Testo di Luca Martinelli
Foto cortesia di Trentodoc
È arrivata la settimana del primo Trentodoc Festival, organizzato dall’Istituto Trento Doc e da Trentino Marketing in collaborazione con il Corriere della Sera. La città dal 7 al 9 ottobre si mette a disposizione di un territorio intero, per raccontare lo straordinario successo di una bollicina iconica il cui mercato continua a crescere rafforzando le scelte delle cantine che puntano sulla qualità.
Un po’ di numeri
Le 64 case spumantistiche consorziate nel 2021 hanno distribuito oltre dodici milioni di bottiglie, per un fatturato complessivo di 150 milioni di euro, in crescita rispetto all’anno precedente del 40% e del 23% invece sul 2019, l’ultimo anno prima della pandemia. Si tratta, spiegano, di un “risultato importante frutto della sinergia fra gli investimenti degli imprenditori locali e le sinergie del sistema trentino”. La superficie totale dedicata alla Doc Trento è pari a 1.154 ettari e ha ormai superato il 10% del totale di quella vitata a livello provinciale. Quattro sono i vitigni allevati: chardonnay, pinot nero, pinot bianco, meunier.
Se altre bolle italiane di successo spopolano all’estero, nel caso del Trentodoc a trainare le vendite è il mercato italiano, guidato – ovviamente – dai locali della Provincia autonoma di Trento, grazie alla proposta degli operatori del settore che (come abbiamo raccontato in due articoli usciti su Cook_inc. numero 29 e 32) sono diventati veri e propri ambasciatori del territorio, incrementando sensibilmente anche la domanda degli spumanti locali. L’estero conferma invece un peso sul fatturato assoluto per il 15%: le aree internazionali di maggior sviluppo sono Europa e Nord America.
Le etichette più ricercate sono quelle millesimate e le riserve, quindi vini maturati sui lieviti rispettivamente più di 24 mesi e più di 36 mesi (le case spumantistiche associate allungano di molto questo periodo previsto dal disciplinare, anche fino a dieci anni). Le “eccellenze stanno riscontrando sempre più favori all’interno del mercato, testimonianza inequivocabile di un riconoscimento della bontà e della qualità dei prodotti proposti” sottolinea il consorzio.
Una storia al femminile
Questa prima edizione del Trentodoc Festival sarà l’occasione per approfondire anche le storie delle donne che appartengono alle case spumantistiche, che sono imprenditrici, enologhe, professioniste del marketing e della comunicazione. “L’amore per Trentodoc, per la propria famiglia e per il territorio trentino è il motore principale che le ha motivate a lavorare nel settore del vino, nel quale hanno messo a disposizione know-how, esperienze e creatività” spiegano.
Due gli esempi, presi da un lungo elenco. Camilla Lunelli con il fratello Alessandro e i cugini Matteo e Marcello lavora per le Cantine Ferrari, uno dei marchi più iconici del territorio. La sua scelta professionale è frutto di un grande amore per la famiglia e per le montagne trentine. Dopo una laurea in Economia si è occupata di gestione strategica in una società di consulenza per poi dedicare tre anni all’Africa, lavorando in Niger per le Nazioni Unite e quindi in Uganda per un’organizzazione non governativa. Una volta entrata nel Gruppo Lunelli ha assunto la responsabilità della comunicazione, con una particolare attenzione alle bollicine Trentodoc Ferrari. “Quella del vino è una passione da coltivare giorno dopo giorno e, per me, è un privilegio lavorare in questo settore: è un mondo che affonda i piedi nella terra, ha un forte legame con essa, ma al tempo stesso mi permette di essere a contatto con molte realtà diverse, da quella di sommelier e ristoratori al mondo dello sport, dello spettacolo, della cultura, che sempre più spesso sceglie il Trentodoc per brindisi importanti. E sono felice soprattutto di rappresentare, ogni giorno, la mia famiglia e la mia terra” spiega Camilla.
Legata a vigna e cantina è invece l’esperienza di Roberta Giuriali Stelzer, della cantina Maso Martis. Il suo ingresso nel mondo delle bollicine di montagna è avvenuto grazie alla storia d’amore che da trent’anni la lega al marito. Insieme sono subentrati nella conduzione dell’azienda di proprietà della famiglia di lui. Mentre il marito di Roberta ha studiato alla Fondazione Mach (una delle realtà più importanti per la formazione in ambito enologico a livello nazionale), lei – che viene da una formazione umanistica – ha dedicato i suoi primi anni di attività allo studio e a imparare dal suocero tutti i segreti del mestiere. Racconta: “Ero incinta quando ho iniziato a occuparmi di Maso Martis e della promozione di questo marchio. E ora, dopo tanti anni, io e mio marito lavoriamo ancora l’uno a fianco dell’altra, siamo una famiglia e insieme abbiamo intrapreso per la vigna – in tempi non sospetti – un percorso di conversione al biologico, ottenendo la certificazione. Al team si sono aggiunte le nostre due figlie: Alessandra e Maddalena. Dal mio punto di vista la presenza di una donna in azienda si riconosce sempre perché aggiunge valore creativo e capacità organizzative nelle varie attività svolte”.
Sul sito www.trentodocfestival.it ci sono gli appuntamenti e tutte le informazioni utili per vivere al meglio il primo Trentodoc Festival, prenotare gli eventi (obbligatorio) e acquistare le degustazioni a pagamento