Testo di Fabio Pracchia
Foto cortesia di Ufficio Stampa
Il libro Wine Grapes, A complete guide to 1.368 vine varieties, including their origins and flavours scritto dai due giornalisti Jancis Robinson e Julia Harding e da José Vouillamoz, biologo e genetista della vite è uno dei più autorevoli cataloghi di vitigni che abbia letto. Pubblicato nel 2012 da Penguin Random House riporta quanto segue alla voce Ciliegiolo: “Cherry-flavoured italian red whit untapped potential, especially in Toscana. Parent of sangiovese”. Tradotto dal sottoscritto “Rosso italiano con aromi di ciliegia dalle potenzialità ancora non sfruttate, soprattutto in Toscana. Parente del sangiovese”. La perfetta sintesi dell’idioma inglese fotografa bene la situazione del Ciliegiolo quale era dieci anni fa.
Durante Le giornate di Ciliegiolo di Maremma e d’Italia, manifestazione organizzata con il supporto del Consorzio Maremma Toscana, dei produttori di Ciliegiolo d’Italia e della Ciliegiolo Academy, che si è svolta a inizio Maggio nel meraviglioso borgo maremmano di Sorano, hanno dimostrato come l’attualità del vino Ciliegiolo suggerisca un aggiornamento dello splendido volume appena citato: alla prova degli assaggi svolti il vino Ciliegiolo dimostra quanto le sue potenzialità siano state ben comprese e finemente interpretate dai produttori coinvolti alla manifestazione.
A cavallo tra gli anni Novanta e i primi anni duemila, il vitigno ciliegiolo ha conosciuto un oblio produttivo coinciso con l’industrializzazione della viticoltura e l’inclinazione dell’enologia verso modelli stilistici internazionali. Per le sue peculiarità, infatti la cura del vitigno non si presta alla serializzazione e tantomeno alla sua vinificazione protocollare, tutt’altro; il ciliegiolo necessita, sia in campo sia in cantina, di competenze artigiane per la sua trasformazione in vino di qualità.
La riscoperta e divulgazione del vitigno è frutto di un passaparola tra piccoli produttori ai margini delle principali denominazioni italiane, quindi fuori dallo stravolgimento dell’ampelografia tradizionale e, per questo, al riparo dalle dinamiche agronomiche più aggressive che, nel passato, recisero in modo sconsiderato i legami dell’enologia moderna con la viticoltura della tradizione. Mi riferisco ad aziende come Rascioni e Cecconello, Sassotondo e Antonio Camillo nella Maremma toscana, Leonardo Bussoletti a Narni in Umbria. Oltre a questi produttori un contributo fondamentale al recupero del vitigno è stato dato dal lavoro del consulente enologo Attilio Pagli che convinse molte aziende a puntare sulla nobiltà autoctona del ciliegiolo.
La geografia delle aziende sopra citate non è casuale. Come ha sottolineato il direttore del Consorzio di tutela vini Maremma Toscana, Luca Pollini, oggi in Italia troviamo circa 1164 ha di ciliegiolo, di cui più della metà (650 ha ca.) tra Toscana (530 ha ca. di cui almeno 300 coltivati in provincia di Grosseto) e Umbria (130 ha ca.) a testimonianza di quanto questo vitigno sia ben radicato nel cuore della penisola. Oltre a Pollini, l’intervento iniziale dei giorni maremmani è stato affidato a Paolo Storchi, direttore del Centro Ricerca Viticoltura ed Enologia di Arezzo. Storchi ha evidenziato le caratteristiche ampelografiche del ciliegiolo e sottolineato come la sua storia sia intrecciata a quella del sangiovese con il quale in passato veniva spesso confuso. In realtà il ciliegiolo discende dall’incrocio tra sangiovese e moscato violetto.
