Testo di Anabel Frutos
Foto cortesia di Fitur
Dal 18 al 22 gennaio, nell’area IFEMA di Madrid, si è celebrata la 43ª edizione della Fiera Internazionale del Turismo (Fitur), uno dei più importanti appuntamenti mondiali in materia. A differenza dell’edizione precedente, quest’anno la fiera si è svolta in tutta normalità, senza le restrizioni che prima erano necessarie per la pandemia. Il numero di partecipazioni – con 222.000 assistenti, 136.000 professionisti e 86.000 visitatori – ha superato qualsiasi aspettativa e si è avvicinato di molto al record storico del 2020, quando, giusto prima del COVID-19, si è raggiunto un totale di 255.000 presenze. In sostanza, rispetto all’anno scorso, si è registrato un aumento del 32%. La Fitur ha riunito 8.500 imprese, 131 Paesi e 755 espositori principali, divisi in 8 padiglioni, che hanno occupato una superficie di 66.900 m2. L’impatto economico generato, secondo gli organizzatori, è stato di circa 400 milioni di euro.
Guatemala, Paese ospite
Il Guatemala, scelto come Paese socio, è stato rappresentato dal suo Presidente Alejandro Eduardo Giammattei con il sostegno della Casa Reale che, anche quest’anno, ha dato un tocco speciale alla giornata inaugurale con la presenza di Sua Maestà Imperiale e Reale, il Re e la Regina di Spagna. Ha anche presenziato parte del Governo spagnolo, insieme ad altre autorità provenienti dai cinque continenti. La Fitur incrementa progressivamente, contribuendo sempre di più alla promozione di diversi settori che hanno un impatto sul turismo o che hanno disegnato una strategia turistica intorno alla loro attività.
Attrazioni gastronomiche
Come detto da Ferran Adrià: “Senza una buona enogastronomia non può esserci un turismo di qualità”, ed è questa la frase che si legge nello stand della città di Madrid. La Fitur vuole promuovere non solo le attrazioni turistiche dei Paesi, ma anche la loro gastronomia – considerata un universo di sapori – focalizzandosi sulla presentazione dei prodotti culinari tipici di ogni meta. Questa edizione ha visto proposte differenti, dalle più classiche alle più avanguardistiche: tutte le destinazioni, sia nazionali che internazionali, hanno presentato le loro idee su come conquistare il viaggiatore attraverso lo stomaco, soprattutto all’ora dei pasti.
Cuenca, la città scelta per la gastronomia
La città di Cuenca è stata selezionata come Capitale spagnola della Gastronomia, prendendo il posto di Madrid, e avrà tempo fino alla prossima edizione di mostrare come la gastronomia si combina al patrimonio culturale locale e al particolare ambiente naturale circostante. Presso il suo stand, con lo slogan “Elige Cuenca” (Scegli Cuenca), è stato possibile degustare alcuni dei piatti tipici della città spagnola, come l’atascaburras, il morteruelo, gli zarajos, il gazpacho pastor o l’alajú. Si sono poi tenuti alcuni incontri con gli chef più importanti della regione ed è stata organizzata una degustazione dei vini della Ruta del Vino de la Manchuela (Strada del Vino Manchuela).
Fitur si può anche visitare a bocconi
In una fiera come questa, in cui ci sono 8 padiglioni occupati da stand, si può incontrare il meglio della gastronomia internazionale. Ho iniziato il mio “viaggio” facendo tappa in alcune città, come Navarra, che è uno dei poli centrali del Turismo Gastronomico Circolare ed è un luogo in cui la gastronomia è segno di identità. Qui confluiscono ristoratori, strutture ricettive ed enti che lavorano con una dispensa a km zero, ne è un esempio il noto orto navarrese in cui si coltivano prodotti di cui non si può fare a meno, come i famosi asparagi, i peperoni, l’olio e il vino della D.O. Navarra.
