Testo di Letizia Gobio Casali
Foto cortesia di Vini di Vignaioli
Il 17 e il 18 Marzo 2024 Vini di Vignaioli ritorna a Milano, a dieci anni di distanza dal debutto meneghino. La prima edizione, una versione milanese dell’evento originariamente creato da Christine Cogez-Marzani a Fornovo (PR), “fu un salto nel buio perché ignoravamo la risposta di Milano” racconta Lorenzo de’ Grassi, organizzatore di Live Wine che supporta Vini di Vignaioli. “Eppure, a dispetto della pioggia, la coda costante fuori dalla Cascina Cuccagna, dove si teneva la manifestazione, fu un segnale incoraggiante, e ci spinse a organizzare negli anni seguenti Live Wine”, come viene chiamato l’omologo salone milanese dedicato al vino artigianale e naturale. Da quegli anni, tuttavia, il settore è molto cambiato. E se nella prima edizione, quella storica del 2002 a Fornovo, Vini di Vignaioli ospitava 16 produttori, di cui 4 italiani e gli altri francesi, al contrario nel 2023 l’erede Live Wine ha accolto 220 espositori di cui solo 3 stranieri.
Per questa edizione, dopo molti anni al Palazzo del Ghiaccio, allestita da Mosso, in Via Angelo Mosso 3, nel quartiere NoLo (Nord Loreto) gli espositori sono una sessantina (qui l’elenco: vinidivignaioli.com/partecipanti) e l’attesa è quella di un pubblico variegato, ma con una massiccia presenza di giovani. “Avendo maggiore attenzione all’ambiente inclinano più facilmente per vini non “corretti” chimicamente, che rispettano la natura” sostiene Christine.
Secondo Lorenzo, invece, la prevalenza di ragazzi si spiega con il fatto che “i più âgées sono abituati a sapori convenzionali e non accettano gusti “spigolosi”. Per i giovani al contrario, all’apertura mentale e alla curiosità, si assomma la mancanza di assuefazione a gusti più “normali”, con una minore acidità volatile. Ma, in generale, sono sempre di più le persone chiedono vini naturali anche al ristorante e l’associazione italiana sommelier si è sempre schierata al nostro fianco”.
La tendenza degli ultimi anni vede anche crescere la richiesta di vini stranieri, specialmente da regioni non immediatamente associate al vino come la Francia: “vanno forte le etichette mittel -europee, tedesche e soprattutto austriache, e in parallelo cresce la reputazione delle bottiglie italiane naturali oltre confine” dichiara de’ Grassi. Questo weekend il pubblico, che ormai sa cosa significhino biologico o biodinamico, potrà incontrare i vignaioli che proseguono in queste direzioni.
“Distinguere chi produce in un modo autenticamente sostenibile da chi non lo fa è importante perché, dato il successo dei vini naturali, il pericolo è che l’industria cerchi di imitarci falsificandoli. Questo è un motivo per cui ora preferiamo parlare di vino artigianale, ovvero fatto da artigiani, più che di vino naturale, dicitura di cui potrebbe appropriarsi chiunque”, sottolinea Lorenzo. E il colmo sarebbe proprio questo: che il settore tradizionale, dopo aver boicottato per anni la produzione “eterodossa”, ora finisse per imitarne le asperità, in modo da dare una patina di autenticità a vini rifiniti con aggiunte e correzioni.
Palazzo del Ghiaccio
Via angelo mosso 3
Milano
vinidivignaioli.com