Non per soldi, non per gloria o per la popolarità. Per amore sì, tanto e dirompente. Anche un po’ per la sete, ma solo di cose buone da bere. Una riflessione che appare ovvia già dopo pochi minuti che si è entrati nel microcosmo della Locanda Mariella, a Calestano. La frazione esatta in realtà è Fragnolo, zolla urbana di passaggio a qualche tornante da Parma non semplicissima da scovare se non esiste un buon motivo per avventurarcisi. Il pretesto migliore lo incarna proprio questa locanda, che in svariati anni di attività ha saputo ergersi ad avamposto per buongustai e cultori del vino convergenti da ogni dove. Seppur il territorio lasci traspirare sentori di trattorie tipiche o di sapori tradizionali, urge che adoperiate un reset se siete diretti fin qui. Protagonisti, cucina e identità si distaccano da qualsivoglia locale che potrete scovare nel circondario. E non solo qui nei paraggi. Che sia un luogo fuori dal comune, noi lo appuriamo appena affacciati all’esterno, ammirando uno street artist di fama mondiale – Paolo Capezzuoli AKA Zero-T – mentre sta pittando le pareti della struttura con un mega murales in omaggio alle passioni dei due titolari. “Commissionare questi graffiti è per noi un modo di lasciare un segno artistico nel tempo” ci spiega subito Mariella Gennari, proprietaria da cui prende nome l’insegna. “Cibo e vino li consumiamo fin troppo rapidamente, mentre speriamo che quest’opera rimanga impressa più a lungo quale lascito di chi siamo”.


Paolo modella con volteggi di spray e riflessi cromatici un’intera parete di bottiglie stilizzate alla base dell’ingresso, proprio sotto un cimitero di etichette d’annata piazzate nei vasi come testimonianza delle numerose bevute. “Ci piacciono più le bottiglie dei fiori perché hanno bisogno di meno acqua” afferma svelta Mariella, ironizzando sullo scenario disposto tutt’attorno. Che tipa tosta lei. Look garbatamente freak – con t-shirt di Che Guevara indosso – e la battuta sempre in canna di chi ne ha viste e vissute davvero tante. Ci accoglie nell’anticamera di un ristoro che trasuda fascino retrò, porgendoci pane, olio, qualche fetta di salame e scaglie di Parmigiano extra buono. “Prendo tutto, quando possibile, da artigiani locali o piccole realtà di nicchia – dice – anche il pane. Non sarà perfetto, ma lo fa l’ultimo forno serio di zona. Preferisco sostenere il territorio come posso, con questi piccoli gesti. Se poi c’è necessità di qualcosa di più particolare, però, non si disdegnano anche i distributori. L’importante è essere coerenti e rispettosi sempre”.
L’aperitivo dipana il languore e ben dispone ad ascoltare la storia della Locanda.
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