Restando in Spagna, ma spostandosi un po’ più a nord, c’è Tolosa, città dei Paesi Baschi in provincia di Gipuzkoa; decido così di fermarmi nello stand di questo comune spagnolo. È un punto di riferimento per la gastronomia di prima classe, posto che si è guadagnata, tra le altre cose, per il lavoro dei suoi famosi arrostitori di bistecche e i suoi prodotti emblematici, come i rinomati fagioli, i formaggi o il txakolí. Per Tolosa, la fiera è la vetrina della sua gastronomia di fama internazionale e quindi, naturalmente, non potevano mancare i famosi pintxos.
La mattinata è proseguita nel nord della Spagna. Tra i vari stand ha attirato la mia attenzione quello della Cantabria, quest’anno completamente rinnovato in occasione del Giubileo Lebaniego 2023/2024. In questa occasione il pellegrino, dopo aver percorso il viaggio di 73 chilometri fino al Monastero di Santo Toribio de Liébana, ai piedi dei Picos de Europa, scoprirà non solo un paesaggio verdeggiante, ma anche una gastronomia esuberante: emblematico lo Stufato di Lebaniego (che ho potuto assaggiare), con il maiale che fa da protagonista e accompagnato da ceci e cavolo. Un piatto ideale da gustare in inverno.
Viaggiando verso il sud della penisola (e dei padiglioni), mi sono imbattuta nel colorato stand di Cordoba, decorato con vasi di fiori nel più puro stile dei suoi famosi patii; la città, per veicolare la sua ricchezza gastronomica, ha optato per prodotti in cui si fondono innovazione e qualità. A ritmo di flamenco e con la guida di María de Miguel, miglior sommelierdell’Andalusia nel 2022, abbiamo partecipato a una degustazione dei vini prodotti nella comunità autonoma spagnola, abbinati a prodotti tipici. Abbiamo bevuto del rosso accompagnato dal turrolate (dolce tipico di Cordoba) al suono di una rumba e assaggiato Palo Cortado e formaggio sulle note delle Sevillanas. Poi ancora Fino, con mandorle, con una musica andalusa all’orecchio, Amontillado abbinato al prosciutto iberico con Soleá di sottofondo e infine il PX dolce, da bere insieme all’arancia di Palma del Río, accompagnato dai canti della trebbiatura. Si è puntato sul binomio musica – gastronomia per far innamorare i turisti di questo territorio.
Al Fitur non poteva mancare il prosciutto iberico, che ho trovato nello stand dedicato a Guijuelo (Salamanca), dove si produce una delle quattro denominazioni di origine protetta del prosciutto iberico in Spagna. Lì abbiamo potuto gustare il Prosciutto Guijuelo accompagnato dalla Manzanilla di Sanlúcar de Barrameda, un vino di Cadice. Inoltre, lo chef Fran Vicente ha preparato appositamente per questo abbinamento alcune guance di maiale iberico, marinate sempre nello stesso vino.
Viaggio tra i sapori del mondo
A livello internazionale, uno dei Paesi che si è più distinto per aver scommesso sulla gastronomia come arricchimento della sua offerta turistica, è il Messico. Questo Paese è senz’altro riconosciuto per essere uno dei più ricchi per quanto riguarda la varietà degli ingredienti utilizzati in cucina, che spaziano dai più comuni ai più esotici. Ci sono opzioni per tutti i gusti, nel mio caso però ho optato per i sapori della città di Puebla, la quarta più grande del Messico e “Capitale iberoamericana della cultura gastronomica”. La sua cucina ha un’ampia offerta, caratterizzata da piatti locali che hanno conservato la loro purezza e non hanno oltrepassato i confini dello Stato. Tra i piatti più rappresentativi che ho assaggiato c’è sicuramente il mole poblano, il mole de caderas e i chiles en nogada. Ho avuto anche l’opportunità di visitare lo stand dello Stato di Guanajuato, uno dei tesori meglio custoditi nel cuore del Messico. A rappresentare questo Stato messicano c’era il suo Segretario al Turismo, Juan José Álvarez Brunel, che ha presentato tutte le attrazioni del turismo locale sostenibile e della gastronomia del luogo. Guanajuato ha il sapore delle enchiladas mineras e delle pocholas, delle gorditas de maíz quebrado e dei tomates de ceniza; ha anche il sapore delle atoles de mezquite, delle nieves di frutta (ed esotici), e di mezcale tequila.
