Testo di Luca Sessa
Foto di Leclerc-Briant
Una storia particolarmente affascinante riesce a sopravvivere a eventi e imprevisti, soprattutto se è una storia legata al vino, perché fatta di passione, coraggio, legami familiari e con la natura. Quando ci si imbatte in una nuova bottiglia, quando ci viene proposta un’etichetta di cui non conosciamo la storia, non possiamo fermarci al ‘semplice’ assaggio, perché la percezione gustativa di un vino si completa con la storia di chi lo ha prodotto, scoprendo sovente intriganti capitoli della viticultura internazionale. Come nel caso di Leclerc Briant, un domaine en biodynamie certificato sin dal 2004 che può vantare primi esperimenti di sostenibilità sin dalla metà degli anni ’50. Tutto ha origine nel 1872: Lucien Leclerc crea a Cumières il Domaine Leclerc con 2 ettari di vigneto. Nel 1955 Bertrand Leclerc e la moglie Jacqueline Briant fondano, a Epernay, l’attuale Maison. L’azienda prospera per molti anni fino all’improvvisa morte di Pascal Leclerc nel 2010 quando la cantina è la più grande azienda biodinamica dello Champagne.
È qui che questa storia legata al vino mostra la tenacia di cui abbiamo parlato nell’introduzione: due anni dopo la scomparsa di Pascal infatti una coppia di americani si innamora della cantina e della sua storia e decide di impegnarsi investendo le proprie risorse per donare nuova continuità produttiva. La guida della Maison viene affidata a Frederick Zeimett, che può vantare una lunga esperienza in Moet e Pommery, e la gestione dei vigneti e della cantina a Hervé. Da questo momento parte la storia recente della cantina con la chiara intenzione di far rinascere Leclerc Briant per far rivivere la sua anima e riconquistare il ruolo di leader per la biodinamica in Champagne, non tanto come scopo fine in sé stesso, ma piuttosto come mezzo per creare Champagne della migliore qualità possibile.
L’intera azienda oggi è coltivata in modo biologico e biodinamico: la tenuta copre 14 ettari, la maggior parte dei quali sono classificati come Grand Cru (Mailly, Le Mesnil) e Premier Cru (Hautvillers, Cumières, Mareuil-sur-Aÿ, Bisseuil, Rilly la Montagne, Villers-Allerand e Trépail). Qui, sui pendii che si affacciano su La Montagne de Reims o nella Vallée de la Marne, Leclerc Briant coltiva i tre vitigni classici della Champagne: pinot noir, pinot meunier e chardonnay. Qui è possibile venire a contatto con una filosofia produttiva naturale, svolta nel rispetto dei ritmi del vino e senza cercare di forzarlo in alcun modo. La vinificazione è orchestrata da Hervé Justin, enologo ritenuto il maggior sostenitore della geogravità e dell’autorevolezza della biodinamica in Champagne, Hervé ha definito i principi fondamentali della risonanza biodinamica che oggi si applicano non solo alla coltivazione dell’uva, ma anche alla vinificazione dello Champagne. Ritiene che il suo ruolo sia semplicemente quello di facilitare ciò che le uve fanno naturalmente e sostiene che le uve abbiano una propria intelligenza.
Questo lavoro permette di dar vita a Champagne quali Brut Réserve, Extra Brut 1er Cru, Brut Rosé, e Extra Brut Millésimé, una linea di vini valorizzata dall’assemblaggio dei diversi vitigni, ma anche a Les Basses Prières, La Croisette e Le Clos de Trois Clochers, che rappresentano la quintessenza del concetto di terroir, portato al suo estremo dalla biodinamica. Il cosiddetto Bio-Chic è infatti l’elemento distintivo di Leclerc Briant: essere biologici è sempre stato il principio guida della casa, mentre Chic è quanto di meno ci si aspetterebbe da una Maison che realizza Champagne fatti a mano, partendo dalla viticoltura e che cura l’eccellenza in ogni fase al pari dei maestri artigiani. Ogni dettaglio, anche quelli estetici, cromatici o relativi al design, è curato in maniera maniacale: dall’elegante sigillo rosso, nascosto sotto la capsula, che evoca le vene di argilla che solcano i vigneti, allo stile che si ritrova nei saloni e nella cantina.
Una storia fatta anche d’avanguardia non poteva che chiudersi con un ulteriore spunto di riflessione per gli appassionati del vino: un nuovo esperimento, quello partito con la vendemmia 2013 che ha dato vita alla cuvée Abyss, specificatamente dedicata all’affinamento sottomarino. Le uve che compongono questa cuvée, selezionate su terroir conosciuti per il sottosuolo calcareo affiorante, riposano sul sottosuolo marino della baia di Stiff, alla punta Est dell’isola di Ouessant. Lo chardonnay, il pinot noir e il pinot meunier che compongono questa cuvée provengono esclusivamente dalla vendemmia 2015: messo in bottiglia a luglio 2016 e immerso nel mare a giugno 2019, Abyss è risalito dalle profondità marine a giugno 2020.
Leclerc Briant
67 chemin de la Chaude Ruelle
51200 Epernay – Francia
Tel: +33 (0)3 26544533
www.leclercbriant.fr