La voce risuona familiare. Più delle vissute baskets grigie sporche di sbieco scorte in un angolino del campo oculare. “Todo bien?” fa la sua voce, grave. Quella di Alberto Landgraf che, con lo zainetto a tracolla, ben in anticipo sui tempi, nella Lounge d’Air France alle 22 e passa d’un giovedì notte, ci sorprende. “Hey, sei già arrivato? Ti avrei a breve trillato per geolocalizzarti”. Ma che ci fa, tanto per cominciare, in scalo da Edimburgo, l’ambulante cuoco brasilero? Fosse che fosse di rientro dall’ennesima scappatella per vedere e farsi vedere sul palco dell’ultimissima congressistica fiera alimentare? No, lui ha già sufficientemente dato alla causa persa – persa per quasi tutta la generazione sua, fitta fitta di narcisistici cuochi ritrovatisi, effetto collaterale della riconversione professionale, nei panni dei commessi viaggiatori meri piazzisti di se stessi – per non mancare oggidì di prendere le distanze dalla vacua civiltà dell’immagine nella quale sono impelagati sino al collo persino i migliori araldi della professione.


“Ma cosa vai a pensare? Non ero mica come tutti all’Edinburgh Food Studio a cucinare, oramai queste fatue serate le faccio sempre meno” fa lui aggiungendo senza tempi morti seppur sorridendo: “non ci crederai, ma son stato invece contattato da un gruppo ben piazzato tra i big mondiali dell’industria alberghiera per partecipare a un progetto prossimo venturo curando, nel senso di curating, proprio per loro un ristorante d’ambizioni dichiarate all’interno dell’hotel che sarà inaugurato tra un paio d’anni a Edimburgo. Ma come mai avete pensato proprio a me? ho detto e ridetto loro.
Sono un cuoco brasiliano, vengo dall’altra parte del mondo, lo realizzate che scegliendo me non optate mica per la soluzione della facilità.
Ricerche fatte, saltò fuori che anni fa alcuni del loro gruppo erano venuti a São Paulo a mangiare da me e rimasero entusiasti della cucina che facevo allora nel mio ristorante Epice. A me far la spola ogni due/tre mesi tra Rio ed Edimburgo non è che mi sconfinfera più di tanto. Per questo, per la mia prestazione, ho sparato una cifra bella conseguente. Per sondare, nonostante la botta delle pretese, la veridicità del loro interesse. Ma non sembra che il montante della fattura sia redibitorio…”.
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