Proseguendo il mio viaggio attraverso il continente iberoamericano, sono arrivata in Guatemala, di cui durante il Fitur si è parlato molto, e non solo perché è il Paese partner di questa edizione. Con lo slogan “Stupefacente e inarrestabile”, lo stand ha ospitato diverse attività con l’obiettivo di far conoscere l’ampia offerta della Nazione centroamericana, che vanta una ricchezza culturale e gastronomica millenaria. Sono stati cucinati alcuni piatti fortemente influenzati dall’eredità Maya e ho potuto constatare che la gastronomia guatemalteca sta vivendo un momento di grande apogeo: tre dei suoi ristoranti (con chef autoctoni) sono tra i migliori 30 dell’America Latina.
Spostandomi tra i Paesi dell’America Centrale, ho assistito alla presentazione del Cayo Levantado Resort, sull’isola di Samaná (Repubblica Dominicana). È uno spazio unico dove la sostenibilità si nota sia dal rispetto della natura e dall’interazione con essa, che dagli spazi gastronomici, unici e inimitabili, in cui viene espressa l’essenza del luogo. I sei ristoranti della struttura ci invitano a una cucina internazionale, che viene leggermente rielaborata attraverso l’anima caraibica. Il ristorante principale, Palma Real, ci trascina nell’atmosfera tipica dei mercati dominicani, mentre il ristorante Senda offre un viaggio nella gastronomia dominicana e nei suoi prodotti locali migliori.
Infine, non ho dimenticato di visitare il Portogallo, nostro Paese gemello, che è un’ottima meta gastronomica. Oltre a Lisbona, Porto e l’Algarve, Setúbal, a soli 50 chilometri dalla capitale, è una buona opzione, non solo perché ha una delle baie più belle del mondo, ma anche per l’offerta turistica e gastronomica molto versatile. Presso il suo stand ho potuto degustare i vini, premiati in tutto il mondo, ottimi con seppie, seppioline e ostriche fritte, che spopolano nei mercati francesi e giapponesi. Altre chicche di Setúbal sono le conserve, i formaggi con Azeitão D.O. e i suoi dolci squisiti.
Un’esperienza fantastica. Il Fitur permette di fare il giro del mondo camminando in poco più di 65mila metri quadri. La fiera è ritornata, post-pandemia, per mostrare la rinascita del settore turistico, in cui la gastronomia è motore di ripresa e di sviluppo sociale.
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Fitur 2023: Una feria para comerse el mundo
Texto de Anabel Frutos
Desde el 18 al 22 de enero se ha celebrado en el recinto ferial IFEMA (Madrid) la 43ª edición de la Feria Internacional del Turismo (Fitur), una de las mayores citas mundiales del turismo. A diferencia de la edición anterior, esta convocatoria se ha llevado a cabo con total normalidad y sin las restricciones exigidas por la pandemia. De hecho, las cifras de participación con 222.000 asistentes, 136.000 profesionales y 86.000 visitantes, han superado todas las expectativas y se han situado muy cerca de su récord histórico, cuando se alcanzó un total de 255.000 visitantes en 2020, justo antes del COVID-19. En concreto, y en comparación con el año anterior, ha habido un crecimiento del 32% en todos sus parámetros. La feria ha congregado a 8.500 empresas, 131 países, 755 expositores titulares a lo largo de 8 pabellones, que han representado una superficie de 66.900 m2 de exposición. El impacto económico generado ha sido de alrededor de 400 millones de euros, según los organizadores.
