Ta-da!
“Andai a un concerto di Vinicio Capossela. Fuori dal teatro c’era un uomo sui trampoli con tatuato sul petto la frase ta-da – dice ridendo Fabrizio Iuli – mi è rimasta molto impressa questa immagine; così quando ho dovuto decidere come chiamare la mia ultima etichetta mi è venuto d’acchito: ta-da!”. Il tempo scherza qui nell’aia della Cascina Iuli. È trascorso un giorno dall’incontro con Fabrizio e sua moglie Summer Wolff, newyorkese di nascita, professionista del vino certificata WSET advanced; Summer è wine consultant e ha creato la Hootananny wines, azienda di import di vini naturali. Parlare, bere e girare per i vigneti di questo piccolo angolo del Monferrato assieme a loro accorcia le ore e le espande di contenuti che dal vino – in fondo siamo qui per questo – traslano verso un’infinità di argomenti, in altri mondi, in altri tempi. Così, con il bicchiere di Ta-da 2020 in mano, un vino rosso delicato ottenuto dalla fermentazione simultanea di uve pinot nero, slarina, baratuciat e grignolino, viene da pensare a come le ore, sulle colline di Montaldo Cerrina nel Monferrato, abbiano un’altra qualità rispetto a quelle rincorse fuori dal cortile dell’azienda. Per raccontare Cascina Iuli è necessario quindi partire da un contrasto divisivo che qui si acquieta: la distinzione tra tempo storico e tempo biologico.


Tempi storici, tempi biologici
Enzo Tiezzi è stato uno dei più grandi scienziati italiani. Professore di Chimica fisica all’Università di Siena fu un appassionato studioso delle relazioni tra il progresso tecnologico di marca capitalistica e il depauperamento delle risorse naturali. Anticipò di gran lunga temi oggi attuali come quello della salvaguardia dell’ambiente a fronte del collasso climatico e l’abbassamento della qualità della vita in nome della crescita economica. Nel suo celebre libro Tempi storici, tempi biologici (Garzanti 1984 e poi Donzelli 2001), lo scienziato scrisse: “Mentre con lo schiudersi del nuovo millennio la scienza celebra i fasti di risultati semplicemente inimmaginabili, è nello stesso tempo davanti agli occhi di tutti una crisi radicale del nostro rapporto con la natura. C’è il rischio concreto di un abbassamento della qualità della vita, di una distruzione irreversibile di fondamentali risorse naturali, di una crescita economica e tecnologica che produce disuguaglianza e disadattamento”.
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