Testo di Francesca Ciancio
Foto cortesia de La Locanda del Postino
L’estate 2022 sarà ricordata, tra le tante altre cose, per la mancanza di personale nella ristorazione e nelle strutture alberghiere. È un po’ il tormentone di questi mesi, più martellante di una canzone del Festivalbar (paragone comprensibile solo a quelli nati dagli anni 90 in giù). Senza scomodare economisti del calibro di Adam Smith o John M. Keynes, le ragioni si conoscono e le responsabilità sono spesso equamente condivise tra coloro che domandano e coloro che offrono lavoro. Una premessa per dire che, di questi tempi, una famiglia interamente coinvolta in un’attività, è manna dal cielo: garantisce un ammortamento delle spese e un personale – quasi sempre – di fiducia.
Poi ci sono altri tipi di famiglia, quelle in cui la passione per l’ospitalità e il cibo scorre di padre in figlio, di madre in figlia. E nonostante siano partiti da punti lontani, alla fine, come nel gioco dei puntini da unire, arrivano tutti nel medesimo posto. A Pollara in questo caso, frazione di Malfa, uno dei tre comuni in cui è divisa l’isola di Salina, una delle sette isole Eolie, arcipelago dell’isola più grande del Mediterraneo, la Sicilia (e con il gioco della Matrioska per oggi la finiamo qua).
I Leva sono i proprietari della Locanda del Postino, albergo con dieci camere e un ristorante. Ci lavorano tutti, Mauro e Amelia e i figli Francesco e Mariachiara. Una famiglia di Messina che sta realizzando il proprio sogno con calma, un passo alla volta. Infatti, questo non è l’ennesimo racconto di un acquisto facile e patinato, di una coppia alto-spendente annoiata dalla vita di città che va a vivere sull’isola. Qui in locanda c’è concretezza.
Da locanda del “parrino “a Locanda del Postino.
A metà anni ’90 Massimo Troisi girava parte del suo ultimo film, Il Postino, da queste parti. I Leva avevano comprato un complesso di case malconce dieci anni prima proprio a Pollara, con l’idea di farne un’attività ricettiva. Dalla loro Mauro e Amelia avevano la gioventù – in procinto di laurearsi – ma anche poco capitale per fare tutto e subito. Mauro prende l’abilitazione da commercialista – mestiere che però non esercita – e poi mette su una società di impianti per lo smaltimento delle acque. Amelia entra nella pubblica amministrazione. Si può iniziare a investire nella locanda: “l’idea di chiamarla Locanda del Postino – racconta Mauro – fu di un nostro amico che sapeva che Troisi stava girando un film con quel nome, ma doveva essere temporaneo. Anzi a noi piaceva Locanda del Parrino, ovvero del parroco, perché questo gruppo di case apparteneva a una delle figlie del prete di Pollara. Sì, ha capito bene, il parroco aveva la prole”. Acquasantiere, crocifissi e libri antichi recuperati durante i lavori di ristrutturazione fanno ancora parte della Locanda che è rimasta “del Postino” però.
La narrazione che snocciolano i coniugi Leva è anche la memoria di un tempo diverso, quando si progettava con calma, quando si realizzavano sogni con le proprie forze, quando si decideva anche di fare i figli da giovani: “Francesco, il primo figlio – racconta Mauro – è arrivato nel 1994, quando è stato acquistato il rudere, Mariachiara quattro anni dopo ed eravamo ancora con gli operai che trafficavano tra i piedi. L’idea iniziale era quella di un posto dove dormire e fare colazione grazie alle preparazioni di Amelia. Pian piano ci siamo ritrovati i clienti a pranzo e a cena con noi, su tavoli che diventavano sempre più grandi. Alcuni di loro tornano ancora oggi, ma all’epoca potevano fermarsi anche un mese, perché anche l’idea della vacanza era meno frenetica. Una coppia che ha concepito qui la figlia l’ha chiamata Salina”.
Le leve nuove dei Leva più il giovane chef che è quasi un terzo figlio.
L’inaugurazione ufficiale arriva nel 2006 e un po’ alla volta l’esigenza ristorativa si fa più pressante. Ci sono diversi cuochi che si alternano, ma in cucina c’è sempre Amelia a dare una mano. Fino a due anni fa quando arriva il giovane Stefano Stracuzzi, 30 anni da Messina, con studi presso la Scuola di cucina del Gambero Rosso a Catania e poi presso l’Alma di Colorno. Gira un po’ di cucine tra Toscana e Sicilia per poi approdare alla locanda di Pollara. Anche qui c’è il legame “familiare” a tessere il destino: “Mio padre – racconta lo chef – è stato per vent’anni il medico dei Leva a Messina, ma solo con la pandemia e con il mio lavoro un po’ fermo sono entrato in contatto con loro e ci siamo messi alla prova. Ora sono uno della famiglia”.
La proposta culinaria di Stefano dice molto del posto in cui lavora perché è ricca di verdure e ortaggi; il pesce non manca ma rispetta le stagionalità e anche la carne fa volentieri capolino, soprattutto in virtù della grande tradizione delle carni tra Nebrodi e Peloritani: “Il terreno vulcanico dell’isola – spiega Stefano – fa crescere tutto in maniera spontanea e saporita e poi a Salina la tradizione agricola ha sempre occupato un posto di primo piano, molto più dell’esperienza ittica. Gestiamo una settantina di posti quindi non dobbiamo garantire quantità enormi di pescato. Piuttosto lo compriamo nel periodo migliore – tra aprile e giugno – e lo abbattiamo”. Così è anche per l’olio evo, poche quantità ma ben usate e che arriva dagli oliveti messinesi della cultivar Minuta. La rivisitazione dei piatti della tradizione siciliana si focalizza sulle variazioni delle ricette con modifiche alla texture degli ingredienti, come nel caso della pasta con le sarde. Per la carta dei dolci si attende il ritorno di Mariachiara, la figlia più piccola che, dopo aver frequentato l’Accademia di Iginio Massari è stata assunta al Four Season di Taormina: “Ovviamente come genitori – spiegano i coniugi Leva – ci farebbe piacere averla con noi, ma è giusto che faccia il percorso per cui ha studiato tanto”.
Un po’ di sensi di colpa Mauro e Amelia li hanno anche nei confronti di Francesco, laureato in Scienze Politiche con Master in Sostenibilità ambientale e con una grande passione per l’attività subacquea e per le foreste di Posidonia sulle quali fa ricerca insieme a una società di Roma. Eppure, il più grande dei figli dei Leva ha scelto di fare il responsabile di sala e di occuparsi della carta vini: “Non è una rinuncia, dovevo scegliere e ho scelto la Locanda. Che è il posto in cui sono cresciuto, ecco perché i clienti sono prima di tutto ospiti, sono persone che vengono a trovarti a casa”.
La Locanda del Postino
Via Picone, 10
98050 Malfa (ME)
Tel: +39 090 984 3958
www.lalocandadelpostino.it