Guatemala, país invitado
Con Guatemala como país socio, representado por su presidente, Alejandro Eduardo Giammattei, y con el apoyo de la Casa Real que, un año más puso el broche de oro a la jornada inaugural con la presencia de SS.MM. los Reyes de España, así como de parte del Gobierno de España y autoridades de los cinco continentes, Fitur sigue avanzando en su línea de especialización, contribuyendo a impulsar los distintos sectores industriales que impactan en el turismo y que han desarrollado toda una estrategia turística en torno a su actividad. A ello se suma la variedad gastronómica y enoturística.
Atractivos gastronómicos
Como dijo Ferrán Adriá, “Sin buena gastronomía no hay turismo de calidad”, y es la frase que se podía leer en el expositor de Madrid. En Fitur, aparte de promover los países sus atractivos turísticos, también se han centrado en promocionar la gastronomía como un universo de sabores y exhibir los atractivos culinarios de cada destino turístico. En esta edición se han visto propuestas de lo más clásicas a las más vanguardistas, ya que todos los destinos, tanto nacionales como internacionales, han exhibido sus sugerencias para conquistar al viajero por el estómago, especialmente a la hora de comer.
Cuenca, la ciudad gastronómica elegida
La ciudad de Cuenca ha sido seleccionada en esta edición como Capital Española de la Gastronomía, tomando el relevo a Madrid, y dispondrá de todo este año para demostrar como marida este nombramiento con su particular entorno natural y su patrimonio cultural. En su stand, con el lema “Elige Cuenca”, se han podido degustar platos notables de la gastronomía conquense, como el “atascaburras”, el morteruelo, los zarajos, el gazpacho pastor o el alajú. También se han realizado encuentros con los chefs más notables de la región, así como una cata a cargo de la Ruta del Vino de la Manchuela.
Fitur se puede visitar también a bocados.
En una feria como esta en la que hay 8 pabellones con stands, donde se puede encontrar lo mejor de la gastronomía internacional, inicié este particular viaje haciendo parada en algunos municipios, como Navarra, que es uno de los ejes centrales del Turismo Gastronómico Circular, donde la gastronomía se presenta como seña de identidad en la que se entrelazan restauradores, alojamientos y entidades que trabajan con una despensa de kilómetro cero en la que destaca la conocida huerta navarra, que reúne tradición y vanguardia, y en la que no pueden faltar sus famosos espárragos, los pimientos, el aceite, y el vino de la D.O. Navarra.
Un poco más al norte, en el stand del País Vasco, Tolosa, la villa guipuzcoana, referente de la gastronomía de primer nivel, que se lo ha ganado, entre otras cosas, por la labor de los reconocidos asadores de chuletas, de sus famosas alubias, los quesos, el txakolí, y todo un escaparate de su gastronomía, que es reconocida internacionalmente. Por supuesto, no han faltado los famosos “pintxos”, santo y seña de la gastronomía vasca.
La mañana seguía por rutas del norte, y me dirigí a Cantabria, que este año estrenó un nuevo stand con motivo del Año Jubilar Lebaniego 2023/24, donde el peregrino que haga el camino de 73 kilómetros hasta el Monasterio de Santo Toribio de Liébana, al pie de los Picos de Europa, descubrirá no solo un verde paisaje, sino una gastronomía exuberante, en la que destaca su contundente cocido lebaniego que pude degustar, con sus garbanzos, berzas, y los productos del cerdo como protagonista. Un plato ideal para disfrutar del frío invierno.
Viajando hacia el sur de la península, me encontré el colorido stand de Córdoba, decorado de macetas con flores al más puro estilo de sus famosos patios, que más que nunca ha apostado por la riqueza gastronómica mediante la fusión de producto, innovación y calidad. A ritmo de flamenco y con la guía de María de Miguel, mejor sumiller de Andalucía 2022, asistimos a una degustación maridaje de vinos y alimentos de la tierra: El vino tinto tomado con turrolate al son de una rumba; el palo cortado para tomar con queso mientras se escuchan sevillanas; el fino con almendras y un fandango al oído; el amontillado maridado con jamón ibérico al son de una soleá y el PX dulce para tomar con naranja de Palma del Río y escuchar los cantos de trilla: música y gastronomía para enamorar al turista.
