Reportage
cucina vegetale
Altatto
Nella periferia nord di Milano, Sara Nicolosi e Cinzia De Lauri, presentano una cucina creativa vegetariana e vegana di altissima qualità.
Da Cook_inc N. 32
Altatto
12 minuti

Le immagini scorrono sul video del sito web e le osservo incantata. Sono raffinate, eleganti, minimaliste, una land art in miniatura scaldata dai colori del cibo così delicatamente maneggiato. Opere d’arte che sembrano essere il risultato di un processo naturale, esistite da quel tempo senza inizio da cui tutto origina. 

Esho funi: non dualità tra la vita e il suo ambiente. È un ideogramma giapponese e un principio buddista che torna nella mia mente chiacchierando con Gloria (fotografa e compagna di questa avventura), un concetto che ben rappresenta questo progetto sensoriale e sensazionale nato dall’alchimia tra anime gemelle – come le ha definite il loro mentore Pietro Leemann – e da una sorellanza così vera da non distinguerle quasi l’una dall’altra. Altatto è contrasti, cambiamenti, apertura al nuovo e, come un fiume che scorre parallelo, è armonia di sapori, culture, legami duraturi, inscalfibili. È alta cucina vegetariana e vegana in continua evoluzione, è amore per il nostro Pianeta e le sue preziose materie prime, è catering, bistrot, collaborazioni con realtà amiche, incontro di valori e di ideali, atelier di sperimentazioni creative senza confini e, soprattutto, Altatto è famiglia; con Sara, Cinzia e Caterina al cuore di tutto. 

Tre cubi di libertà e sostenibilità 

Dopo una camminata tra i murales per esplorare il quartiere di Greco, nel nord est milanese, Google Maps mi fa approdare in questo piccolo bistrot incastonato tra un’ex falegnameria e varie attività in via di sviluppo. Sara e Cinzia, le due chef-patron – rispettivamente 35 e 30 anni – mi accolgono con tanto calore e ospitalità. Percepisco dalle loro parole la meraviglia di questo progetto. Donne coraggiose che hanno deciso di costruire un sogno, il loro sogno, tuffandosi nel vuoto senza schemi, solo intuito e professionalità. “ è nato nel 2015 come servizio di catering – esordisce Cinzia – avevamo pochissime attrezzature e a ogni evento investivamo soldi per potenziare l’attività. Siamo poi riuscite ad allargarci e nel 2019 abbiamo aperto il bistrot”. 

“In totale sono 30 mq la sala e 90 mq il retro – prosegue Sara – il nostro architetto ci ha chiesto come mai una sala così piccola ma in realtà ci piace questa dimensione, riuscire a seguire con cura le persone mentre la cucina più grande è preziosa per i catering. Inizialmente eravamo aperte due giorni a settimana, poi c’è stato il Covid e il ristorante ci ha salvato. Non volevamo fare piatti pronti e quindi preparavamo delle box con gli ingredienti che poi le persone si cucinavano a casa. Ci siamo ispirate al dabba indiano – il contenitore utilizzato per consegnare il pranzo agli operai – le persone pagavano subito 10 euro extra per il contenitore e poi per le consegne successive ci restituivano la schiscetta vuota e noi la riconsegnavamo piena”.

Da Altatto il concetto di sostenibilità permea ogni cosa. 

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