Testo di Lodovica Bo
Foto evento di Manuel Righi, foto Feral cortesia di Feral Drinks
700 metri di dislivello, una, anzi, tante montagne davanti a noi, qualche ora di camminata per arrivare al Bivacco Brentei, tante emozioni e persone a dir poco incredibili a condividere le loro storie. Sono stati questi gli ingredienti principali della “due giorni” di fine settembre passata con i ragazzi di Feral, una piccola giovane azienda che produce fermentati analcolici sorprendentemente unici.
Il tempo, scandito da una lenta passeggiata, calzante e libera, il respiro, prima affannato poi riscoperto, le parole e storie intrecciate e condivise, insieme a qualche lacrima, imprescindibile, quando le emozioni scorrono e sono vive. Raramente un’esperienza in cui cibo, bevande, natura, montagna, storie, ossigeno e persone s’incontrano, poteva essere così perfetta, nella sua purezza e semplicità, contornata da infinita bellezza. Ma veniamo al punto, forse la storia di questi ragazzi non è una sola, ma l’intreccio di tante che con il tempo si incontrano.
Feral è rivoluzione. Perché? Perché di fermentati analcolici prodotti dalla barbabietola ancora non ce n’erano e poi perché hanno voglia di spaccare, rompere gli schemi e farsi conoscere. Feral è sperimentazione, creatività e libertà. Una startup che nasce nel cuore delle maestose montagne trentine, un team di appassionati che ha abbracciato una missione audace: rivoluzionare il mondo delle bevande fermentate botaniche, dimostrando che la barbabietola e altri ingredienti umili possono dare vita a creazioni straordinarie.
Feral è innanzitutto un’attitudine che unisce il team dietro questo progetto straordinario. Il termine è infatti generalmente usato per descrivere animali o piante nati in cattività che, una volta liberi, ritornano alla loro natura selvaggia. Nel caso di Feral, questo concetto va ben oltre l’etimologia, poiché i membri del gruppo hanno tutti abbandonato percorsi di carriera tradizionali per abbracciare l’esplorazione e la creatività. Maddalena, la fondatrice, ha rinunciato a una carriera manageriale in multinazionali; Andrea, il capo produzione, era responsabile di un birrificio a Roma; Sebastiano, responsabile della ricerca e dello sviluppo, stava completando il dottorato in microbiologia nei Paesi Bassi. Questi appassionati esploratori hanno unito le forze per creare qualcosa di unico.
Il centro operativo è una fermenteria circondata dalla bellezza naturale delle montagne trentine, un ambiente che ispira e dà vita a creazioni innovative. Qui, ingredienti modesti come le barbabietole vengono trasformati in bevande fermentate botaniche che rappresentano una sintesi di sapori complessi e speziati. Il succo di barbabietola viene nobilitato attraverso il processo di fermentazione e macerazione con spezie, radici e legni selezionati con cura. Il risultato? Bevande finali complesse, speziate, persistenti e multidimensionali. La lieve acidità, sviluppata in modo naturale dai microorganismi selezionati per la fermentazione, le rende particolarmente adatte all’abbinamento con il cibo, proprio come il vino. È proprio qui che le bevande Feral si distinguono da un semplice analcolico, dal loro sapersi adattare a ogni pietanza, mutando nel corso dei pasti.
Attualmente le proposte sono quattro. N°1 Fermentato di barbabietola bianca con luppolo e pepe di Szechuan: bevanda citrica perfetta per l’aperitivo. N°2 Fermentato di barbabietola bianca con zenzero, pimento e bacche di ginepro: una creazione calda e piccante, per me ideale a fine pasto o diluita con dell’acqua calda per una tisana. N° 3 Fermentato di barbabietola rossa e mirtillo selvatico con rovere, pepe nero e timo: il compagno ideale per piatti affumicati, carne o formaggi stagionati. N°4 Fermentato di barbabietola rossa e mirtillo selvatico con rovere, lavanda e ginepro: floreale, si sposa perfettamente con pesce saporito e charcuterie.
Non è passato molto tempo da quando è iniziata la produzione, ma i fermentati hanno conquistato un posto di rilievo nei menu di alcuni ristoranti esplorativi. Chef come Lehmann di Joia a Milano, Alfio Ghezzi di Senso MART a Rovereto e Gilmozzi di El Molin a Cavalese hanno creduto in questa avventura innovativa.
Feral è molto più di una semplice azienda. È un progetto di esplorazione culinaria che sfida i confini dell’immaginazione e del gusto. In questo viaggio, sta dando nuova dignità al mondo delle bevande analcoliche, dimostrando che possono essere tanto straordinarie quanto il vino stesso. Con l’atteggiamento feral che li guida, questa squadra sta aprendo nuove vie come alpinisti che scalano montagne inesplorate. E, alla fine, stanno esplorando non solo il gusto ma anche se stessi, dimostrando che il coraggio di seguire il proprio sogno può portare a creazioni incredibili. Ecco che oggi il mondo delle bevande ha sicuramente un nuovo e affascinante punto di riferimento.