No podía faltar en Fitur el jamón ibérico, y lo encontramos en el stand dedicado a Guijuelo (Salamanca) donde se produce una de las cuatro denominaciones de origen protegido de jamón ibérico de España. Allí pudimos disfrutar de un maridaje entre el jamón guijuelense y la manzanilla de Sanlúcar de Barrameda (Cádiz). Además, el chef Fran Vicente elaboró especialmente para este maridaje, unas carrilleras de cerdo ibérico marinadas con manzanilla de Sanlúcar.
Rutas por los sabores del mundo
A nivel internacional, uno de los países que más ha destacado por su apuesta gastronómica para enriquecer su oferta turística es México. Destaca por ser una de las más ricas por la gran variedad de ingredientes utilizados en ella, desde los más comunes a los más exóticos. Hay opciones para todos los gustos, pero en mi caso, me pasé por la ciudad de Puebla, que es la cuarta ciudad de México, como “Capital Iberoamericana de la Cultura Gastronómica”. Su cocina es tan extensa, con platillos locales que han conservado su pureza y se han mantenido dentro de las fronteras del estado. Entre los platillos más representativos que probé, destacaría el mole poblano, el mole de caderas y sus chiles en nogada. También tuve ocasión de visitar el stand del estado de Guanajuato, uno de los tesoros mejor guardados en el corazón México, que estuvo representado por su Secretario de Turismo, Juan José Álvarez Brunel, y presentó todos los alicientes de su oferta turística sostenible y gastronomía. Guanajuato sabe a enchiladas mineras, a pocholas y gorditas de maíz quebrado, a tomates de ceniza y atoles de mezquite, a nieves de frutas (y exóticas), a mezcal y tequila.
Siguiendo mi viaje por el continente iberoamericano, llegué a un destino que ha dado mucho que hablar en Fitur, y no solo por ser el país socio de esta edición: Guatemala. Con el lema de “Asombrosa e imparable” este país ha programado diversas actividades con el objetivo de dar a conocer la amplia oferta de la nación centroamericana, que cuenta con una gran riqueza milenaria cultural y gastronómica. En su stand se cocinaron algunos platos muy influenciados por la herencia maya, y pude comprobar que la gastronomía del país está viviendo un momento de gran apogeo, muestra de ello es que 3 de sus restaurantes con chefs guatemaltecos están entre los 30 mejores restaurantes de Latinoamérica
En esta experiencia por países centroamericanos, asistí a la presentación de Cayo Levantado Resort en la isla de Samaná (República Dominicana), un espacio único donde la sostenibilidad no solo se hace presente en la integración con la naturaleza, sino también con espacios gastronómicos únicos e inimitables donde se percibe al detalle la conceptualización del lugar. Los seis restaurantes de las instalaciones nos invitan a una cocina internacional elaborada con el alma del Caribe. El principal, Palma Real, nos traslada al ambiente que rodea los mercados, y el restaurante Senda, nos ofrece un viaje por la gastronomía dominicana con los mejores productos locales.
Y no me olvidé de visitar Portugal, nuestro país hermano, que siempre es un buen destino gastronómico. Más allá de Lisboa, Oporto o el Algarve, una buena propuesta es Setúbal, apenas a 50 kilómetros de la capital, que no solo posee una de las bahías más bonitas del mundo, sino que su oferta turística y gastronómica es muy versátil. En su stand pude degustar sus vinos, premiados en todo el mundo, que maridan a la perfección con la fritura de chocos, la sepia y las ostras, y que se rifan en los mercados de Francia o Japón, así como las conservas, quesos con D.O. Azeitao y sus codiciados dulces.
Una fantástica experiencia en una feria que te hace volar por el mundo, y que ha vuelto con fuerza para mostrar la reactivación del sector turístico, en el que la gastronomía ha estado más presente que nunca como motor de recuperación y desarrollo social.