La manifestazione di Sorano ha, idealmente, continuato un percorso interrotto dalla pandemia. Prima del 2019, infatti, il Ciliegiolo aveva iniziato a entrare nell’immaginario qualitativo di appassionati e critica grazie alla spinta propulsiva dell’associazione dei produttori del Ciliegiolo di Narni, capitanati dal giovane vignaiolo Leonardo Bussoletti. Durante le cinque edizioni di Ciliegiolo d’Italia a Narni, il coinvolgimento di tanti produttori italiani e di una critica molto preparata e costruttiva risultarono funzionali alla formazione di una consapevolezza qualitativa diffusa e, forse, a un incoraggiamento verso le aziende nella direzione di credere nella potenzialità di questo vitigno. A Sorano il vino Ciliegiolo ha ripreso il suo discorso qualitativo.
Le verticali
La prima cosa bella, una volta seduto al tavolo di degustazione, è stata scoprire la possibilità di assaggiare alcune aziende in verticale, oltre a tutte le aziende italiane presenti alla manifestazione. Un’opportunità davvero preziosa che spero venga presa a esempio in altri simili contesti. La prima cosa brutta è stata capire di avere molto poco tempo per assaggiare, dato che la sala sarebbe stata sgombrata per preparare la masterclass pomeridiana.
Verticali
Antonio Camillo – Vallerana Alta Ciliegiolo
Antonio Camillo è un vignaiolo artigiano della Maremma, il suo Vallerana Alta è cru proveniente da un vecchio vigneto di più di 60 anni. È vinificato in cemento e affinato in grandi botti di legno.
2021
Ha tratto succoso e sapido, verticale e contrastato esibisce grande armonia. Aromi definiti di frutta rossa.
2020
Ampio e avvolgente, si sviluppa con calore e densità. Ben definito negli aromi di frutta matura.
2018
Selvatico con volatile espressa, ne consegue una bella dinamica, ma un finale segnato dal souris (topo).
2016
L’attacco è docile, molto leggiadro, mantiene una gradita levità gustativa e aromi deliziosi di fiori carnosi.
2014
Esprime i primi tratti di nobile decadenza; non dispiacciono. Incedere sontuoso che perde nel contrasto dei sapori ma acquista profondità. Evidente nei toni terziari di frutta secca e nell’avvolgenza della materia cui manca la spensieratezza della gioventù.
Sassotondo – San Lorenzo
Sassotondo è una delle realtà storiche della Maremma. Fin dagli anni Novanta, l’azienda, paladina del biologico in Toscana, ha prodotto un Ciliegiolo in purezza da singola vigna. Si tratta del vigneto San Lorenzo che oggi ha più di 60 anni, il vino da qui ottenuto è uno dei punti di riferimento della tipologia.
2020
Esprime profilo affilato, quasi severo. Verte molto sulla parte acida. La materia è di qualità e necessita di tempo.
2019
Ricco di dettagli aromatici, dalla ciliegia a note di agrumi, si esprime con densità e splendida dinamica.
2018
Fine ingresso al palato con succo e verticalità, il frutto è espresso attraverso il sapore e fissato grazie al tannino ben estratto.
2017
Il contrasto tra la parte fenolica aggressiva e la maturità del frutto, quasi cotto, non giova all’armonia del vino.
2016
Vino rarefatto e gustoso, si allunga al palato con naturalezza espressiva, leggerezza e ampiezza di sapori; finale gustoso che rimanda ad aromi di piccoli frutti rossi.
2015
Materico, quasi concentrato, esprime tratti di spezia dolce che ne scalfiscono la definizione dei profumi. La dinamica del sorso è piacevole anche se impacciata.
2014
Scomposto; il cuore del vino manca di spessore al quale non giova l’affinamento in legno; ne risente la naturalezza espressiva.
2013
Bel succo centrato anche se caldo, riesce a svilupparsi molto bene con aromi definiti e un finale di pregevole chiusura tannica.
2012
Ancora scalpitante, vivo e molto piacevole nel sorso che mantiene una gioventù di frutto e un succo davvero notevoli.
