Cook_inc. 16
capitán sin cocina!
- Testo e foto di Gabriele Stabile
Ernest Hemingway diceva che sei un uomo solo dopo aver scritto un libro, piantato un albero e avuto un figlio: fosse vero, faremmo piazza pulita di tanti caporali. La verità è che se uno soffre è già uomo, perché poi lo deve per forza raccontare e magari non ci fa un libro, ma potrebbe riempire un’enciclopedia intera a pugni e schiaffi. Enaitz è di questi qui che non scrivono con la penna, che è l’attrezzo del mestiere: ma scrivono con l’olio, con il tonno, con il pomodoro, col sangue e con la terra, cioè con i contenuti. E dato che è pure molto giovane, ha caviglie leggere e Mercurio dalla sua. Alberi ne avrà piantati? Irrilevante. Un figlio però ce l’ha e si chiama Ametz. Enaitz si è fatto sette anni al fianco di Joseàn Alija, al Nerua, lo ha visto stellato, si è messo in proprio, è caduto un po’ di volte, e altrettante volte si è rialzato, ha fatto a culate dal Casco Viejo a Deusto and back: se questo è un basco.
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