Testo di Ilaria Mazzarella
Foto Carlo Maria Viola
Necessità virtù: piacere, Lorenzo
Un periodo che ci ha messi a dura prova. Credo tutti, nessuno escluso. Persino quelli che avevano investito in bitcoin. Ma sopravvissuti – letteralmente – a questo ultimo anno, ne stiamo uscendo, seppur lentamente facendo capolino, abbassando timidamente la mascherina, decisamente trasformati. Lasciandoci alle spalle alcune abitudini, abbracciandone di nuove. E gravati da nuove necessità. Non solo i ristoratori, anche chi vi gravita attorno. Giornalisti, critici, frequentatori assidui di ristoranti. “I migliori cento piatti sì. Ma la pandemia mi ha messo di fronte alla necessità di raccontare qualcosa di diverso rispetto a una classifica sterile. Non era tempo né modo per questo genere di racconto”.
Creare aperture culturali che parlassero di cibo senza renderlo necessariamente protagonista. “Quando Francesca Bertazzoni di Rizzoli mi ha chiamato per lanciarmi questo guanto di sfida la mia necessità in quel momento era quella di trovare un dialogo tra due passioni che hanno accompagnato la mia vita e sono state quelle che l’hanno maggiormente condizionata (andando tra l’altro per un periodo in conflitto tra di loro), ovvero la musica e la cucina – racconta Lorenzo Sandano a proposito della sua ultima fatica letteraria 100 piatti da assaggiare una volta nella vita edito da Rizzoli – Quando è nata in me la passione per il mondo enogastronomico, mi è sembrato quasi di abbandonare il mondo della musica che fino ad allora mi aveva cresciuto. Le energie che mi richiedeva il profondo interesse per la cucina erano catalizzanti e mi hanno distolto un po’ dalle mie altre occupazioni”. Come la musica appunto.
“Quando ho dovuto cercare i miei cento momenti gastronomici mi è sembrato a tratti riduttivo”. Non perché i piatti non fossero eccezionali, tutt’altro. Ma il fine è stato andare oltre, fare un passo più in là. Per non lasciare indietro niente e mettere tutte e due i piedi assieme. All’unisono. “Era impellente l’esigenza di poter fare finalmente un match tra i miei mondi. Esiste una grande connessione tra background musicale, o anche semplicemente sonoro, e il mondo della cucina, laddove la prima amplifica e rende completo un gusto, un piatto o un determinato momento che viviamo a tavola. Il tentativo è stato quello di fare una raccolta, con un ordine leggibile e traducibile, affinché fosse fruibile in un’ottica narrativa e visiva grazie anche ad Alberto, una suddivisione che potesse toccare tutte le sponde del mio vissuto che mi hanno cresciuto”. Partito dalle radici domestiche, la nonna umbra e la nonna padovana, poi i piatti della mamma e i ricordi a tavola con gli zii, Lorenzo ha percorso tutti i piatti che hanno segnato la sua memoria gustativa partendo proprio da quella evocativa. Ha proseguito il racconto allargando sempre di più il mirino, come fosse una lente che dalle roots radicals, includeva via via la città d’origine, ovvero Roma, e poi le numerose tappe in giro per l’Italia fino ad arrivare ai ricordi gastronomici nel resto del mondo.
La narrazione iconografica di Alberto Blasetti
Ogni ricordo ha la sua immagine impressa. Fardello non facile quello dell’amico fotografo e fedele spalla professionale Alberto Blasetti, che ha fatto confluire nel racconto la memoria emozionale di Lorenzo tenendo conto del titolo musicale scelto ad accompagnare l’esperienza. Caratteristica chiave di chi riesce in questa riuscita immedesimazione è senz’altro l’empatia, intesa come capacità di leggere soggetti e situazioni, e una buona dose di curiosità. “È stata una bella sfida – ha commentato Alberto – di quelle che ti fanno indagare nel cosmo della tua creatività per metterti alla prova. E dalle quali non possono che uscire cose interessanti”.
Il cielo su Roma al Collettivo Gastronomico Testaccio
Sono ben venti i cuochi – che lavorano nella capitale e zone limitrofe – che hanno risposto a questa chiamata: da Marco Martini a Giancarlo Casa, da Roscioli a Luciano Monosilio, da Laura Marciani a Benny Gili, da Arcangelo Dandini a Giovanni Milana, e ancora Sarah Cicolini e Tiziano Palucci, Stefano Callegari, Jacopo Mercuro, i The Fooders e i ragazzi di Marzapane e così via. Sono tutti sorridenti e felici di essere qui mentre propongono e spiegano agli ospiti i piatti protagonisti del capitolo “Il cielo su Roma”. I piatti iconici di Roma: la Pizza alla pala romana dell’Antico Forno Roscioli, il Supplì di Arcangelo Dandini, il Trapizzino di Stefano Callegari, i Cannelloni al forno della Sora Maria e Arcangelo, la Carbonara di Luciano Monosilio, le Ruote pazze alla genovese di pannicolo di Mazzo.
Dobbiamo continuare? Con il plus di rappresentare uno dei ritorni alla normalità dopo mesi di clausura (e chiusura). La voglia di contatto e di chiacchiere che non fossero virtuali, unite al contesto arioso e invitante nel quale le loro postazioni sono state dislocate, rende questo evento un entusiasmante nuovo primo giorno di scuola. “Il fatto che ci siano queste persone qui pronte a cucinare è una cosa che mi riempie il cuore – sorride Lorenzo. La scelta di uno spazio all’interno della realtà della Città dell’Altra Economia, oggi gestito dal Collettivo Gastronomico, che ha risollevato le sorti di qualcosa che era stato abbandonato e dimenticato grazie alla partecipazione di un bando comunale è di grande importanza. Per la collettività ma anche per la memoria di qualcuno. “Il mio primo kebab l’ho mangiato con mio padre al Villaggio Globale proprio qui dietro!”, chiosa il giovane Sandano. Il fine dei ragazzi artefici del Collettivo Gastronomico, Marco Morello e Daniele Camponeschi, è stato infatti la volontà di creare un luogo di aggregazione sociale e culturale che sia obliquo al mondo dell’enogastronomia e che riesca a estendere i suoi orizzonti verso tutte quelle attività culturali che negli ultimi mesi non sono state possibili. Con la sfida di razionalizzare e recuperare i complessi spazi del Mattatoio per garantire un’offerta di cibo, concreta, netta nei sapori e aperta alle contaminazioni. E ovviamente movimentare i grandi spazi di Largo Dino Frisullo per riportare i romani a goderne: è proprio a loro che vogliono riconsegnare questi meravigliosi spazi e al loro senso di responsabilità civica e civile.
Collettivo Gastronomico Testaccio
Largo Dino Frisullo, 1
00153 Roma (RM)
Tel: +39 389 2488413