Reportage
Non una cena ma un’Opera Totale
Molecolare 2.0 – The Alchemist
Further out! Further out!
Testo di
Andrea Petrini
Foto di
Borderless & Co.
Da Cook_inc N. 26
Molecolare 2.0 – The Alchemist
13 minuti

”Come back! Did the taxi turn?”
Poi, con la pioggia che tambureggia sul tetto della vettura:
”Further out! Further out!”
E ancora: ”Out in the dark!”
Più che dark, la notte è buia e tempestosa. Nel nero di pece non si vede un accidente. La vetrina illuminata della galleria d’arte, appena appena passato Amass e la nuova birreria di Matt Orlando, è la sola fonte luminosa che si ritaglia un fugace spazio nelle tenebre che avvolgono sotto il loro manto il quartiere di Refshalevej a Copenaghen. Ovvero la Brooklyn che sarà.

”Further out! Further out!” incalzano i messaggini a ripetizione. In fondo all’oscuro orizzonte, una silhouette agita le braccia sull’immaginaria pista d’atterraggio. Troppo tardi, il taxi ci ha già mollato, ripartendo indietro sui suoi passi, sguazzando nelle diluviane pozzanghere. Arranchiamo controvento a capo chino sotto l’hoodie sino a cadere tra le braccia di Arve Krognes, il nostro condottiero. Meglio di Aragorn, cerca alla cieca con noi il segreto passaggio. Che si staglia improvvisamente in un monolitico piano ravvicinato, sbattiamo quasi il muso contro una gigantesca porta di bronzo, un paio di tonnellate abbondanti, cinque volte e passa la taglia XXXL d’una tela di Julian Schnabel. Capitammo dal Signore degli Anelli? In coppa al portico di Game of Thrones? Ma gli intarsi, gli scolpiti bassorilievi non si direbbero quelli del Nomicon, il Libro dei Morti, di Evil Dead? Con apprensione, palpiamo l’occulta(ta) entrata. Altolà ma chi è che bussa nottetempo a sto convento? Siamo noi, le nocche contro il gelido metallo. Mancano solo i cigolii d’uso, poi il portale lentamente si schiude. Apriti Sesamo: welcome to The Alchemist.

Rasmus Munk
Autumn Kiss

Ok Boomers!

Alche-che? The Alchemist: il ristorante 2.0 dei nuovi Roaring Twenties. Una tracagnotta torre di tre piani incappellata da un planetario a mo’ di tetto. Scusate del poco: due anni di lavori, quindici milioni d’euro messi sul tappeto e boia chi molla. Roba da schiacciare qualsiasi forma di concorrenza. Per piazzare il suo artefice, lo chef Rasmus Munk, un simpatico ragazzotto di 28 anni appena, la hype ai massimi livelli. Sbatti il genio in prima pagina. Visto in TV e su tutti i rotocalchi specializzati. Compreso in un fotomontaggio in cui il giovanile volto si ricompone nella sua ideale altra metà: quella di Ferran Adrià. Il messaggio è lapidario: The Alchemist è il nuovo El Bulli – ma next level. Raccomandato ai millenials, quelli che ai tempi ancora non c’erano. Ok, anche ai boomers afflitti dalla memoria corta.

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