Testo di Gualtiero Spotti
Foto cortesia di Lavica
Tra il 29 e il 31 maggio scorso si è svolta in Sicilia, ai piedi dell’Etna, la prima edizione di Lavica, una manifestazione che già guarda al futuro (l’ambizione è quella di farlo diventare un appuntamento annuale) puntando l’attenzione sul territorio vulcanico e i produttori locali, di vino ma non solo, come già accaduto negli ultimi tempi per altre destinazioni simili, vedi il caso di Lanzarote, in Spagna. Ed è un’idea certamente suggestiva, partita da due proprietà affiliate a Les Collectionneurs, Barone di Villagrande e Castello di San Marco, che si sono spartite le serate di Lavica. Gli ospiti hanno avuto modo di conoscere lo stile e la cucina di un manipolo di cuochi ospiti arrivati da tutta Italia e impegnati nel distribuire il loro sapere su preparazioni che, in qualche modo, raccontavano anche il territorio etneo.
La serata di apertura dell’evento – tenutasi sull’ampia e spettacolare terrazza della tenuta vinicola Barone di Villagrande – ha messo in fila, tra le altre, le suggestioni carnivore e un po’ dolomitiche di Theodor Falser, con un Tomahawk di vitello su pietra lavica, affumicato con il fieno portato dal suo ristorante e il Johannestube, miso di orzo e carote nella cenere; le digressioni vegetali di Caterina Ceraudo che, arrivata dalla Calabria, si è presentata forte di una Lattuga arrosto con cedro al sale; e quelle più local di Matteo Carnaghi del Villadorata Country Restaurant di Noto, che invece si è lanciato in una Pasta e Patate affumicata con pecorino siciliano, basilico e pesto di pistacchio dai toni decisamente comfort e che ha messo d’accordo tutti. E di contorno c’erano anche le granite preparate al momento da Franco Patané e gli ottimi olii dell’Oleificio Russo. Se le giornate sono state scandite dalle visite ad alcuni dei produttori di vino dell’Etna (Palmento Costanzo, Cottanera e La Gelsomina), le altre due serate hanno visto come protagonista lo splendido giardino del Castello di San Marco a Calatabianco, allestito per due diversi appuntamenti. Il primo, tra isole espositive, con i produttori locali a mostrare le bontà del territorio siculo, tra cui gli imperdibili Masculini da Magghia di Gaetano Urzì (sono piccole acciughe, presidi Slow Food) e la Pasta Reale di Tortorici di Isabella Catalano, un gustoso biscotto a base di nocciole. Mentre l’ultima sera ha visto come protagonisti anche molti cuochi rinomati, che si sono impegnati a rappresentare la cucina del mare. Cristina Bowerman ha proposto un Orzotto cacio juncu e pepi dal mondo, ricci di mare e fave; Sara Scarsella e Matteo Compagnucci hanno deliziato i presenti con un Risotto al cedro fermentato con fave e gamberi rosa, mentre Bianca Celano è arrivata dalla vicina Catania con una Ricciola in oliocottura all’origano, beurre blanc, garum di tonno e lattuga alla brace.
Lavica, alla sua prima edizione, ha sicuramente gettato delle basi interessanti sulle quali costruire la sua storia futura, nella sinergia propositiva tra realtà locali, nella curiosità di molti cuochi che, in diversi momenti, hanno avuto modo di conoscere meglio un territorio in grado di offrire molte delizie. Magari anche, quando i tempi saranno maturi, nella possibilità di aprirsi sempre di più a commistioni con cuochi che arrivano dall’estero. In fin dei conti Les Collectionneurs, che ha contribuito alla buona riuscita dell’evento, è un brand internazionale con molti indirizzi di pregio nella sua guida e sarebbe bello vedere qualche cuoco di altre culture gastronomiche confrontarsi con la realtà della Sicilia, all’ombra del vulcano.