Come riqualificare i territori colpiti dal batterio in Puglia e creare una nuova economia
Testo di Annalucia Galeone
Foto di cortesia dell’azienda agricola Olère
In Puglia, alle pendici dell’altopiano delle Murge, tra i comuni di Ostuni, Fasano, Monopoli e Carovigno, si estende la piana degli ulivi monumentali, il paesaggio agrario più antico esistente al mondo con la più alta concentrazione di ulivi millenari. Sono monumenti naturali e testimoni della storia e della cultura pugliese, si calcolano all’incirca 300.000 piante, alcune di queste potrebbero avere un’età stimata che può arrivare fino ai 3.000 anni. Gli ulivi della piana sono piante di straordinario pregio botanico, la legge regionale n. 14/2007 le tutela e ne ha dichiarato la monumentalità e il riconoscimento di bene culturale.
La vista della piana che degrada verso il mare è unica e suggestiva. È caratterizzata dall’alternarsi di sentieri, tratturi, antiche strade e maestosi ulivi dai tronchi imponenti, che disegnano curiose forme scultoree la cui torsione in senso orario (dal basso verso l’alto) è rivolta sempre nella stessa direzione. Ad ammirarla non ci si stanca mai, dà l’idea di immensità. Il fascino è ammaliante, quasi ipnotico tanto da non riuscire più ad andar via.
Cotanta bellezza ha fatto breccia nel cuore di Carmela Riccardi e Leonardo Tizi, una coppia di architetti, che ha deciso di lasciare Bologna, e la carriera professionale già avviata, e tornare in Puglia per cambiare vita, nella regione di cui è originaria Carmela. “È qui che sono le nostre radici, anche se altre scelte, altri percorsi ci hanno portato lontano da casa – spiega Carmela Riccardi – nel tempo la voglia di ritornare al sud, per vivere quotidianamente questi luoghi e dar loro voce, è diventata così forte che il cambiamento è stato quasi naturale”.
A Ostuni, i due imprenditori hanno fondato l’azienda agricola Olère. Nel 2013, nel cuore della piana hanno poi acquistato 13 ettari di terreno con 2000 olivi di cui 350 secolari (varietà coratina e ogliarola[1] ) e 60 alberi di carrube anch’essi secolari. L’avvento del batterio della xylella ha portato scompiglio nei progetti e ha minacciato gli ulivi. “Mentre cercavamo di capire come salvarli sensibilizzare la popolazione e le istituzioni al problema con l’associazione Libero Comitato Antixylella – racconta Carmela – abbiamo iniziato a domandarci: perché in Puglia non si trasformano le carrube? Volevamo comunque avere delle prospettive e la pianta del carrubo costituiva una opportunità per diversificare i nostri prodotti “.
La coltivazione di questo albero da frutto non richiede né concimi né pesticidi perché è una pianta resistente, con pochissimi nemici naturali; può raggiungere i 10 metri di altezza e i 500 anni di età. Olère è diventata l’impresa capofila del progetto C.E.S.IR.A. per la valorizzazione della biodiversità legata al carrubo. Grazie al dialogo tra pubblico e privato, tra il mondo della ricerca con il Politecnico di Bari e l’Università di Bari e il Parco regionale delle Dune Costiere sono state poste le basi per la creazione di una filiera autoctona, tutta pugliese che permetterà di dare una nuova fonte di reddito all’agricoltura. La tecnologia degli ultrasuoni, già impiegata per l’olio, è stata utilizzata per estrarre dalla polpa delle carrube tutti i nutrienti senza nessun passaggio di carattere chimico e a basse temperature. La produzione è a basso impatto ambientale poiché non richiede alcun fitofarmaco.
“Siamo andati in Sicilia perché era ed è l’unica regione italiana che sa cosa fare con le carrube – prosegue Carmela Riccardi -. Abbiamo incontrato aziende e istituzioni per capire come approfondire e promuovere la trasformazione delle carrube in Puglia. L’interesse per questo antico frutto cresceva insieme alla scoperta della proprietà salutistiche e purtroppo alla prospettiva che i nostri olivi potessero essere distrutti dalla xylella”.
Nasce così Amèle il nettare di carrube biologico, gluten free e ad alto valore nutraceutico. È estratto a freddo con gli ultrasuoni, dalla polpa dei baccelli, e contiene circa il 5% di polifenoli, potenti antiossidanti e antinfiammatori, vitamine del gruppo B fondamentali per il metabolismo e il corretto funzionamento dei processi energetici. In co-marketing con altre aziende con la farina della polpa si fanno anche biscotti, friselle, tarallini, pane, la pasta “foglie di carrube” e il cioccolato.
Il carrubo in Puglia è riuscito ad ambientarsi nonostante le alte temperature e la carenza di acqua. Sono un’occasione di riqualificazione dei territori colpiti e messi in pericolo dal diffondersi della xylella. La ricerca è appena iniziata.