Leonardo Bussoletti – Brecciaro
Leonardo Bussoletti è uno dei più interessanti produttori di Ciliegiolo del centro Italia, nonché tra i protagonisti assoluti della conservazione e promozione di questo vitigno. La sua azienda si trova nello splendido territorio di Narni, in provincia di Terni. A oggi l’azienda, oltre ad altre tipologie, produce due selezioni di Ciliegiolo sfruttando la diversa matrice dei suoli a disposizione. Il Brecciaro è un ciliegiolo in purezza che prende il nome dalla tipica roccia sedimentaria (breccia) che caratterizza una delle due vigne che compongono il vino.
2021
Frutto evidente e molto nitido, esibisce sensazioni dolci attraverso la notevole viscosità della materia contrastata da un tannino ancora in evidente. In evoluzione.
2020
Come nell’assaggio del 2021 il vino ripropone un contrasto netto tra l’evidenza del frutto, pulito e centrato, e un tannino fitto ma isolato dalla componente succosa.
2019
Fine e ricco di contrasto, progressione leggera ma densa di sapore. Il finale è ben sostenuto da freschezza acida.
2018
La fase evoluta della bottiglia rende più complesso il sorso, donando profondità gustative e aromi terziari che uniscono al frutto sensazioni terrose.
2017
Materia ingombrante con densità e progressione poco assistite dal contrasto tannico. Il finale è amaricante
2016
Ha un tratto di evoluzione che si integra nel complesso gusto-olfattivo dopo una necessaria areazione. Ottima misura di scorrevolezza e tannino ben integrato.
2015
Armonico, verticale e ricco di sapore. A corollario di tale espressività si liberano aromi di frutta ancora centrata e di bella balsamicità. Vino encomiabile.
2010
In questo bicchiere, il tratto ossidativo è troppo evidente celando i tratti peculiari del vitigno e le caratteristiche dell’annata vinificata.
Gli altri assaggi
Di seguito i migliori assaggi dei vini presentati dalle aziende.
Toscana
Sequerciani (Massa Marittima – Grosseto)
Maremma Toscana Ciliegiolo 2021
Affilato, fragrante e succoso
Montenero (Montenero d’Orcia – Grosseto)
Pàmpano 2021
Concentrato, ampio e verticale
Poggioargentiera (Grosseto)
Maremma Toscana Ciliegiolo 2021
Semplice, schietto e agile
Terre dell’Etruria (Magliano – Grosseto)
Maremma Toscana Ciliegiolo 2021
Leggero, fresco e nitido
Antonio Camillo (Manciano – Grosseto)
Ciliegiolo 2018
Dettagliato, fine e verticale
Sassotondo (Pitigliano – Grosseto)
Maremma Toscana Ciliegiolo 2015
Complesso, verticale e fine
Piancornello (Montalcino – Siena)
Per Emma 2020
Profondo, terroso e persistente
Umbria
Cantina Sandonna (Giove -Terni)
Ciliegiolo 2021
Nitido, fruttato e tannico
Leonardo Bussoletti (Narni – Terni)
05035 2022
Immediato, fragrante e succoso
Fontesecca (Città della Pieve – Perugia)
Ciliegiolo 2020
Austero, tannico e fine
Conclusioni
Il Ciliegiolo è un vino di grande piacevolezza gustativa in grado di recitare un ruolo di primo piano nella gastronomia italiana. Le sue caratteristiche di levità gustativa, tannino garbato e frutto espresso attraverso gli aromi primari ne rendono il sorso piacevole ed eclettico. Per tali peculiarità, i migliori assaggi della degustazione maremmana sono scaturiti da vini che hanno affinamenti affidati a materiali quali cemento, acciaio e anfore. Il legno, barrique o tonneaux, è un materiale che rischia di caricare il vitigno di eccessive pesantezze, aromatiche e tattili. L’ambizione di produrre Ciliegiolo in grado di evolvere attraverso un corredo polifenolico maggiore deve confrontarsi con l’assoluta piacevolezza delle espressioni originali del vitigno. È una sfida per il futuro che i bravi produttori presenti a Sorano sapranno sicuramente raccogliere.