Testo di Cristina Ropa
Foto cortesia di Sylvain Maenjout
CONTENUTO EXTRA DI COOK_INC. 35
Perché hai deciso di dedicarti a questa arte?
È una bella domanda! Non ho mai avuto una passione particolare per i coltelli, né per la loro fabbricazione. Però attraverso la mia famiglia ho scoperto il piacere di cucinare soprattutto nel momento del taglio, la sensazione che rievoca. Nel 2017 dopo 15 anni come Consulente informatico ho sentito il bisogno di cambiare lavoro e di avvicinarmi a qualcosa di manuale. Mi tornava sempre in mente questa idea di posate: l’oggetto è affascinante, mi piace usarlo, crearlo permette di lavorare con due materiali – acciaio e legno – che aprono a nuove prospettive, a centinaia di tecniche da imparare. Ho quindi provato a crearli, mi è piaciuto molto e così ho aperto la mia attività.
Da quanto tempo lavori con Les Résistants? E perché hai deciso di iniziare questa collaborazione?
Subito dopo l’apertura della mia attività li ho scoperti grazie alla mia compagna, che all’epoca lavorava come guida turistica su Parigi. Mi sono subito innamorato della loro cucina e condividevo già il loro approccio. Proprio in quel momento sono stato chiamato a presentare il mio progetto relativo ai coltelli nell’ambito del Grand Paris. In quel contesto ho conosciuto Florent (il fondatore di Les Résistants, ndr) e Clément (all’epoca chef del ristorante Les Résistants, ndr). È stata un’opportunità per esprimergli la mia ammirazione per il loro lavoro e per proporgli una fornitura gratuita di coltelli da tavola. All’epoca stavo ancora cercando il mio mercato ed è stata una grande occasione vedere come potevano vivere ed evolversi in quel contesto.
Cosa rende i tuoi coltelli unici e sostenibili?
Nel mio campo la sostenibilità è intimamente legata alla qualità. Quando si realizzano coltelli in modo veramente artigianale, a pezzo, dedicandoci molte ore e utilizzando tutta una serie di abilità, l’idea è di realizzare un oggetto che duri, che rimanga. In questo senso l’approccio è sostenibile perché siamo l’opposto dell’oggetto sostituibile. Quindi rispetto a un classico fornitore di coltelli da tavola, tipicamente industriali, produco coltelli che a priori calzano più lunghi ad esempio. Inoltre, producendo tutto dalla A alla Z, controllo ogni aspetto della mia fornitura. I miei acciai provengono dalla Francia e dalla Germania e limito il più possibile l’uso di materiali di consumo di breve durata, ad esempio i nastri abrasivi, utilizzando tecniche e strumenti manuali. Infine, cerco di ridurre l’impronta della mia produzione. Sulla mia piccolissima scala l’impatto è minimo ma c’è lo stesso.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Tante cose ovviamente. La principale è fare un oggetto che serva, uno strumento utile. Per questo produco solo coltelli da cucina o da tavola. Giorno dopo giorno, quello che mi piace molto è il fatto di lavorare con due materiali, l’acciaio e il legno, che richiedono abilità e conoscenze diverse: ci sono tante opportunità per imparare cose nuove, per sperimentare nuove tecniche, e questo è molto stimolante.
Acquistare un prodotto artigianale di alta qualità comporta costi maggiori ma allo stesso tempo risultati eccezionali e una maggiore durata nel tempo. Perché secondo te la maggior parte delle persone ancora non ne comprende il valore e soprattutto il beneficio?
Penso che ci sia molta pedagogia da fare. Sono alcuni decenni che la società è soprattutto consumatrice: compro, non funziona più, o trovo di meglio, butto via e ricompro. I nostri genitori si sono sbarazzati di tutto ciò che chiamavano “le loro vecchie cose” che funzionavano molto bene, erano molto robuste, ma non erano sexy, belle, moderne, comode, ecc… Pochi della mia generazione sono stati in contatto con l’artigianato, siamo più una generazione di mobili IKEA piuttosto che di mobili di ebanisteria. È comunque necessario che il potenziale cliente possa vedere e misurare gli oggetti che noi artigiani realizziamo. Quindi secondo me non è che le persone non ne comprendano il valore è che spesso non ne sono consapevoli o non hanno l’opportunità di confrontarsi con esso. Dobbiamo anche aggiungere che alcune persone semplicemente non hanno il budget: anche se il prodotto artigianale durerà di più di quello industriale servono comunque più soldi per poterlo acquistare.
Hai progetti futuri per rendere la tua filiera sempre più sostenibile?
Un punto su cui vorrei migliorare è la gestione del legno che utilizzo per i manici. Posizionato su una fascia di mercato abbastanza alta, mi vengono richiesti molti legni esotici, che non sono necessariamente i sostenibili. D’altra parte, sono ancora un principiante nel settore e ho bisogno di rispondere a un certo tipo di clientela. Sto già cercando di limitare questo fenomeno offrendo molto spesso la morta, che è un legno con cui mi piace molto lavorare e che trovo da un fornitore sostenibile in Inghilterra, ma probabilmente dovrò fare ulteriori studi e ricerche in questa direzione.
Come pensi che le persone possano essere sensibilizzate a fare acquisti più sostenibili?
Come accennavo prima, credo che il modo più semplice per convincere sia il contatto diretto con l’oggetto e con l’artigiano. Per riportare le persone ad apprezzare questi bellissimi oggetti, devi mostrarglieli, spiegargli come vengono prodotti, farglieli provare. È l’unico modo per convincerli. Quando voglio spiegare a qualcuno che i miei coltelli sono migliori di quelli industriali, metterli nelle loro mani vale più di tutte le chiacchiere del mondo. È lo stesso per un bel mobile o una bella ceramica: il tocco, il materiale, le finiture, le emozioni suscitate dall’oggetto, ecco cosa ne giustifica il prezzo. È comunque necessario che il potenziale cliente possa vedere e misurare gli oggetti che noi artigiani realizziamo. Le fiere inoltre sono buone piattaforme, ma non sono adatte a tutti gli artigiani perché richiedono molta preparazione, investimento di tempo e denaro, a meno che non ci sia il Comune a finanziare una parte del costo dello stand. In questo modo l’investimento richiesto diventerebbe più assorbibile e più artigiani avrebbero la possibilità di mostrare il loro lavoro e di educare le persone alla bellezza dell’artigianato.