria/caffetteria. A preparare le dolci prelibatezze ci pensa il pastrychef Mario Cortese che dopo aver concluso la sua collaborazione con il ristorante stellato Zash ha iniziato questa nuova avventura. Tutti i prodotti sono preparati esclusivamente con il latte di bufale dell’allevamento. Cassate, cannoli, brioche, maritozzi “alla siciliana”, granita di ricotta di bufala con polvere di capperi di Lipari e capperi canditi valgono da soli in viaggio in Sicilia. L’azienda è in continua crescita ed è prevista l’apertura di un’enoteca, di una braceria e di una bakery all’interno della stessa struttura.
L’avventura si conclude a Raccuja, nel cuore del parco dei Nebrodi dove si trova fattoria Borrello, un’oasi di sostenibilità che si estende nei 130 ettari di proprietà. La fattoria è a conduzione familiare, è possibile visitare le Zimme, caratteristici alloggi in pietra, l’allevamento allo stato semibrado del suino Nero, conigli, galline e poi le sale della stagionatura dei pregiati salumi e formaggi autoprodotti. Il fiore all’occhiello della fattoria è l’Osteria del Maiale Nero, qui si possono gustare i piatti tipici dei Nebrodi. In sala c’è Anna Laura Borrello, in cucina il fratello Giuseppe e la nonna Anna che prepara la pasta fatta in casa e il pane con lievito madre. Questo locale riesce a unire tradizione e qualità in un ambiente rustico ma curato. Protagonista assoluta la carne che cuoce a fuoco vivo e resta morbida e succosa. Squisite anche le Puntine di maiale alla griglia, la Pasta con le farine siciliane e sugo di maiale nero, i Mal tagliati con i fagioli di Carrazzo, la Pancetta di suino nero e poi il Crudo di suino nero dei Nebrodi a lunga stagionatura conservato prima nei laboratori e poi in cantina.